Tha Haunting of Bly Manor arriva su Netflix

Era un sogno? Era un incubo? Quello che viene rappresentato attraverso uno schermo ha spesso la capacità di farci estraniare, di farci staccare dalla realtà, in maniera più o meno gradevole. La serie creata da Mike Flanagan e approdata su Netflix da poche settimane “The Haunting of Bly Manor” riesce molto bene nell’intento, riuscendo a non scavalcare la precedente “The Haunting of Hill House”, ma mantenendo alta l’attenzione, grazie ad un’ambientazione davvero suggestiva.
The Haunting of Bly Manor
Va detto prima di tutto che ci si deve completamente scordare della stagione precedente: bellissima, imbattibile, che rimarrà nel nostro cuore, ma qui si ricomincia da zero. Nuovi personaggi, nuova storia, nuove inquietudini.
Questa stagione ha in comune con la precedente il fatto di trarre liberamente ispirazione da un romanzo, forse finito nel dimenticatoio: Il Giro di vite di Henry James, il quale propone le basi della storia che vediamo rappresentata in questi nove episodi.
La giovanissima Dani Clayton viene assunta dal ricco lord Henry Wingrave, zio di due orfanelli, Miles e Flora, i quali necessitano di una governante che si prenda cura di loro a livello di istruzione scolastica.
L’uomo non vuole avere nulla a che fare con i nipoti, di cui ha ottenuto la custodia e così la governante viene spedita al Bly Manor, una villa di campagna situata nell’Essex, isolata dalla grande città, avvolta dai boschi e piena di silenzio.
Qui la vita scorre lenta, con una routine che pare immobile e poco incline ad una qualsiasi modifica: quello che dà colore alle giornate sono i personaggi che le vivono.
Un horror psicologico, i personaggi e i loro traumi
Partendo dalla stessa Dani, ognuno di loro si porta dietro un trauma più o meno grande, con il quale hanno imparato a convivere: una donna che si trova a dover nascondere la propria omosessualità, ma che a un passo dalle nozze decide di rivelarlo al proprio futuro neo sposo, lasciandole addosso un segno indelebile.
Un uomo che non vuole avere nessun contatto con i propri nipoti, che sono rimasti orfani dei genitori, venuti a mancare per un incidente in auto, del quale si sente responsabile; un senso di colpa che sembra non volersi sopire mai, causa dunque di incubi, pensieri poco lucidi e di una dipendenza dall’alcool che poco aiuta in una situazione già parecchio complicata.
Due bambini che si differenziano dagli adulti e perché? Perché hanno subito il loro trauma, sono confinati in una casa che non sentono come loro, ma sanno accogliere: il diverso, il non perfettamente riconoscibile. Lo temono, ma in egual misura sono capaci di abbracciarlo e di tentare (per quanto la loro tenera età glielo conceda) di capirlo.
Una paura non convenzionale
Questa storia va da sé che presenta dei momenti da salto sul divano, come tutti i migliori horror che si rispettino. Però ha la capacità particolare di andare oltre: la penultima puntata, completamente in bianco e nero, ci fa fare un balzo all’indietro in questo racconto, ed è lì che si nasconde la vera paura, che nello spettatore viene fuori prepotente, tutta d’un colpo.
Perché vengono presentate altre due protagoniste, che illustrano la storia stessa di Bly Manor e quello che viene dipinta è la costruzione di un labirinto mentale, in cui una di queste due sorelle si imprigiona da sola, con una caparbietà e una testardaggine da manuale.
“Si addormentò, si svegliò, si mise a camminare”
Viola Bly è colei che cade in una metafora fisica e mentale di disturbo psichico: così determinata a rimanere in vita perché lei se vuole può farlo, costretta nel mondo dei vivi quando ormai il suo corpo è marcescente, costretta a vedere la sorella, la figlia, il marito andare avanti con le loro vite.
Questo scatena in lei una rabbia e una voglia di vendetta che non trova pace nemmeno secoli dopo, quando ormai la tenuta di Bly è passata nelle mani di altri proprietari, di altri personaggi, di altre vite.
Un meccanismo narrativo non solo avvincente, ma che scatena pensieri, angosce e riflessioni: la vera paura che può scaturire da queste serie tv nuova di zecca arriva proprio dall’umanità dei personaggi che ne sono gli ignari protagonisti.