Al salone aeronautico di Dubai non si parla di Hamas
Il vertice biennale dell’aeronautica militare è stato in parte finanziato dal produttore israeliano Rafael (Rafael Advanced Defense System- Iron Dome), mentre Israel Aerospace Industries partecipa al salone aeronautico con una esposizione.
Dubai World Central (DWC) è la sede del salone aeronautico di Dubai. Presenti 1400 espositori e più di 180 aerei. Uno dei più attesi il 777-9 della Boeing.
Il salone aeronautico di Dubai ha acquistato grande importanza e influenza nel corso degli anni,scalzando un po’ i più noti Farnborough e Le Bourget. Testimone ne è l’edizione del 2021, che ha visto girare più di 74 miliardi di dollari in contratti. L’edizione di quest’anno si concentra sula presentazione di iniziative tecnologiche di sviluppo sostenibile presentate da entità governative e dall’industria aerospaziale in generale, rafforzando così l’incrollabile impegno emiratino nel promuovere la circolarità sostenibile in vista del COP28 di Dubai.
Mentre Israele colpisce Hamas con una delle operazioni di bombardamenti aerei tra i più intensi che il Medio Oriente abbia mai conosciuto, i dirigenti delle maggiori forze aerei del Mondo si sono riuniti Domenica 12 Novembre negli Emirati Arabi Uniti per parlare di tutto, tranne che degli attacchi aerei.
I colloqui che si sono tenuti in seno alla Conferenza internazionale dei capi di stato maggiore dell’aeronautica di Dubai, organizzata a margine del salone biennale dell’aeronautica di Dubai, sono la prova del delicato esercizio di equilibrismi al quale viene confrontata la federazione dei sette sceicchi. Gli Emirati Arabi Uniti mantengono le loro relazioni diplomatiche con Israele malgrado cresca una collera diffusa del mondo arabo di fronte alle vittime civili della guerra a Gaza.
La conferenza dei capi di stato maggiore dell’aeronautica mostra come questi legami continuino, visto che Rafael Advanced Defence System Ltd, costruttore israeliano di sistemi di difesa, è uno degli sponsor del vertice. Anche se il salone aeronautico di Dubai mira alla vendita di aerei commerciali in una regione determinante nei viaggi est-ovest, l’evento include anche una sezione militare.
Tra gli espositori del salone troviamo Rafael e Israel Aerospace Industries (IAI), che costruisce radar per i suoi sistemi antimissile e droni da combattimento per l’esercito israeliano.
“IAI rimane al fianco dell’esercito israeliano per sostenere a pieno tutti gli sforzi, con sistemi completamente operativi”, ha dichiarato l’azienda in un messaggio online. “Abbiamo il dovere nazionale e la profonda responsabilità di sostenere la comunità di difesa israeliana, continuando a fornire servizi e forniture di alta qualità ai partner che abbiamo in tutto il Mondo”.
Gli Stati arabi del Golfo sono da molto tempo tra i principali clienti dell’industria degli armamenti. Questi Paesi, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti in testa, hanno speso miliardi di dollari in sofisticati aerei da combattimento e in sistemi di difesa antimissile, mano a mano che la tensione con l’Iran cresceva e diminuiva con un tira e molla ricorrente.
Secondo l’Istituto Internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (SIPRI), negli ultimi due anni l’Arabia Saudita ha speso più di 28 miliardi di dollari in armi, fatto che la pone al secondo posto nel ranking mondiale, subito dopo l’India. Il Qatar ha speso più di 11 miliardi di dollari e gli Emirati più di 10 miliardi di dollari, rispettivamente sesto e settimo maggior importatore del Mondo, sempre secondo i dati SIPRI.
Questi sistemi sono stati utilizzati durante la guerra che l’Arabia Saudita ha condotto contro i ribelli Houti dello Yemen, appoggiati dall’Iran, una guerra che va avanti malgrado gli sforzi continui nella ricerca di un accordo di pace. Questa coalizione è stata oggetto di critiche internazionali per via dei bombardamenti che hanno colpito scuole e mercati uccidendo civili inermi.
D’altra parte, gli attacchi di missili e droni houti hanno raggiunto l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Nel 2022 le forze americane con base nel Paese si sono viste costrette a colpire i loro sistemi di difesa aerea per difendere Abu Dhabi.
Il fallimento dell’accordo sul nucleare iraniano con le potenze mondiali ha a sua volta scatenato una escalation di attacchi attribuiti a Teheran, che arricchisce l’uranio ad un livello sempre più vicino a quello degli armamenti. La guerra d’Israele contro Hamas, che ha visto radere al suolo quartieri interi della striscia di Gaza attraverso bombardamenti punitivi, ha anche suscitato preoccupazione per la possibile esplosione di una guerra regionale.
Il vertice di Domenica ha attirato partecipanti dal Mondo intero, ma nessun responsabile militare israeliano era presente. La maggior parte dei partecipanti arrivava dai Paesi occidentali, ma c’era anche un cospicuo contingente cinese.
Evitando di parlare di guerra tra Israele e Hamas, il generale di brigata dell’aeronautica militare americana David A. Mineau, ha evocato le sfide alle quali viene sottoposta la regione, soprattutto il problema dello scambio di informazioni tra Paesi alleati degli Stati Uniti.
Il boicottaggio del Qatar da parte di Paesi come l’Arabia Saudita o gli Emirati Arabi Uniti, durato per anni, si è risolto solo nel 2021, dopo aver quasi raggiunto il conflitto armato. Il Qatar, uno dei principali alleati degli Stati Uniti non facenti parte della NATO, ospita un avamposto del CENTCOM, Comando combattente unificato delle forze armate degli Stati Uniti, la AFCENT.
“Più le cose cambiano, più rimangono uguali, perché cerchiamo di risolvere sempre gli stessi problemi”, ha dichiarato Mineau al vertice.
“ Due delle problematiche specifiche che cerchiamo da sempre di risolvere (…) sono: un’immagine operativa condivisa e un sistema comune di allarme alle minacce”. Il grosso problema sta nell’aggirare i problemi di fiducia tra partner.
Prima di Mineau era intervenuto il capo si stato maggiore della nostra aeronautica militare, il generale Luca Goretti. Il generale ha fatto riferimento alla guerra russa in Ucraina come forte segnale ed esempio sulla necessità che le forze aeree condividano le informazioni per essere in grado di combattere.
“Dobbiamo condividere [le nostre informazioni], in modo da proteggere la nostra libertà, in modo da proteggere la nostra vita”, ha dichiarato Goretti.