… eh già, è proprio di te che voglio parlare, Enzo, di te che mi facevi ridere con le tue canzoni che poi, riflettendoci mi facevano emozionare e discutere e, a volte, piangere …
vedendo in TV sul 3° canale “OMAGGIO A ENZO IANNACCI “ ascoltavo le tue canzoni, alcune, ci sarebbero voluti giorni, forse mesi, per trasmetterle tutte, le cantavano alcuni dei tuoi amici più cari, tanti altri non ci sono più e tu ora,di sicuro li hai ritrovati e sei con loro a cantare, a ricordare …
Le tue canzoni all’apparenza così leggere da sembrare anche, a volte stupide, ma non lo sono affatto, ricche tutte di verità, la verità della gente semplice, buona, piena di sogni e di speranze, quella sincera,
quella proprio come te, quella che spera ancora che qualcosa cambi, ma si ritrova sempre tra le stesse cose, gli stessi problemi , ma che conserva dentro, nonostante tutto, tante speranze e crede che la vita possa cambiare, che la gente possa cambiare, che il mondo possa donare ancora un sorriso e poi guardavo tuo figlio, così simile a te nel fisico, nel volto, nel sorriso, nell’entusiasmo, perfino lo stesso timbro vocale tuo, lo stesso colore fonetico, così simile a te, così uguale, così uguale a suo padre.
Guardavo e mi chiedevo il motivo per il quale tuo figlio era lì a omaggiare il suo grande papà mentre tu non ci sei più accanto a lui, o meglio, perché fosse in televisione nello stesso momento in cui tu sei in una fredda bara e aspetti che domani ti accompagnino all’ultima tua dimora terrena, non mi ero accorta della scritta che passava in sovraimpressione con la data della registrazione della trasmissione: 2011, e non capivo perché continuavano ad aspettarti in trasmissione Caro Enzo, con te è morto un grande uomo, un grande artista, ce l‘hai trasmessa tutta la tua grande umanità quando le parole divenivano canto e le tue canzoni erano l’arte di cui ti facevi portavoce , parole che si accompagnavano alla musica, che parevano ironia, ma invece racchiudevano significante e significato di tutta l’asprezza, l’indifferenza umana davanti al dolore e alla pietas tua per chi era in difficoltà di fronte ad una vita fatta di stenti, di dolore, di malattia … Una volta avevi rilasciato un ‘ intervista in cui asserivi che, da medico, ti trovavi in difficoltà quando eri davanti ad un un paziente a cui dovevi spiegare perché doveva morire e non sapevi trovare le parole “… come faccio a spiegargli che sta per morire, con quali parole glielo dico, lo guardo negli occhi e non so imbrogliarlo …” quelle parole e il modo in cui le dicevi mi commossero molto, in quel periodo avevo lo stesso problema: neppure io trovavo le parole e continuavo a guardare mia madre molto grave e alla fine della sua corsa vitale, con gli stessi occhi pietosi che avevi tu.Tu caro Enzo, eri un uomo instancabile ed eclettico e multiforme: medico praticante, cardiologo, in Sudafrica eri nell’equipe del famoso dottor Barnard, pioniere dei trapianti di cuore osservatore del mondo che ti circondava, della gente e attento ad ogni evenienza da cui prendevi spunto nel tuo mondo di uomo di spettacolo per sottolineare la sofferenza dell’uomo e il suo grave senso di disagio che i tuoi apparenti non sense sottolineavano, raccontando la disperazione dell’uomo colorandola di quell’ umorismo che serviva solo ad alleggerirne la disperazione.Voglio ricordarne una per tutte “VENGO ANCH’IO, NO TU NO!“ sulle cui note tutti abbiamo tanto riso, ma che altro non era che il canto della disperazione di chi viene emarginato, allontanato dalla società dei fortunati,dalla società del benessere.
Chissà come ci avresti raccontato la turbinosa situazione politica attuale, caro Enzo la tua malattia non ti ha dato modo di farlo, troppi dolori fisici ti hanno fiaccato , eppure te ne sei andato silenziosamente, discretamente, come tutta la tua vita è sempre stata e il mio pensiero va a tuo figlio Paolo, quel meraviglioso figlio di cui tu eri innamorato, te lo si leggeva negli occhi quando stasera in trasmissione lo guardavi e, non so se se ne sono accorti, c’è stato un momento in cui lui aveva una lacrima che subito ha nascosto, e si leggeva nei suoi occhi e soprattutto in quell’abbraccio con cui ti ha accolto sul palco, quanto amore c’è per il suo papà che, di sicuro non lo lascerà mai solo e a cui saprà dare la forza di andare avanti, nonostante il vuoto che tu gli lasci. Ciao Enzo.
Maria Teresa Manta
31 marzo 2013