Quando si decide di mettere in locazione un immobile e si riesce a concludere l’accordo con un nuovo inquilino, per legge, è necessario registrare il contratto appena sottoscritto da entrambe le parti, presso l’Agenzia delle Entrate.
Questo passaggio è obbligatorio per ragioni di trasparenza e per evidenziare il canone richiesto, che sarà poi oggetto di tassazione insieme agli altri redditi del proprietario.
Secondo quanto riportato nella guida pubblicata sul portale dell’agenzia immobiliare online Dove.it, la registrazione contratto locazione è obbligatoria se il periodo di locazione supera i 30 giorni e comunque non oltre lo stesso periodo, a decorrere dalla stipula.
Generalmente questa procedura prevede alcuni costi che possono essere ripartiti tra il proprietario e il conduttore o essere sostenuti esclusivamente dal proprietario.
Queste spese riguardano l’imposta di registro e il bollo di 16 euro, da apporre ogni 4 pagine del contratto.
L’imposta di registro non è uguale per tutte le tipologie di immobile.
Nella maggior parte dei casi, questa corrisponde al 2% del canone di locazione, che scende allo 0,50% in caso di fabbricati rustici.
La registrazione può sere effettuata sia presso le sedi locali dell’Agenzia delle Entrate o per via telematica.
In questo caso, tramite le credenziali SPID, CIE, CNS o Entratel bisogna accedere alla sezione “Servizi Per Registrare contratti di locazione” e seguire la procedura indicata. Presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, invece, è necessario recarsi forniti di specifici documenti, come il modello RLI, la ricevuta del versamento dell’imposta di registro, due copie del contratto è molto altro.
Sulla guida sono riportati, inoltre, diversi altri dettagli riguardo alla procedura di sottoscrizione, inclusa una descrizione approfondita della registrazione tramite intermediario.
Cosa succede, invece, se non si dovesse registrare il contratto?
Di fatto, questo sarebbe nulla e il proprietario correrebbe il serio rischio di dover rimborsare tutti i canoni d’affitto versati.
Oltre a questo, però, si rischiano importanti sanzioni.
Solo per citarne alcune, l’omessa o tardiva registrazione comporta l’applicazione di una multa che può ammontare dal 120% al 240% dell’imposta di registro.
Un pagamento tardivo di quest’ultima, comporta una sanzione del 30% di quella versata in ritardo.
Se non viene indicato il canone della dichiarazione dei redditi, ancora, si può rischiare un ammenda che spazia dal 240% al 480% della stessa imposta.
Insomma, non c’è da scherzare.
Sarebbe utile, infine, sapere che anche se è trascorso il termine si può recuperare con una registrazione tardiva, certo con il versamento delle more e delle sanzioni previste dal caso.