Nell’ instabilità del presente, là dove il caos mediatico rischia di mandare in tilt il nostro bagaglio neuronale, cosa facciamo per difenderci?
Nella sfera pubblica, da un po’ di tempo si assiste ad una precisa tendenza dei mezzi di comunicazione. Quella cioè di riproporre all’attenzione della gente le storie di certi personaggi che contrassegnano il significato di un’epoca o di semplici persone che, nelle loro peculiarità umane o ambiti professionali, siano di sprone ed esempio di atti di coraggio, sacrificio e capacità costruttive. Si vuole contrapporre l’immagine virtuosa in antitesi con quella della corruzione dilagante, in contrasto con alcuni principi etici frutto del relativismo moderno e risvegliare gli animi assopiti, sfiduciati e, soprattutto, immemori.
Ecco perciò il risorgere delle memorie, un modo per difenderci dagli attacchi di quanti vogliono azzerarle, quelle memorie, che costituiscono l’identità e la salvezza di ogni civiltà esistente. Oggi, e lo tocchiamo con mano, la maggior parte della gente si sente deprivata di un’identità, vagola nel provvisorio, appigliandosi alla fragilità delle inconsistenze.
Nella sfera personale, tutti di noi avvertiamo il bisogno di pacificare le nostre ansie, di rassicurare la nostra autostima spesso tentennante, andando a rovistare nei cassetti della memoria, dove troveremo ciò che eravamo, bello o brutto che sia, ma che ci offre la sintesi del presente, la ragione di ciò che oggi siamo. E conoscere quella ragione è già assai confortante, come una luce che ci incoraggia a proseguire nella nebbia di un tunnel.
E’ diventata quasi una moda, in realtà encomiabile, scrivere il libro della propria storia familiare allo scopo di lasciare ai figli un ‘eredità spirituale. Un tempo, quando non c’erano le distrazioni odierne, erano le nostre nonne a raccontarci a mo’ di favola tutte i trascorsi familiari, non risparmiandoci, noi bambini con la bocca aperta, ogni particolare. Erano amori, matrimoni, tradimenti, guerre, malattie e morti. Crescevamo così forgiati alle realtà della vita. Nulla ci veniva risparmiato da quella tradizione orale nuda e cruda, non si sa quanto accettata dai metodi educativi moderni. Erano anche gli spauracchi, mostri, draghi e lupi mannari illustrati dalla poetica verista di un Luigi Capuana; o il Mangiafuoco, il Gatto e la Volpe, i bambini svogliati con le orecchie da ciuchino e le balene divoratrici di un Collodi.
Raccontiamoci perciò la Storia, il miglior “Amarcord”, per dimenticarci un attimo dei mostri di oggi, assai diversi da un drago a dieci teste. Questi sono mostri nuovi, mai visti prima, perchè sono mostri umani ancora da esorcizzare.