Olimpiadi invernali 2022: il boicottaggio politico nei confronti di Pechino

Fra meno di un mese prenderanno il via i XXIV Giochi Olimpici Invernali a Pechino, in Cina. Le gare cominceranno il 4 febbraio per poi concludersi domenica 20, quando durante la cerimonia di chiusura al nostro Paese verrà consegnato il testimone per l’organizzazione dei prossimi giochi, quelli di Milano-Cortina 2026.
In questi mesi sono stati diversi i temi che hanno acceso il dibattito sociale e politico attorno a questo importante appuntamento. Soprattutto il fatto che questi giochi si svolgano in Cina ha portato alla luce i diversi problemi in materia di diritti umani che nell’ultimo periodo hanno fatto molto parlare delle scelte adottate dal governo di Xi Jinping. Per questo, diverse nazioni hanno scelto di boicottare politicamente i Giochi.
I Paesi coinvolti e le motivazioni
Nelle scorse settimane Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Gran Bretagna e Canada hanno fatto sapere che, sebbene i propri atleti parteciperanno alle Olimpiadi, nessun ministro prenderà parte alle cerimonie ufficiali dei Giochi. Questa azione è mossa dalla volontà di queste nazioni di denunciare e protestare contro le violazioni di diritti umani perpetuate in Cina e di cui, già da mesi, stanno parlando diverse organizzazioni umanitarie operanti nel territorio. Nel Paese infatti circa un milione di Uiguri e altre minoranze di lingua turca, per lo più di religione mussulmana, sarebbero detenuti nei campi dello Xinjiang. La Cina sarebbe accusata di sterilizzare con la forza le donne e costringere le persone ai lavori forzati.
Il governo cinese ha risposto a queste accuse in modo duro, definendo come un affronto la decisione presa da questi Paesi di boicottare politicamente l’edizione dei Giochi invernali tanto da annunciare che “pagheranno il loro prezzo”.
La posizione del Cio e di altri paesi che hanno scelto una posizione intermedia
Il Comitato Olimpico Internazionale ha scelto di invocare la propria neutralità rifiutando di dare un proprio commento su questioni politiche.
Altre nazioni hanno invece scelto posizioni intermedie: il Giappone, ad esempio, ha deciso di unirsi al boicottaggio politico ma ha fatto sapere che Seiko Hashimoto, presidente del comitato olimpico organizzatore di Tokyo 2020, andrà a visitare il sito dove si terranno le gare in segno di gratitudine verso tutti quegli atleti e quelle persone che hanno sostenuto i recenti giochi estivi.
La Corea del Nord invece, ha recentemente annunciato, così come aveva fatto a luglio scorso, che nessuna delegazione di atleti prenderà parte alle gare poiché forte è la preoccupazione legata alla nuova diffusione della pandemia.
Opposta invece la decisione presa dalla Corea del Sud che ha scelto di non boicottare le Olimpiadi invernali per tutelare i propri rapporti politici intrapresi con il governo cinese.
Curiosità
Pechino dopo questo mese di competizioni sarà la prima città al mondo a vantare il primato di aver ospitato sia la versione estiva, nel 2008, che quella invernale dei Giochi Olimpici. In questa XXIV edizione faranno il loro esordio nelle gare con un atleta l’Arabia Saudita e Haiti, mentre il Perù ci farà ritorno dopo otto anni.
Inoltre, a differenza di quanto visto alle Olimpiadi estive di Tokyo 2020 svolte a porte chiuse, il pubblico, composto solo da persone residenti in Cina, farà ritorno sugli spalti.