Il cessate il fuoco di Hamas: tre fasi, 135 giorni, un piano per la fine della guerra

Quattro mesi senza combattimenti e giorni di attesa per la presentazione del piano di Hamas per giungere ad un cessate il fuoco definitivo. Una proposta che mira ad un’intesa con Israele per la liberazione degli ostaggi nel corso di 4 mesi e mezzo, dove vi sono tre fasi suddivise in 45 giorni ciascuna, da rispettare rigorosamente per poter giungere ad un esito positivo per tutti.
Un disegno articolato quello proposto da Hamas ai mediatori del Qatar e che sarà rivelato ad Israele dal segretario di Stato USA, Antony Blinken. Un piano che, si vocifera, avrebbe provocato una reazione alquanto fredda in Israele, che riterrebbe le condizioni di questo ideale come “inaccettabili”.
Il ruolo del Qatar, la mediazione come chiave del “cessate il fuoco”
Il Qatar detiene un ruolo fondamentale all’interno di questo scenario, ovvero quello di mediatore, per rendere le proposte di Hamas più appetibili ad un ipotetico consenso israeliano. La prima mossa è stata la presentazione ad Hamas dell’intenzione di Israele di rilasciare dai tremila ai cinquemila detenuti palestinesi, in cambio degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia. Notizie fornite da Sky News Arabya, che anche se non risultano sempre in accordo con le affermazioni dello stesso Netanyahu, evidenziano in maniera particolare come il Qatar cerchi di ammorbidire le richieste di Hamas, soprattutto rispetto ad un ritiro totale dei soldati israeliani dalla Striscia e, inoltre, contribuendo direttamente ad alcuni operati, come la costruzione di nuovi campi profughi.
I primi 45 giorni: uno scambio ostaggi-detenuti
La prima fase del progetto vede la liberazione di donne, anziani, malati e maschi sotto i 19 anni, che per ora sono prigionieri nella striscia di Gaza. Il riscatto sarà la restituzione di tutte le donne e i minori reclusi all’interno delle carceri israeliane.
La seconda fase
Nei secondi 45 giorni vi è la delineazione di ulteriori scambi, in questo caso vi sarà una restituzione dei prigionieri, soltanto nel caso in cui, però, verrà attuato un ritiro dei soldati da Gaza. Si tratta di un progetto che include anche il rilascio dei restanti ostaggi maschi, contemporaneamente al procedere di Israele con la liberazione di 1.500 detenuti palestinesi, tra questi ve ne sono 500 condannati all’ergastolo dal governo israeliano.
Un’ultima azione…
La terza fase ha predisposto l’obiettivo di ottenere la restituzione dei corpi di coloro che sono caduti durante il conflitto. Inoltre, si tratta di uno step delicato, dove si è predisposta anche la ricostruzione della Striscia e di strutture ospedaliere. Uno stadio fondamentale e definitivo, che dovrebbe condurre alla fine della guerra.
Le speranze del Segretario Blinken, un’intesa “essenziale” da raggiungere
Il Segretario di Stato statunitense Blinken è stato responsabile dell’incontro privato con il capo di Stato maggiore israeliano Herzi Halevy, per risolvere i dissensi e cercare di rendere chiaro il progetto, vista l’opposizione espressa dall’ufficio del Premier Benjamin Netanyahu. Nonostante il dissenso israeliano verso l’itinerario per il raggiungimento del “cessate il fuoco”, il segretario degli USA nutre ancora delle speranze per la realizzazione di un’intesa e di un accordo, soprattutto per quanto concerne lo scambio di ostaggi: “C’è ancora molto da fare”. Con queste parole pone sotto i riflettori una piccola possibilità che si possa far emergere un consenso all’interno di Israele rispetto a tale programma.
Un incontro tenuto a Gerusalemme quello tra Blinken e Netanyahu, che è stato definito come “buono e prolungato”, dove le questioni di “carattere umanitario” hanno regnato le discussioni. Un colloquio dove è stata esternata persino la preoccupazione americana, un timore rispetto ad una possibile estensione delle attività militari israeliane a Rafah, nel sud della Striscia, soprattutto nel caso di una mancata riappacificazione e quindi un rigetto di tali negoziati, andando a colpire un luogo in cui risiedono la maggior parte dei rifugiati.
Una richiesta in più da parte di Hamas
Oltre l’idealizzazione di un piano per condurre al termine del conflitto, è stata predisposta un’ulteriore richiesta da parte di Hamas: l’impedimento di ingresso agli ebrei alla Spianata delle Moschee, ovvero, il Monte del tempio per l’ebraismo. Riferimenti emersi da Tv Kan a cui si aggiungono ulteriori istanze, come la costruzione di prefabbricati sulla Striscia, l’autorizzazione per il ritorno degli sfollati palestinesi e l’ingresso di 500 camion per la distribuzione di energia elettrica oltre al combustibile.