La via della seta, oligarchi e calcio: la storia segreta dello Sheriff Tiraspol
Sei punti dopo due gare di Champions League. La vittoria sugli ucraini dello Shaktar Donetsk e il successo nella magica notte del Bernabeu contro il Real Madrid hanno lanciato lo Sheriff Tiraspol nel palcoscenico mondiale del calcio. L’Europa calcistica è rimasta sorpresa dall’ascesa del club che partito dal campionato moldavo ha prima conquistato la qualificazione alla massima competizione continentale e poi con il successo in casa dei Blancos si è affermata come realtà calcistica internazionale.
I successi della squadra si legano a doppio filo con le fortune dell’omonima holding, la Sheriff srl, che nel 1997 fonda il club dalle ceneri della ex Tiras Tiraspol. E’ l’inizio di un’ascesa da record: 19 campionati nazionali conquistati, 10 dei quali consecutivamente dal 2000 al 2009, 10 successi in Coppa di Moldavia e 7 in Supercoppa. La rosa tocca complessivamente un valore che si aggira sui 21 milioni di euro, cifre lontane dai top club del calcio globalizzato, ma significative per una realtà come quella moldava in cui il salario medio è di circa 250 euro al mese. La forza economica della Sheriff srl ha permesso al club di fare scouting nel panorama calcistico di tutto il mondo, in particolare dove il football è una religione, il sud-America. Il modello di crescita segue esempi di altri club dell’est europeo come i vicini ucraini dello Shaktar Donesk.
La squadra conta il 77% di stranieri provenienti da tutto il mondo e allenati in un centro sportivo altamente all’avanguardia. Attrezzatura tecnologiche, piscine e ben 8 campi da calcio. Questo il racconto di Roberto Bordin , ex giocatore di Atalanta e Napoli, Commissario Tecnico della Moldavia e allenatore dello Sheriff dal 2016 al 2018: “In tanti anni di calcio, non avevo mai visto un centro sportivo così all’avanguardia : nel 2016 c’erano già venti campi in erba, tre stadi all’interno della stessa cittadella, uno da 14mila posti per le partite, un altro da 10mila spettatori e uno da 5mila addirittura coperto, che ci consentiva di allenarci con qualsiasi condizione meteo, un vantaggio importante per squadre che giocano a quelle latitudini”.
Dalla Repubblica indipendente di Transnistria alla Champions League: la parabola dello Sheriff Tiraspol
Le origini dello Sheriff Tiraspol si snodano però al di là dei riflettori del campo da gioco, sono radicate nell’antica Bessarabia meridionale dove la terra nera della steppa si tinge del verde dell’erba bagnata dal fiume Dnestr della Moldavia, nell’autoproclamatasi Repubblica indipendente di Transnistria. Una propria moneta, un proprio inno e bandiera, di fatto uno stato fantasma. Ufficialmente territorio moldavo dopo il collasso dell’Unione Sovietica, la striscia di terra ad est del fiume Nistru (Dnestr in lingua russa) diventa terreno di un’aspra guerra civile per l’indipendenza.
Il conflitto scoppiato tra il 1991-’92 ha le sue origini in una diversità etnico-politica alimentata dalle spinte centrifughe geopolitiche dei vicini regionali. Il 2 settembre del 1990 la regione secessionista della Transnistria dichiarava la propria indipendenza rifiutando la possibile fusione dell’ex repubblica sovietica moldava con la Romania. Forti della benevolenza della Russia e del ricordo ancora vivo del passato sovietico, di cui sopravvivono nell’area ricche reminiscenze architettoniche e monumentali, la Transnistria si avviava verso la guerra civile fiancheggiata dalla 14esima ex armata sovietica del generale Lebded.
Ufficialmente scoppiato per i contrasti tra la maggioranza romena e le consistenti minoranze russe ed ucraine, il conflitto ha celato in realtà sotto la cenere il gioco per gli interessi del quadrante caucasico. Mai riconosciuta dalla Comunità internazionale ne tanto meno dalla Russia o dalla vicina Ucraina, Tiraspol è divenuta di fatto la capitale di uno stato fantasma.
A guidare il nuovo stato la vecchia nomenklatura russa legata al passato sovietico e organica ai servizi segreti moscoviti ex KGB e GRU (Direttorato principale per l’informazione). Figura centrale del nuovo apparato di potere Igor Smirnov, presidente dall’autoproclamata Transnistria dal 1990 al 2011.
Proprio il figlio maggiore del plenipotenziario Smirnov, Vladimir, è l’artefice del successo della Sheriff srl. Fondata nel 1993 da due ex appartenenti al KGB, la Sheriff diviene, per decreto presidenziale, l’unica azienda della Transnistria a poter commerciare con l’estero e ad essere esentata da dazi doganali. Lo stesso Vladimir, con il beneplacito dell’autorità paterna, assumerà il ruolo chiave di presidente delle dogane.
La scalata della Sheriff è vertiginosa, investimenti in tutto il paese, hotel, palazzi, supermercati, distributori di benzina, negozi, spacci agro-alimentari, tutto in Transnistria porta il logo della stella dello sceriffo. Rapporti famigliari opachi e manovre economiche spregiudicate si legano strettamente con gli interessi geopolitici dell’area e alle mire della criminalità organizzata.
L’ombra della criminalità organizzata sulla Transnistria
Il mancato riconoscimento della Comunità internazionale, la posizione strategica e la mancanza di un sistema di controlli ha reso bene presto la Transnistria preda della criminalità organizzata, in particolare delle principali brigate della mafia russa. In particolare è il mercato dell’eroina, grazie alle rotte dell’oppio dall’Afghanistan, e il consistente deposito di armi post sovietiche a rendere la Transnistria un hub appetibile per traffici di ogni genere.
A fronte di un PIL di appena 85 milioni di euro, lo spaccio di droga, la vendita di armi e il contrabbando sono diventate nella “terra di nessuno” attività tollerate e addirittura favorite dalle forze para-istituzionali, lì dove il confine tra pubblico e privato si perde all’ombra della corruzione e del familismo amorale.
Dall’ambizione della famiglia Smirnov e dalle rivendicazioni indipendentiste filorusse della Transnistria nascono i successi sportivi dello Sheriff Tiraspol. Nel grande gioco dell’Asia, lungo l’antica via della seta, anche una squadra di calcio nasconde i propri segreti.