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Quel gabbiano infreddolito non voleva andarsene dal fumaiolo della Cappella Sistina. Lo aspettava. Forse sapeva che di lì a poco sarebbe arrivato un novello Francesco, forse voleva riudire la voce amica del Poverello di Assisi che seppe far tacere il canto degli uccelli nella famosa Predica dei suoi “Fioretti”.
E il fil di fumo è arrivato, prima sottile poi una nuvola avvolgente di ovatta bianca, bianchissima, un po’ troppo calda col rischio di bruciarsi le penne, dall’ esalazione chimica del perclorato di potassio un po’ troppo fastidioso per un gabbiano, un po’ troppo profumato dalla “colofonia” estratta dalle resine delle conifere, lui, un uccello abituato agli odori salmastri del mare, alla bionda umidità del Tevere. Si sarà spostato più in là sui tetti della Piazza per vedere se il nuovo Papa somigliasse in qualche modo al suo Santo predicatore degli uccelli. Crediamo non sia stato deluso.
Il primo Francesco della storia del papato, una volta di fronte a quella moltitudine di gente sotto i suoi occhi, sotto di sé, ha avvertito il tumulto interiore per quella grande responsabilità che andava a sobbarcarsi. E’ stato un attimo interminabile di sconcerto, di sorpresa, di fronte alla realtà di quell’ impatto. Quasi dimenticava di doverla salutare, tutta quella gente che aspettava un suo cenno, un suo gesto. Poi, ha alzato la mano un po’ trepidante ed ha detto: “Fratelli e sorelle, buonasera!”, come una persona che entra in punta di piedi a casa di amici per la prima volta. Non il saluto da un pulpito, ma una frase semplice e amichevole che lo ha subito messo in contatto vivo con la gente, creando una subitanea empatia tra lui e la folla. E man mano che andava avanti con le parole, il saluto a Papa Ratzinger, la benedizione richiesta su di lui, quella folla sembrava affascinata come gli uccelli dei Fioretti di San Francesco.
La macchina mediatica di tutto il mondo è in moto per Jorge Mario Bergoglio, l’argentino di origini piemontesi venuto “dall’altro capo del mondo”. A soli pochi giorni dalla fumata bianca, lo stiamo scoprendo. E’ lui stesso che si fa scoprire, con l’incursione inaspettata del mattino dopo alla Basilica di Santa Maria Maggiore per una preghiera alla Madonna della Neve, con l’omelia del pomeriggio alla Cappella Sistina ai cardinali togati di rosso . Avranno sussultato sotto le loro papaline vermiglie al discorso pacato ma assai diretto del nuovo Papa, che non la manda a dire sul cammino che la Chiesa deve necessariamente percorrere per edificare e non allontanare il mondo dalla fede.
Così stiamo scoprendo minuto per minuto che al soglio di Pietro è arrivato un uomo che, se potesse, se ne andrebbe liberamente in giro per Roma con gli autobus dell’Atac e la metropolitana e che la domenica si mischierebbe volentieri ai tifosi dello stadio olimpico. Francesco Totti esulterà per questa omonimia! E soprattutto Maradona si ripromette di chiedere un’udienza per parlare direttamente in spagnolo di calcio e dintorni col suo Papa argentino.
Niente limousine, niente croci d’oro. La sua è una spartana croce pettorale di metallo, nemmeno d’ argento. Lui è un Papa che “vuole pagarsi il conto”, quello che aveva prenotato il volo per Roma andata/ritorno perché non gli aveva nemmeno sfiorato il pensiero che dovesse restarsene all’ombra del Cupolone. Lui viene dal Paese delle favelas, dove la povertà la tocchi con mano e dove le disuguaglianze sono forti. Il Governo argentino ha storto il naso alla sua elezione perché vede in lui un’oppositore.
Ecco dunque un gesuita, e sembra una contraddizione, che ha voluto accogliere nella vecchia casta religiosa di potere – d’altronde da tempo rinnovata – lo spirito di San Francesco. E vuole seguire la sua linea come voleva il Santo Patrono d’Italia: dare una svolta alla Chiesa senza distaccarsi dalle linee guida del Cattolicesimo contro gli attacchi della secolarizzazione.
“Buona notte e buon riposo” è stato il saluto di commiato dalla folla di San Pietro la sera del 13 marzo. Chi ci ha regalato Papa Francesco? Forse il presagio del gabbiano viaggiatore, magari venuto dal lago di Castelgandolfo. Forse le preghiere di Benedetto XVI … forse il Padreterno.
Angela Grazia Arcuri
Roma, 15 marzo 2013