Guerrieri in erba e carcere minorile
A volte accade che per gioco si diventi maledetti per forza, personaggi da copertina, destinati alla notizia che fa male, quella che rende monca l’età.
Articoli a effetto dipingono un giovane in un delinquente incallito, un martello che sbatte incessantemente sull’incudine, mentre continua a commettere reati, azioni di rilevanza penale, comportamenti platealmente violenti, come a voler mantenere alto il livello di scontro: quando il “successo” è stato raggiunto, è complicato abbandonare il cappio allacciato stretto al collo.
Leggo le imprese di questo ragazzo, una punteggiatura esplosa dentro il suo quartiere, implosa nel carcere minorile che lo ha inghiottito. La sua furia travestita di impavida baldanza, risultato della fascinazione per il mito, inconsapevole delle gambe corte di una storia giunta al suo termine, che non è la sua né lo sarà mai.
Righe su righe di intenzioni a essere ciò che non si è, non si deve essere, a imitare qualcuno che appare una fotografia sbiadita, attore di una partitura consumata e perciò illeggibile. Un film visto troppe volte, una pellicola visionaria della botta di adrenalina, il profumo dello scettro e della corona, invece si tratta del tintinnio dei ferri ai polsi, che legano e recidono le speranze. Soprannomi e diciture sui registri delle matricole carcerarie, cuori prigionieri in un recinto di sogni maldestramente umiliati.
Rammento un altro piccolo ribelle, altri domiciliati a tempo indeterminato negli istituti minorili, giovani contro tutto e tutti, senza il coraggio di osare ragionare sull’amore e sulla coscienza, al di là del muro di cinta e al di qua delle catene invisibili che mordono le emozioni. Ricordo quel minore che brucia la cella, mena l’Agente di Polizia Penitenziaria, non è più il bullo di prima fila del suo quartiere, è un ragazzo che dalla trasgressione, dalla regola infranta, ha rotto gli argini di ogni tutela, se tutele e garanzie ci sono mai state: l’ingresso nel vicolo cieco denominato devianza è avvenuto, così l’incontro con il denaro facile, la roba da calare giù, la violenza quale strumento di difesa e di offesa per sopportare il peso dei limiti e dei bisogni inascoltati.
Ci sono i miti di cartone, gli eroi dei fumetti a fare la differenza per non indietreggiare, per tentare illusoriamente di rimanere un passo avanti alla paura di non farcela. Don Gino, il prete amico di tanti detenuti dagli anni corti, nello sguardo di quel minore ha colto un sorriso, una luce, una possibilità da afferrare a piene mani. La penso anch’io come quel Cappellano; a quattordici anni non c’è capacità “formata” di assumere una responsabilità, di interpretare il bene e il male, di fare delle scelte di libertà, da non confondere con una libertà prostituta da pagare, umiliare, ferire. “Il piccolo Vallanzasca”, ognuno inventa, crea nuova carne da macello, imputare ai mass media gli effetti devastanti di questa operazione è troppo semplicistico, è una cultura di massa che disegna l’agire quotidiano di una intera società.
Come allora accadde a quel ribelle che ho avuto la sfortuna di conoscere, anche a quest’altro imbizzarrito sta per essere bruciata l’erba sotto i piedi, e non ci sarà giustificazione plausibile ad attenuare la condanna: non avere provato ogni ulteriore tentativo per accompagnare chi ancora è troppo giovane per risultare una sequenza violenta da significare un’esistenza irrecuperabile.
Il piccolo ribelle è gia inquadrato tra le schiere dei coetanei dai passi perduti, dentro un domani squallido di giorni rotti dalla galera, ciò non può e non deve farci muovere un sentimento di pietà abilmente istillato, che comporterà un’accettazione di quanto sta accadendo.
Non conosco il seguito di questa storia, forse ce la farà a ritornare indietro per tempo, tanti riferimenti certi stanno accorciando le distanze per aiutarlo, quell’altro adolescente di tanto tempo fa non ebbe la fortuna di incontrarla questa mano tesa, o forse non l’ha neppure intravista, rendendolo provvisorio alla vita e alle tante tragedie sopraggiunte.
Vincenzo Andraous
20 ottobre 2012