Weinstein | Show-biz, sessuomanie firmate Usa e pentimenti all’italiana
Come si chiama quel produttore americano della celluloide che al momento fa parlare di sé tutti i siti di gossip? Un momento, chiediamo aiuto a Google: ecco, il suo nome esatto è Harvey Weinstein, un po’ difficile da ricordare. E non ce ne facciamo un cruccio se, malgrado questo signore sia il più noto magnate dell’industria americana dello spettacolo, non ne conoscevamo nemmeno l’esistenza.
È successo che un nuovo Sexgate sta rimbalzando in Usa da un tabloid all’altro in cerca di vendite straordinarie. Mr. Harvey (65), “porcellum” ante litteram tra quei produttori che esigono l’obolo di prammatica da quelle stelline emergenti in fase di carriera, ce l’ha per vizio inveterato, affetto com’è da una vera e propria malattia poi non tanto rara, la sessuomania.
Pover’uomo, se la sta passando davvero brutta nel suo entourage hollywoodiano, dove tutti l’hanno abbandonato, moglie, figli, amici. Il mogul, gigante dello spettacolo, i cui tratti del volto appesantito dagli stravizi avvalorano in certo modo le teorie lombrosiane, ha deciso di ricoverarsi in qualche clinica, forse specializzata… in interventi “demolitori” indolori e definitivi…
Battute a parte, in effetti cosa è successo? Dalle ultime denunce a suo carico, è uscita fuori a scoppio ritardato una nutrita schiera di signore del mondo dello spettacolo (al di qua e al di là delle Colonne d’Ercole), le quali hanno preso al volo l’occasione per lanciarsi in dettagliate narrazioni sulle molestie o sugli stupri subiti dall’orco lascivo durante il loro travagliato percorso artistico.
Docce profumate e tavoli traballanti
Nel caso di stupro, il copione comune a tutti i racconti era l’invito da parte di Weinstein nella stanza di qualche albergo ove sarebbero state “costrette” a prestazioni affettuose di carattere non esattamente platonico, tipo quelle intercorse nel lontano 1998 tra l’ex Presidente Clinton e la stagista Monica Lewinsky.
Ma in questo caso – va messo in chiaro – il rapporto fu del tutto consenziente e le performance usavano avvenire sotto lo schermo di questo o tal’altro tavolino dell’ampia Stanza Ovale alla Casa Bianca. Ognuno fa le sue scelte… chi in una stanza d’albergo sotto gli effluvi di una doccia profumata e successivo massaggio propiziatorio, chi – come Presidente degli Stati Uniti – al riparo di un tavolo magari traballante. E Hillary Clinton seppe perdonare il suo Bill, pur pesandogli la fronte. Una bella mossa politica.
Una storia pubblica
In tutta questa faccenda “boccaccesca” (ma quanto ci viene incontro l’autore del Decamerone!) va detto che tra Asia e Weinstein non fu un episodio “mordi e fuggi”. La storia tra l’allora ventenne italiana e l’ancor giovane produttore (allora 45enne e sposato) pare che ebbe inizio durante un meeting promosso in un albergo dalla casa di produzione Miramax e che Weinstein abbia fatto salire nella sua stanza la bella italiana con la scusa di un massaggio rilassante.
Colà, la giovane Argento, piuttosto timida e sprovveduta, non seppe difendersi dalle imperiose “costrizioni” del potente mogul. Ma, poi, gli incontri ebbero a ripetersi trasformandosi in una relazione abbastanza duratura, con sostanziosi regali in fiori e oggetti preziosi anche dopo che Asia mise un punto alla storia. È da aggiungere che, a quel momento, la loro intesa era di pubblico dominio in Usa, come risulta da foto abbastanza rare ed eloquenti, laddove Asia – di fronte al flash dei fotografi – abbandonava il capo sulla spalla del produttore in modo assai arrendevole.
Oggi Asia si dichiara pentita di quella relazione. Ma perché pentirsi? Gli errori si fanno più facilmente a vent’anni ma anche ben oltre e ad assolverci è solo la nostra coscienza. Gli errori veri sono quelli compiuti nei confronti degli altri, quelli sì sono imperdonabili. E la smettano le varie starlette in cerca di pubblicità che nei talk-show si fanno in quattro ad ergersi paladine della morale, quando ne hanno fatte più di Carlo in Francia.
Lo stupro è uno dei reati più riprovevoli e noi donne dobbiamo difenderci con le unghie e coi denti e denunciare, denunciare, denunciare. Ma, nel caso in questione, quando un uomo ci invita nella sua stanza d’albergo (ed è capitato a tutte le belle donne) non mi si venga a parlare di inconsapevolezza, come se ci attendesse la recita di un mantra. Mantra sì, ma tutt’altro che verbale.
Angela Grazia Arcuri