La solita Lazio nella solita, maledetta Ferrara: 2-1 Spal in rimonta
IL TABELLINO:
SPAL (3-5-2): Berisha; Vicari, Cionek, Tomovic (80′ Felipe); D’Alessandro (73′ Sala), Missiroli, Murgia, Kurtic, Reca (62′ Strefezza); Petagna, Di Francesco. A disposizione: Floccari, Igor, Jankovic, Letica, Moncini, Paloschi, Thiam, Valdifiori, Valoti. Allenatore: Semplici.
LAZIO (3-5-2): Strakosha; Patric (48′ Vavro), Acerbi, Radu; Lazzari, Parolo, Leiva (68′ Milinkovic), L.Alberto, Lulic; Immobile, Caicedo (68′ Correa). A disposizione: Anderson, Bastos, Berisha, Cataldi, Guerrieri, Jony, Marusic, Proto, Silva. Allenatore: Inzaghi.
ARBITRO: Calvarese di Teramo.
MARCATORI: 16′ su rig. Immobile (L), 63′ Petagna (S), 92′ Kurtic (S)
NOTE: Ammoniti Tomovic, Missiroli, Strefezza, Di Francesco (S); Patric, Radu, Acerbi (L). Recupero: 7’pt – 6’st. Calci d’angolo 8-5 per la Spal.
LA PARTITA:
Ad aprile la disfatta di Ferrara frenò bruscamente le ambizioni Champions di una Lazio che ci arrivava (virtualmente) da quarta in classifica dopo aver battuto l’Inter a San Siro; a conti fatti quella prestazione apatica e la follia di Patric (ieri cabalisticamente riproposto da Inzaghi nell’11 di partenza) costarono ai biancocelesti l’agognato obiettivo. Cinque mesi dopo la Lazio torna al Mazza e si riscopre fragile, incompiuta e forse incompleta. La nuova (vecchia) Lazio, per i più una versione restaurata e addirittura migliore della mirabolante 2017-2018, cade sotto i colpi di una Spal modesta ma battagliera, feroce e vogliosa di prendersi i primi tre punti della stagione contro una grande o presunta tale. Inzaghi fa turn over, lascia fuori Milinkovic e Correa per Parolo e Caicedo, dietro Patric preferito a Vavro per sostituire Luiz Felipe sul braccetto di destra. E il problema non sta nelle esclusioni, perché di fatto la Lazio inizia alla grande, con Caicedo che all’8′ continua la (s)fortunata saga dei pali e al 12′ si conquista un rigore trasformato da Immobile. Il controllo è pressochè totale, la Spal non tira mai, né dentro né fuori lo specchio. La Lazio invece sciupa; Immobile si incarta, Acerbi si fa fregare dal sole su un’ottima occasione da corner, Caicedo, forse deluso per il legno, decide di non provarci più e la passa a Immobile anche quando è a cinque metri dalla porta. Si va negli spogliatoi con un 1-0 che, come al solito, sta strettissimo ai capitolini. Non fosse altro perché lasciava presagire che qualcosa potesse andare storto. Qualcosa, o tutto. La Lazio, di fatto, dagli spogliatoi non esce, e Semplici, con un semplicissimo cambio di modulo (4-4-2) e l’ingresso del super carneade Strefezza si prende i 3 punti. Petagna pareggia al 61′ su azione d’angolo, con i difendenti laziali a guardarlo coordinarsi senza nemmeno accennare un intervento; Inzaghi mette dentro i big (Correa e Milinkovic) ma nessuno se ne accorge. La Lazio non abbozza una reazione, non riesce a costruire gioco, non sembra in grado di rendersi pericolosa. I vecchi saggi del pallone dicevano che bisogna almeno cercare di non perdere le partite che non si possono vincere, ma alla Lazio gli insegnamenti degli antichi non piacciono, con buona pace del classicista Lotito. E così si consuma un’altra disfatta, con Kurtic che al 91′ finalizza un contropiede spallino partito dopo uno sterile fiato offensivo biancoceleste.