Primo Carnera: il gigante italiano che conquistò il mondo

Primo Carnera barcolla, i colpi lo tempestano sui fianchi, le gambe arrancano indietreggiando. Il ring non concede tregua al gigante italiano che trova le corde a spingerlo di nuovo verso la furia dell’avversario. Carnera cade una volta, due, le gambe non reggono più il peso della montagna venuta dall’Italia a conquistare il titolo mondiale dei pesi massimi.
Quella sera Primo conoscerà l’amaro abbraccio del tappeto decine di volte, un mistero della boxe il numero esatto degli atterramenti. Altri tempi, altra boxe: un pugilato fatto di sangue, ossa e tenacia. Max Baer infierisce con i suoi colpi di micidiale potenza sulla mole gigantesca di Carnera. Carnera è al limite della sofferenza, dolorante ma mai domo. Solo All’undicesimo round l’arbitro infine decide di sospendere il match per K.O. tecnico.
L’incontro con Max Baer
È il 14 giugno del 1934, al Madison Square Garden, Primo Carnera perde la cintura di campione del mondo dei pesi massimi conquistata l’anno prima. Non riuscirà più nella sua carriera pugilistica a vincere il titolo iridato. Come si saprà solo dopo il match, il pugile italiano subì la frattura della caviglia all’inizio dell’incontro dopo un primo atterramento, episodio decisivo che condizionerà l’intera sfida con Baer.
Nonostante il grave infortunio Carnera rimarrà sul ring a combattere contro il suo forte avversario, sotto la grandine di colpi che non gli lascia tregua, pronto a resistere e a lottare. Per comprendere il destino di alcuni uomini a volte è necessario partire dalle loro sconfitte più cocenti. Solo con la sofferenza e la tenacia si spiega il lungo viaggio che porterà Carnera dal piccolo paese di Sequals, nella povertà del Friuli Venezia Giulia degli inizi del Novecento, alla conquista del titolo mondiale di pugilato

Le origini di Primo Carnera
Alto 1.97 m e dal peso di 130 Kg, la mole imponente di Carnera gli garantirà il soprannome della “montagna che cammina”. Emigrato giovanissimo in Francia come carpentiere per fuggire ai morsi della fame, il destino gli aprirà le porte della boxe in modo rocambolesco. Carnera muove i suoi primi passi sotto il tendone di un circo come lottatore, inscenando, per il divertimento dei paganti, combattimenti spettacolo.
Il suo talento e stazza verrà notata dall’ex pugile Paul Journée che sarà il suo primo mentore sportivo. I movimenti di Carnera sono lenti, il gioco di gambe assente, ma la sua forza è implicabile, la sua tenacia fuori dal comune. Impostosi ben preso a suon di K.O. sui ring di mezza Europa con 16 vittorie e due sconfitte, il gigante italiano sbarcherà finalmente nel paese della grande boxe internazionale, gli Stati Uniti.
La sua carriera a stelle e strisce si consacrerà all’ombra della statua della Libertà e della mafia italo-americana. Sulle vittorie dei suoi primi 23 match aleggeranno sempre i sospetti di combine e d’interessi criminali ma sono i suoi muscoli e i suoi pugni ad aprirgli la strada verso il titolo mondiale. Sul suo destino, prima di combattere il match con il campione del mondo in carica, incomberà il tragico incontro con Ernie Schaaf.
Il tragico incontro con Ernie Schaaf
Il pugile italiano riuscirà ad avere la meglio sul boxer statunitense mandandolo al tappeto alla tredicesima ripresa, ma i colpi inferti da Carnera, complici anche i pesanti traumi subiti nel precedente match con Baer, porteranno Schaaf al coma ed infine alla morte. Colpito dai sensi di colpa Carnera penserà anche al ritiro dalla boxe. Solo due mesi dopo aver superato la depressione Primo riuscirà a riprendere gli allenamenti e a sfidare Jack Sharkey per il titolo di campione del mondo.
Di fronte ai 40.000 spettatori del Madison square Garden, Carnera non lascia respiro al campione incarica mandandolo al tappeto già nella prima ripresa e chiudendo infine l’incontro al sesto round con un potente montante al mento dell’avversario, Sharkey è al tappeto. Carnera ha compiuto l’impresa, essere il primo campione del mondo italiano dei pesi massimi.
Il fascismo e Primo Carnera
Il suo nome è ormai leggenda per il pugilato italiano. Tornato in Italia è celebrato dal fascismo come grande eroe nazionale. Fumetti e giornali lo rendono un personaggio della cultura popolare. Mussolini, compresa da sempre l’importanza dei simboli, lo omaggia facendolo affacciare dal balcone di Piazza Venezia. La folla gli tripudia affetto e saluti.
Nell’ottobre del 1933 Primo Carnera conquisterà anche il titolo di campione d’Europa proprio a Roma, a Piazza di Siena di fronte a 60 mila persone che incitano ogni suo colpo e spingono il gigante italiano. Nonostante il furore del pubblico Carnera riuscirà a piegare l’ostico spagnolo solo ai punti.

L’incontro perso contro Baer dopo un anno dal successo mondiale segnerà l’inizio della fase declinante della carriera pugilistica di Carnera. Non mancheranno altri successi ma il pugile italiano non riuscirà più a competere agli altissimi livelli del passato. Il suo pugilato statico, fatto di potenza e bruta forza sarà superato da nuove generazioni di pugili più tecnici e rapidi, come Primo imparerà a sue spese perdendo nel 1935 contro un giovane e futuro campione del mondo, Joe Louis.
Nonostante le opache ombre della malavita e un pugilato lontano dagli stilemi moderni, Carnera ha rappresentato le speranze di riscatto di tanti italiani d’oltreoceano e della penisola, l’eroe venuto dal nulla e diventato un’icona del coraggio e della tenacia grazie alla sua forza di combattente temprato dalla vita. Primo sceglierà di morire nel suo paese natio, Sequals, lì dove era nato prima di conquistare il mondo.