Così interessati ai fantasmi degli altri

Luca De Fusco si cimenta nella sesta regia pirandelliana e nella terza collaborazione con Eros Pagni che si cala nelle vesti del protagonista dell’opera teatrale “Cosi è (se vi pare)”.
Un allestimento che si muove secondo l’occhio di Macchia, attorno alla messa in scena dell’opera di Luigi Pirandello diretta da De Lullo. Una visione diversa del teatro, il teatro come processo, dove i personaggi dialogano tra loro interagendo con il pubblico, che non viene più visto come una nube di sfondo, piuttosto come un interlocutore attivo. “Così è (se vi pare)” pone sotto i riflettori un tema che non perde mai la sua attualità, il suo valore, ovvero la verità; una verità che tutti ricercano, mossi dalla loro curiosità, ma che alla fine risulta sempre essere relativa, a conti fatti è solamente una percezione soggettiva.
L’opera pirandelliana narra il bisogno umano di raccontarsi, una necessità ineluttabile per poter, di conseguenza, esistere, per non essere unicamente un fantasma che vaga nelle vie di una cittadella, giudicato solamente dagli sguardi altrui, dalle verità che ognuno crede che siano tali. Vi è solo un modo per rivendicare la propria esistenza ed è narrarsi, esporsi, condividere la propria storia, dando sfogo a quella angosciosa esigenza di condivisione che oggi si muove in una società diversa, più immediata e meno colloquiale, quella virtuale. Una messa in scena di grande rilevanza la cui morale risulta essere di un’attualità entusiasmante, ponendo sotto le luci del Teatro Argentina le vere paturnie dell’uomo che oscillano da una curiosità dilaniante, alla necessità di raccontarsi, di esistere.
Con le scene e i costumi di Marta Crisolini Malatesta, le luci di Gigi Saccomandi e le musiche scelte da Gianni Carrera vi è “Così è (se vi pare)”.

L’opera di Pirandello: la trama dello spettacolo
Una cittadella tranquilla di provincia smossa da una curiosità irrefrenabile, dalla ricerca della vera storia intorno alla vita dell’appena arrivata Signora Frola, interpretata da Anita Bartolucci, dalla sua figliuola e dal marito, il Signor Ponza, i cui panni sono rivestiti da Giacinto Palmarini. Una situazione bizzarra, un rapporto tra madre, figlia e genero che suscita l’indiscrezione e le chiacchiere della famiglia Agazzi, dei Signori Sirelli e della Signora Cini, che esternano e disquisiscono sulle loro verità, sulle proprie visioni.
Un palco costernato da dialoghi che ricercano il vero, che pongono sotto i riflettori le differenti teorie, visioni e percezioni rispetto ai nuovi arrivati, sull’ambiguo rapporto di questi forestieri giunti in città. Una frenesia che viene, però, bloccata e riportata alla realtà dalle parole concise, calme e pregne di consapevolezza di Lamberto Laudisi, nella travolgente interpretazione di Eros Pagni. Le sue espressioni conducono all’emergere di altre verità, altre prospettive, che non vengono minimamente considerate dai curiosi del paese che fomentano chiacchiericci e accuse futili, ma che vengono confusi dalle angolature proposte dal Signor Laudisi.
Uno scenario intriso di prospettive, ma dove alla fine emerge l’unica verità, quella che si vuole credere. Gli uni con gli altri pensano di ingannarsi, credono di vedere e percepire un qualcosa di vero che, però, se diverge dalla verità altrui riporta al dubbio, al dilemma. Si vuole soddisfare l’irrefrenabile curiosità, un’indiscrezione rivolta alla vita degli altri, a conoscere i fantasmi di altre realtà, ma forse troppo interessati a questi da non considerare il fantasma che loro stessi si portano dietro, sempre.
È questa, signori, la verità
“Così è (se vi pare)” sarà al Teatro Argentina dal 3 al 14 aprile, con le interpretazioni di Paolo Serra, Lucia Rocco e Giovanna Mangiù, per l’incontrollabile e curiosa famiglia Agazzi, mentre vi sarà la messa in scena di Valeria Contadino e Domenico Bravo per gli impertinenti Signori Sirelli. Perfino le comparse di Roberto Burgio nei panni del Signor Prefetto e di Plinio Milazzo nelle vesti di Centuri e del Cameriere offrono un contributo degno di nota per il vero fine dell’opera pirandelliana, per quella ricerca spasmodica del vero.
Un allestimento travolgente di 90 minuti, che accompagna in un cammino ove è impossibile non riflettere sull’esistenza umana, o meglio su ciò che realmente significhi esistere. Un messaggio che si coglie a tratti durante lo spettacolo, principalmente con le perle colme di saggezza espresse da Lamberto Laudisi e dalle sue risate pregne di ironia che seguono sempre le proprie considerazioni; ma, specialmente, è l’interpretazione di Irene Tetto, che si cala nelle vesti sia della Signora Cini, che della figliuola e della Signora Ponza, che marca le vere fragilità dell’uomo. Quest’ultima, il fantasma dell’opera, la figura che mantiene vivo quell’interesse irrefrenabile della gente di paese, usa poche parole che, però, pongono sotto i riflettori un’evidenza indiscutibile per cui ognuno è ciò che si vuole credere, io sono quella che voi credete. La curiosità muove le chiacchiere, ma la ricerca del vero giunge solo ad un traguardo, ad una visione meramente soggettiva, che non si inganna con le altre prospettive, piuttosto è solamente la soddisfazione del proprio desiderio di realtà. Ecco, è questa, signori, la verità.