L’annuncio alla fine è arrivato: Kimi Raikkonen nelle scorse settimane ha annunciato il ritiro definitivo dalla Formula 1 alla fine della stagione 2021. Il pilota finlandese lascerà quindi la massima formula alla veneranda età di 42 anni. Una carriera lunghissima la sua, iniziata nella categoria regina nel 2001, segnata da trionfi e sconfitte, un titolo mondiale di Campione del Mondo con la Ferrari nel 2007 e tanto affetto da parte dei suoi tifosi e dagli addetti ai lavori. Ma che pilota è stato Kimi Raikkonen e che impatto ha avuto sulla Formula 1 dei primi anni 2000 e dei nuovi anni 10?
Il debutto
Kimi Raikkonen nasce ad Espoo, in Finlandia, il 17 ottobre 1979. Dopo varie esperienze con i go-kart approda in Formula Renault nel 1999 e nel 2000 vince il campionato. La vittoria nella categoria cadetta attira le attenzioni di Peter Sauber, boss del piccolo team svizzero, il quale decide di fargli testare la monoposto al Mugello. Quel giorno al Mugello c’è anche Michael Schumacher, che sta facendo alcuni test con la sua Ferrari. Il campione tedesco rimane impressionato dai tempi del giovane e sconosciuto finlandese e consiglia a Peter Sauber di dargli un volante per la stagione alle porte ed è così che Kimi inizia la sua avventura. Già all’inizio della sua carriera hanno luogo alcuni episodi divertenti che faranno conoscere al mondo la sua personalità: un uomo di poche parole, estremamente schietto, restio alle conferenze stampe e ai rapporti con i media, concentrato sempre e solo sulla guida e tra i piloti più corretti nei duelli ravvicinati. Uno di questi episodi accade poche settimane prima della gara d’esordio in Australia. L’allora presidente della FIA Max Mosley non vuole rilasciargli la superlicenza poiché Kimi ha al suo attivo solo 23 gare in Formula Renault. Peter Sauber insiste e alla fine si decide di rilasciargliene una a tempo. Addirittura all’ingresso del paddock a Melbourne non vogliono farlo entrare poiché ha dimenticato il pass in albergo e gli addetti pensano si tratti solo di un ragazzino. I dubbi sulle sue capacità svaniranno subito dopo la prima gara: Kimi si qualifica al tredicesimo posto in griglia e termina la sua prima gara al sesto posto conquistando già i primi punti mondiali. In quel weekend ha luogo un altro siparietto: pochi minuti prima del via Kimi scompare. Tutti lo cercano ma lui non si trova. Alla fine lo trovano sdraiato nella stanza dei piloti sotto il tavolo, gli dicono che mancano dieci minuti al via e lui risponde glaciale: “ok, datemi altri tre minuti”. Poi va in pista e arriva subito sesto. Kimi chiude la sua prima stagione al decimo posto in classifica dietro al compagno di squadra Nick Heidfeld, con due quarti posti in Austria e Canada come migliori risultati.

Velocissimo con la Mclaren
A fine stagione attira le attenzioni di Ron Dennis, boss della Mclaren. L’inglese deve sostituire Mika Hakkinen, che ha deciso di ritirarsi a fine stagione. Il sodalizio tra i due piloti finlandesi è molto forte e dopo la benedizione di Schumacher arriva anche quella di Mika. Nel corso della stagione 2001 Hakkinen sarà per lui un mentore, che si spenderà per lui per fargli prendere il suo posto e infatti per il 2002 Kimi firma per il team anglo-tedesco accanto a David Coulthard. Con la Mclaren-Mercedes, Raikkonen rimane per 5 stagioni fino al 2006. Probabilmente sono gli anni che mostrano il massimo del suo potenziale velocistico. Nel 2002 conquista i suoi primi podi senza però riuscire ancora a vincere a causa di problemi di affidabilità ma nel 2003 arriva l’anno della svolta. Kimi contende fino all’ultimo il campionato a Michael Schumacher, perdendolo solo per due punti. Durante l’anno conquista la sua prima vittoria in Malesia che rimarrà l’unica della stagione ma avrà un rendimento molto regolare andando quasi sempre a podio. La lotta per il mondiale è una lotta a tre, con Michael Schumacher e Juan Pablo Montoya. Il colombiano esce dai contendenti alla penultima gara e a quel punto solo Kimi può togliere il mondiale a Schumi. Il tedesco tuttavia regge e riesce a conquistare l’unico punticino per chiudere i giochi ma intanto è nata una stella. Dopo un 2004 da incubo costellato da enormi problemi di affidabilità e una sola vittoria in Belgio, Raikkonen torna a lottare per il mondiale nel 2005. La MP4/20 è una delle Mclaren più veloci di sempre ma è molto fragile. Kimi contende il mondiale a Fernando Alonso e alla Renault fino al terzultimo appuntamento, vince il confronto con il nuovo compagno Juan Pablo Montoya e vince ben 7 gare durante l’anno, bissando di nuovo la vittoria in Belgio sul bellissimo circuito di Spa. E proprio a Spa nascerà una leggenda poiché su questo storico e splendido circuito da università della guida vincerà ben quattro volte in carriera, due volte con la Mclaren e due con la Ferrari. Sempre nel 2005 Kimi mette in mostra forse la più bella gara della sua carriera. A Suzuka, con Alonso già campione, Kimi riesce a vincere partendo dalla diciassettesima posizione, facendo incetta di sorpassi e sverniciando campioni come Schumacher e lo stesso Alonso. All’ultimo giro davanti ha solamente l’altra Renault di Fisichella: la punta, finta a destra, poi a sinistra dove lo sorpassa con un memorabile sorpasso all’esterno della prima curva. Una prestazione sensazionale che a guardarla ancora oggi mette i brividi e che gli restituisce la beffa del Nürburgring di qualche mese prima dove aveva perso la gara all’ultimo giro per un cedimento della sospensione.

La consacrazione in Ferrari
Tuttavia Kimi è stufo dei problemi di affidabilità della Mclaren che già gli hanno precluso due mondiali che avrebbe potuto vincere. Per il 2006 vuole l’auto giusta ma l’ultima stagione con il team di Woking si rivelerà un flop: diversi podi, quinto a fine anno dietro ai piloti Renault e Ferrari, zero vittorie. E’ nell’inverno 2005-2006 che la Ferrari decide di puntare su di lui, o meglio, Michael Schumacher e Jean Todt. Montezemolo vorrebbe Alonso dopo il ritiro già pianificato di Michael ma Briatore lo ha blindato. A fare il colpo di mercato sarà Ron Dennis, il quale riesce a strapparlo a Briatore per il 2007. Tuttavia a Todt non sono piaciute alcune dichiarazioni dello spagnolo e il manager francese è categorico: mai Alonso finchè io sarò in Ferrari. Infatti lo spagnolo arriverà a Maranello solo dopo la sua uscita di scena. Viene quindi chiesto un parere a Kaiser Schumi che indica il finlandese come suo successore. A quel punto è fatta.
Il Mondiale del 2007
L’eredità con la quale Raikkonen si trova a fare i conti è immensa e pesantissima: deve sostituire Schumacher che ha vinto con la Rossa ben 5 titoli mondiali oltre ai 2 con la Benetton per un totale di 7 e le aspettative sono altissime. Alla Ferrari trova Felipe Massa, un brasiliano veloce e simpatico sui cui però la Ferrari ancora non punta molto. L’esordio in Rosso è fulminante: pole e vittoria a Melbourne. Poi arrivano altri due podi ma da Barcellona in poi Kimi si trova in difficoltà. Fatica nella messa a punto, Massa lo sovrasta in qualifica e in gara e la stampa lo massacra. Il suo carattere, chiuso e poco comunicativo con i media, peggiora la sua percezione sulla carta stampata e nasconde, se non un disprezzo, una avversità latente nei confronti dei giornalisti. In più nel 2007 è esploso il fenomeno Hamilton. Il giovane inglese al debutto sta mandando al manicomio Fernando Alonso e nonostante la Ferrari abbia l’auto migliore, la coppia Mclaren comanda entrambe le classifiche. Il distacco è notevole ma da luglio in poi Kimi ritroverà il feeling: vincerà 6 gare in tutta la stagione, più di chiunque altro. Il 2007 è una delle stagioni più belle della storia, quattro piloti e due squadre a giocarsi il mondiale: Raikkonen, Massa, Alonso e Hamilton. Ferrari e Mclaren. E’ l’anno della spy-story, che riscalderà ancora di più gli animi. Dei quattro contendenti sembra favorito il duo Mclaren, mentre il duo ferrarista in classifica è molto staccato. Nel rush finale delle ultime gare il primo a uscire dalla lotta è Felipe Massa. A Monza, dopo un ritiro dovuto a un guasto, la Ferrari decide di puntare tutto su Kimi. Il brasiliano, quindi diventerà la sua spalla. In Giappone, terzultimo appuntamento, Alonso va a muro mentre Hamilton trionfa e Kimi rimonta dalle retrovie fino al podio. Sembra fatta per Lewis ma saranno i due ultimi appuntamenti a ribaltare tutto. In Cina Hamilton compie un clamoroso errore ritardando troppo la sosta con le gomme usurate. Prima viene sorpassato da Raikkonen e poi finisce clamorosamente nella ghiaia mentre percorre la corsia box. Il finlandese vince e i punti della vittoria sono una boccata d’ossigeno che riapre completamente il mondiale. Il distacco ora è di 7 punti, che con il vecchio sistema di punteggio non sono pochi. Si arriva quindi in Brasile a Interlagos, periferia di San Paolo. A dominare in prova è l’idolo locale Felipe Massa, che qui ha vinto l’anno precedente. La Ferrari appare velocissima e le gerarchie sono stabilite: Felipe deve aiutare Kimi per il mondiale. A Hamilton basta arrivare quarto dietro agli altri contendenti per diventare campione. E’ sabato, Massa va in pole, poi Hamilton, Raikkonen e Alonso. Kimi non sembra provato, sembra come suo solito un po’ distaccato, ma neanche pessimista: “Non è finita, non c’è ragione di smettere di provarci”, dichiara alla stampa e in tv. Domenica si accendono i semafori: pronti, via e Massa scappa in testa mentre Raikkonen passa subito Hamilton. Anche Alonso supera l’inglese e a quel punto Lewis cerca di resistere ma la paga cara: tira la staccata ad Alonso ma vola fuori pista. Quando rientra è ottavo. Nulla è perduto ma l’inglese è nervoso. Pochi giri dopo la sua Mclaren rallenta vistosamente e viene sfilata da tutto il gruppo: problema elettronico. Dai box riescono a resettarlo ed Hamilton si lancia in una disperata rimonta. Intanto ai primi due posti le Ferrari fanno il vuoto. Volano via che è un piacere, Massa è in stato di grazia e Kimi lo segue da vicino ma al finlandese serve il primo posto per vincere. Alonso, in terza posizione, nulla può. Dopo la seconda sosta Massa si fa da parte e si mette a guardare le spalle al compagno. Hamilton ha rimontato fino al settimo posto ma non basta. Davanti ha le due BMW e la Williams di Rosberg ma è troppo staccato. Il miracolo sembra prendere forma. Il pilota finlandese, che tante volte era andato vicino al mondiale, che tante volte era stato giudicato ingiustamente inadeguato da una stampa italiana che non sopportava la sua franchezza, questa volta è campione del mondo davvero. Appena taglia il traguardo, il suo ingegnere di pista gli dice “Ok, it’s all over, it’s all over, Hamilton seventh, by my calculations we win the championship by one point”. La vittoria di Interlagos è una delle più belle vittorie Ferrari, al cardiopalma fino all’ultimo secondo, dopo una stagione difficilissima, un distacco in classifica pesantissimo, un pilota sotto accusa che però alla fine è uscito alla distanza con ogni merito. Il 21 ottobre 2007 a San Paolo è festa grande. L’erede di Schumi ha vinto più gare di tutti, fatto più punti di tutti e ha proseguito la striscia di successi del suo predecessore.

Il primo (falso) ritiro, la rinascita Lotus e il ritorno in Rosso
Gli anni successivi al mondiale, per il finlandese, sembravano anni di riconferma assoluta. Nelle prime gare del 2008, con una monoposto velocissima, Kimi pare lanciatissimo verso il suo secondo titolo mondiale. Nessuno sembra fermarlo: Massa è annichilito e commette troppi errori, Hamilton lo vede solo da lontano, Alonso è tornato in una Renault che non è più quella di una volta. Ma da Monaco in avanti le cose si complicano. Kimi è vittima di alcuni incidenti e alcuni guasti tecnici e arriva a Hockenheim di nuovo in testa al mondiale a pari punti con Massa ed Hamilton e due vittorie in Malesia e in Spagna. La Ferrari ha però deciso di seguire il brasiliano nello sviluppo della vettura e questo si rivelerà un errore. Il finlandese mal sopporta le modifiche fatte per Felipe e quando la squadra decide finalmente di ascoltarlo è troppo tardi. Kimi ormai è troppo staccato in classifica ed è ridotto a spalla di Massa. La stampa ne approfitta per attaccarlo mentre lui si mette a disposizione di Massa, ma non basterà poiché il brasiliano perderà il mondiale contro Hamilton. Nel paddock iniziano a circolare voci che lo vorrebbero sostituito da Alonso. Kimi farà ancora un’altra stagione con la Ferrari ma le prestazioni della Rossa nel 2009 saranno deludenti. Massa si infortuna a Budapest e finisce in ospedale non completando la stagione e Raikkonen si troverà ad essere di nuovo il faro del team ma quando ormai è troppo tardi. Nelle ultime gare da capitano della Rossa la porta sul podio per ben quattro volte consecutive tra cui una sul gradino più alto: ovviamente a Spa, la sua quarta e ultima vittoria in Belgio.

Alla Ferrari a fine 2009 viene annunciato Alonso e per il 2010 sembra certo il suo ritorno in Mclaren ma qualcosa si inceppa e a Woking alla fine prendono il campione 2009 Jenson Button. Kimi non vuole team di secondo piano e decide quindi di ritirarsi. Si dedicherà ai rally con la Citroen e proverà anche il campionato NASCAR. La sua carriera in Formula 1 sembra finita ma a fine 2011 viene contattato da Gerard Lopez, proprietario di un fondo lussemburghese che detiene il marchio Lotus. Il manager ha acquistato il team Renault e vuole Kimi come prima guida accanto all’arrembante Romain Grosjean. Il finlandese accetta con uno stipendio commisurato ai punti conquistati. La stagione 2012, quella del rientro, è una bellissima sorpresa, che gli permette di fare incetta di podi, il terzo posto in campionato dietro ai soli Vettel e Alonso e una vittoria ad Abu Dhabi di cui rimarrà memorabile il suo rimprovero al team con la frase: “Leave me alone, I know what to do”. Il 2013 sembra partire ancora meglio con una vittoria a sorpresa nella prima di campionato in Australia. Partendo settimo e con una sosta in meno, riesce a beffare Alonso e Vettel. La stagione prosegue con diversi podi e Kimi è a lungo secondo in campionato dietro al lontanissimo Sebastian Vettel. Le sue ottime prestazioni però, portano quasi alla bancarotta il team, che gli aveva offerto un contratto parametrato sui punti che però non si pensava ne sarebbero arrivati così tanti. A un certo punto smettono di pagargli lo stipendio e nello stesso momento la Ferrari lo cerca per affiancarlo ad Alonso e sostituire Massa. Kimi torna quindi alla Ferrari ma il primo anno del ritorno è disastroso: la F14T è lentissima e solo Alonso, anche se in rotta con il team, riesce a portarla sul podio. Kimi ottiene solo un quarto posto, ovviamente a Spa. Le cose migliorano nel 2015 con l’arrivo di Sebastian Vettel, con il quale il finlandese ha sempre avuto un ottimo rapporto. In quattro anni di coabitazione il tedesco e il finnico costruiranno un’ottima macchina d’assalto al titolo mondiale che sfocerà nei due mondiali persi del 2017 e 2018. Nel 2017, Kimi a Monaco torna in pole dopo tanti anni e chiude secondo dietro al compagno mentre in Ungheria difende strenuamente le spalle al suo capitano con problemi di sterzo, firmando una clamorosa doppietta. Emblematico nel corso di quell’anno, l’episodio avvenuto a Barcellona con un piccolo tifoso che piange in tribuna per l’incidente al via che ha eliminato il suo idolo. Tornato ai box, Kimi vede le immagini del suo piccolo fan ripreso dalle televisioni e la Ferrari lo va a cercare in tribuna per fargli incontrare il pilota nei box. Al bambino si illuminano gli occhi e le immagini fanno il giro del mondo. Un uomo di poche parole ma che quando voleva sapeva mostrare il suo lato più umano, tenuto gelosamente nascosto alle telecamere, probabilmente per una qualche forma di fragilità interiore. Iceman per tutti, ma meno gelido nel profondo. Anche nel 2018 fa da scudiero al compagno, firma la sua ultima pole a Monza che purtroppo non riesce a tramutare in vittoria ma soprattutto torna a vincere dopo cinque anni. Kimi conquista la sua ultima vittoria il 21 ottobre 2018 ad Austin, nel Gran Premio degli Stati Uniti. Supera Hamilton al via e lo tiene dietro per tutta la gara, chiudendo ogni tentativo di sorpasso. Lo stesso fa con Verstappen che nella seconda parte di gara rinviene alle sue spalle. Alla fine dell’anno la Ferrari promuove Charles Leclerc, lui saluta la Ferrari augurando al team il titolo mondiale e rincara la dose nel 2021 quando dichiara: “Vorrei non essere ricordato come l’ultimo campionde del mondo Ferrari”. Intanto riesce a trovare posto alla Alfa Romeo Sauber, il team erede di quello con cui ha debuttato.

Ritorno alle origini
Negli ultimi tre anni con il team elvetico ha contribuito a far crescere la squadra, a fare da mentore al giovane Antonio Giovinazzi e soprattutto a divertirsi. Perché lui ha sempre corso per quello, il piacere che prova guidando una monoposto. Probabilmente avrebbe potuto vincere più di un mondiale, la sua guida è ancora cristallina e non ha nulla da invidiare agli Hamilton, ai Vettel e agli Alonso ma lui è fatto così, un talento purissimo, una velocità assoluta ma allo stesso tempo un under-dog. Un quasi-outsider, un campione romantico ma non un dominatore, una apparenza gelida ma un animo molto più caloroso, celato ai media ma non alle persone che gli sono vicine, una schiettezza e correttezza in pista che pochi hanno dimostrato. Mai una polemica aperta, mai una lite con un compagno di squadra, e si che ne ha avuti di scomodi, insomma lui, Kimi Raikkonen.
