Salviamo il Playstation Plus! – Maggio – Parte I
Alienation
La terra è in pericolo, una nuova razza di alieni ha invaso il nostro pianeta e solo dei guerrieri con esoscheletri meccanizzati potranno salvarci!!! È questo in summa l’intro di Alienation, e la nostra reazione a questa introduzione è stata: “Ma dove ho già visto questa roba? Mmm… aspetta, OVUNQUE!”. Le nostre aspettative su questo titolo erano meno di zero, visto il riciclo continuo e spasmodico delle stesse solite premesse narrative da decine di anni a questa parte riguardo a tutto il mondo dell’intrattenimento. Il perché degli alieni così “evoluti” siano spinti a scegliere costantemente il nostro pianeta come meta turistica ci è alquanto ignoto, tuttavia, ormai rassegnati al fatto di non poter contare su una buona storia in questo videogioco, ci siamo comunque avventurati nel mondo di Alienation, e sorprendentemente ne siamo rimasti piacevolmente colpiti.
Alieni alla riscossa
Alienation ha una doppia natura, da un lato è uno sparatutto in terza persona cooperativo con una visuale molto alta e distante dal personaggio controllato, chiamata in gergo tecnico visuale isometrica, e nell’altra è un gioco di ruolo (RPG in gergo) dove dovremo costruire e potenziare il nostro alter ego per permettergli di proseguire al meglio la propria guerra.
Il titolo basa le proprie fondamenta sulla cooperazione fra giocatori, anche se l’intero titolo può essere tranquillamente completato in solitaria, è con una squadra affiatata che ci si diverte di più e che soprattutto si può assaporare il meglio che questo gioco ha da offrire.
Una volta saltato il noiosissimo video iniziale ci sarà chiesto di scegliere un personaggio fra le tre classi presenti: un tank, un soldato corazzato con tanti punti vita e abilità difensive (è dotato di armi a corta gittata), un healer, un medico abbastanza fragile ma molto importante per curare i propri compagni feriti e per supportarli in battaglia (armi a lunga distanza) , e un dps a corto raggio, un guerriero capace di sferrare devastanti attacchi corpo a corpo e richiamare imponenti cariche d’artiglieria (armi a media distanza, altissimo danno).
In generale quindi nulla di nuovo sotto il sole sul lato RPG, visto che ruoli simili sono presenti in ogni videogames con elementi ruolistici, ciò che rende interessante il titolo è piuttosto come il sistema di shooting (sistema di sparo) viene legato intelligentemente con quello da gioco di ruolo, creando un buon ibrido. Dovete pensare ad Alienation infatti, un po come se fosse un Destiny con visuale isometrica, e infatti l’ambientazione spaziale a tema sci fi non è l’unico collegamento fra i due titoli. E’ presente un sistema di loot, vale a dire un sistema di premi che rilascia oggetti casuali dai corpi dei nemici morti, molto simile a quello del titolo Bungie.
Ciò che Alienation riesce paradossalmente a far meglio di Destiny è la caratterizzazione del sistema di abilità e in generale il gioco si comporta meglio nella gestione di tutto ciò che caratterizza un gioco di ruolo. In Alienation infatti, ogni classe ha tre rami di abilità attive potenziabili differenti da quelle delle altre due classi e un gruppo di abilità passive uguali per ogni classe selezionata. Le due sezioni di abilità, attive e passive, sono separate e vanno potenziate autonomamente l’una dall’altra.
Questo sistema alquanto semplice sulla carta è in realtà in grado di creare molte combo e sinergie di abilità molto potenti e complesse, decisamente molto più caratterizzate di quelle presenti in titoli come Destiny e The Division che per quanto abbiano avuto fondi per lo sviluppo sicuramente maggiori, sono secondo noi nettamente inferiori a ciò che Alienation può offrire. E’ inoltre presente un complesso sistema di potenziamento per i propri armamenti che permette di aumentare delle specifiche statistiche creando, con la giusta sapienza, “giocattoli” capaci di fare letteralmente i buchi anche agli avversari più immensi.
Una caratteristica dominante del lato shooting è l’elevato caos su schermo ai cui dovremo far fronte con una buona dose di skill e sangue freddo. Saranno infatti presenti orde interminabili di nemici provenienti da trecentosessanta gradi , veicoli in fiamme pronti ad esplodere a ogni angolo, cecchini, fuochi d’artiglieria, nubi di fumo, pozze di veleno e moltissimo altro.
Tutto ciò tiene alto il livello di tensione nel giocatore che sarà spinto a fare del proprio meglio soprattutto ai livelli di difficoltà più alti. Tuttavia non crediate che questo sia un titolo hardcore, infatti ai livelli di difficoltà più bassi la situazione sarà molto diversa visto che gli avversari si comporteranno in modo meno aggressivo e soprattutto saranno meno numerosi, fattore che trasforma delle ferocissime battaglie per la sopravvivenza in opere di sterminio di massa a danno degli alieni. Noi vi consigliamo ove possibile di giocare al livello di difficoltà più alto.
Longevità e multiplayer
La longevità è forse uno dei nei più vistosi della produzione ed è un difetto purtroppo condiviso con altri ibridi simili. La struttura delle missioni è ripetitiva così come l’end game, che si presenta come la canonica ripetizione all’infinito delle missioni della storia principale con moltiplicatori di difficoltà diversi e loot più pregiati.
Roba già vista insomma, ma possiamo appena socchiudere un occhio dinanzi a questa mancanza a causa del numero a dir poco imbarazzante di missioni che la campagna principale ci porta a compiere. Sono diverse decine, anche se tutte molto brevi almeno sul numero non possiamo obbiettare. E’ anche presente un sistema pvp sulla carta estremamente promettente. Il titolo si comporta in questo ambito un po come Dark souls, permettendoci di invadere un avversario che sta giocando in un server non protetto e di provare ad ucciderlo.
Vi è anche presente una microscopica sottotrama, probabilmente anche più interessante delle vicende narrate nel videogioco principale, purtroppo però questo sistema di invasioni ha gravi problemi di connettività. Infatti mentre per giocare in cooperativa è stato per noi semplicissimo giocare anche con dei perfetti sconosciuti stanziati persino in Australia, senza eccessivo lag, riuscire ad invadere uno o più giocatori è stata per noi un impresa incredibile.
Su almeno una trentina di tentati accessi siamo riusciti ad invadere solo quattro volte, mostrando quindi tutte le lacune di un sistema inefficiente. Non abbiamo compreso appieno la natura di questi problemi, ma certamente è un vero peccato, perché l’idea era interessante. Senza un vero sistema pvp funzionante lo spettro della ripetitività potrebbe quindi far capolino dopo circa una quindicina di ore se non prima.
Proprio per questo motivo crediamo che Alienation sia un titolo discreto, con tante buone idee, e decisamente divertente, ma possiamo anche garantirvi che alla lunga diverrà molto ripetitivo. Ecco perché vi consigliamo di scaricarlo con i giochi del plus di questo mese, ma allo stesso tempo vi sconsigliamo l’acquisto a prezzo pieno una volta scaduta la sua permanenza sulla lista dei giochi di Ps plus.
Typer Ryder
Avete presente gli innumerevoli tipi di caratteri tipografici fra i quali è possibile scegliere quando si scrive un documento word o qualunque altro programma di writing? Beh è facile trovarli in alto nella barra degli strumenti e hanno nomi alquanto “strani” (Ghotich, Roman, Garamond etc etc) che sembrano quasi inventati da microsoft per permetterci di scrivere con uno stile estetico diverso.
Niente di più sbagliato, cari lettori di 2duerighe! Quei caratteri infatti derivano da dei modelli che hanno storia lunghissima che percorre numerosissimi secoli nel passato per fondarsi sui pilastri della scrittura fino a quella cuneiforme e ai geroglifici. Assurdo vero? Nonostante infatti la tipografia sia una scienza abbastanza recente la ricerca di stili diversi nella scrittura ha origini molto più antiche, visto che l’uomo ha maturato nel corso dei secoli non solo l’amore per la scrittura ma anche la passione di scrivere la stessa parola in modo diverso.
Lo stile “grafico” è un elemento che potrebbe passare inosservato per noi digitalizzati uomini del ventunesimo secolo, ma questo ebbe un enorme importanza ad esempio in Francia dove furono creati dei caratteri specifici per la stampa che avevano lo scopo di identificare i documenti siglati dalla corona e di differenziarli da tutti gli altri.
Un argomento così artificioso come la tipografia come può però collegarsi al nostro target, cioè a noi videogiocatori? Beh questo mese ha fatto capolino sulla lista dei giochi concessi da Sony con il playstation plus, Type Ryder, “un videogioco tipografico” di Bulky Pix.
Typer Ryder ha un incipit molto semplice e misterioso allo stesso tempo, noi impersoneremo due dei tre puntini di sospensione all’interno di una frase, per intenderci questi (…) , e il nostro scopo sarà quello di viaggiare attraverso tutte le pagine che compongono gli archivi di una vecchia tipografia al fine di scoprire la storia della scrittura e ricongiungerci con il terzo dei tre puntini.
La premessa narrativa è interessante anche se questa verrà appena abbozzata e servirà come semplice pretesto per spingere il giocatore attraverso il viaggio che gli si pone dinanzi.
Le pagine e le lettere comporranno quindi i livelli e la struttura stessa delle ambientazioni variando di stile in stile in base al periodo storico visitato, e alla forma di scrittura usata in quel preciso momento. In particolare, il lavoro fatto dagli sviluppatori su questo punto è meritevole di un coro di applausi di 92 minuti.
Non stiamo scherzando, il level design non varia semplicemente con lo stile tipografico, ma muta e introduce meccaniche completamente nuove seguendo ciò che contraddistingue quel particolare genere di scrittura. Un esempio? E’ possibile trovare un genere di scrittura (del quale non vogliamo spoilerarvi il nome) che venne usato durante gli anni 70 come forma di protesta e come espressione del movimento dei figli dei fiori e dei movimenti femministi.
Ebbene in questa specifica sezione i nostri comandi saranno completamente invertiti, che sembra quasi una citazione alla frase di De Andrè “In direzione ostinata e contraria” per quindi raffigurare la volontà di uscire dagli schemi e dalle regole imposti dalla società. Addirittura anche fuori dalle regole dei controlli del nostro pad e di conseguenza di tutto ciò che rappresenta il senso comune anche per noi. Destra e sinistra invertite. Semplicemente geniale.
Doppia natura molto pericolosa
Se Type Ryder sa regalare momenti di natura poetica veramente alti, capaci di gareggiare con titoli come Limbo e Unravel, è anche vero che in alcuni momenti il titolo Bulky Pix potrebbe risultare noioso e lento nei confronti di alcuni giocatori. Il gioco infatti è arricchito da un immenso quantitativo di collezionabili che narrano passo dopo passo la storia della tipografia.
Questa sovrabbondanza di informazioni, per quanto piacevole fino ad un certo punto, risulta essere eccessivamente invadente, visto che molti degli stili e dei livelli potranno essere compresi solo attraverso questi testi, spezzando di conseguenza il ritmo del titolo. Inoltre a rincarare la dose ci pensa un sistema di platform non sempre precisissimo, e molto orientato al try and error. Anche se questa è una mancanza non eccessivamente marcata e quindi non ci sentiamo di affossare troppo la produzione per questo motivo.
Typer Ryder è un titolo che si è dimostrato pienamente degno di far parte di un ps plus di qualità. Un titolo dal level design semplicemente geniale e capace di regalare scorci di altissimo valore. Consigliatissimo il download a tutti gli amanti dei platform, a patto di non soffermarsi però troppo sulle centinaia di pagine di storia della scrittura sparse nei brevi livelli che potrebbero spezzare non poco il ritmo ben costruito degli stage di gioco.