Chirurgia del copia e incolla

Mi alzo la mattina e vedo nello specchio qualcosa che non mi piace. Ecco, è la bocca un po’ tristanzuola. Cado in profonda meditazione, poi mi risolvo a contattare quel chirurgo, come si chiama, ah sì, il dottor Tiramisù, segnalatomi dalla cugina dell’amica di un’amica. Stop, cara testina! La piovra al botulino è in agguato.
Il bisogno d’interiorità cui ci avevano indirizzato le filosofie orientali nel boom modaiolo anni ’90 ha percorso il mondo in parallelo con le esortazioni imperiose della cultura occidentale rivolte alla “costruzione del corpo”, facendoci restare in bilico tra l’essere e il comparire. In tale imbarazzo, la signora di cui sopra preferisce infine alle dottrine del guru la strada meno faticosa, quella che conduce allo studio del sedicente dottor Tiramisù.
Donne schiave del filler ci vengono regalate dalle cronache rosa con foto esilaranti che dovrebbero far desistere le masochiste a farsi del male. La maggior parte di queste signore over 60 e più si aggirano tra salotti culturali ed eventi mondani, disperatamente sole o distrattamente accompagnate da facoltosi mariti ancora in vena di svaghi extra-moenia. E le loro sedute-fiume presso i centri estetici saranno tanto più numerose quanto più avvertiranno il loro matrimonio in crisi. La misura di una bocca a canotto o di un seno al silicone sarà l’esatta misura del loro disagio interiore.
I “monsters”
Spesso madre natura regala i suoi doni o con troppa parsimonia o con troppa generosità e le persone più intelligenti sanno sfruttare i loro difetti a proprio vantaggio. Altri, alias la marea di cretini che passeggiano incensurati per il mondo, o gli individui umanamente più fragili, vengono deturpati, manipolati da quel solito chirurgo di scuola boccioniana, al quale nessun codice deontologico vieta di rispedire a casa i pazienti simili a patetiche clonazioni.
Solitudine, insicurezza, disistima, non ultimo il semplice desiderio di apparire, di contare nel mondo odierno dell’immagine, finiscono spesso col creare dei “monsters”, strumentalizzati da quelle reti tv per l’audience di un pubblico di livello nazionalpopolare o da quei rotocalchi scandalistici che trovi dal parrucchiere sotto casa.
Labbra pulsanti e zigomi emergenti
Esistono peraltro chirurghi estetici di provata serietà, quelli che salvano persone da situazioni di vero disagio esistenziale. Ad essi si rivolge anche un’ampia e morigerata clientela nell’ambiente dello spettacolo e della televisione, dove un contratto può scappare di mano a favore di giovani emergenti.
In una rapida carrellata, chiamiamo in causa la sempiterna Alba Parietti, pentita ante litteram, la quale si fa ben perdonare le eccessive protuberanze labiali elargendoci la sua “intellighenzia” di consumata opinionista. Dal canto suo l’iconica Valeria Marini coltiva la sue opinioni tutte personali continuando ad impallarsi bocca e tette col rischio di staccarsi da terra come una mongolfiera, restando comunque sempre in alto nella classifica del gradimento maschile, che non sta a guardare tanto … per il sottile.
E sembra il caso di chiedersi se “8 e ½” sia solo il titolo della trasmissione serale su La7 o non anche la misura delle labbra della sua conduttrice Lilli Gruber.
Alquanto perplessi ci lasciano queste sconosciute divette in cerca di successo, non tanto per i big wurstel tra naso e mento, quanto preoccupati circa il coefficiente ponderale del loro encefalo. Rifare il cervello? Quello non l’hanno ancora inventato, ma forse la scienza si sta attrezzando al riguardo.
Il volto, come la memoria di un computer, è la parte del corpo che più ci parla di noi. E quale parte del volto se non la bocca rappresenta la nostra centralità, la narrazione del nostro vissuto? Deformare le labbra è voler cancellare una parte della nostra vita, voler azzerare il passato. E se la bocca ci differenzia come unicità irripetibile, un filler ci trasforma nel copia e incolla di un esercito di persone formattate secondo un diktat dei più illusori.
Anche gli zigomi sono la parte del volto più cliccata dalla gente di spettacolo. E ad un occhio attento nulla sfugge, laddove la luce dei riflettori illumina impietosamente quei “pomelli” translucidi, simili a mele rosa maturate a colpi di filler.
Storici gli zigomi della seduttiva Sabrina Ferilli, che sa rendere assai bene il suo profilo professionale non appena si sdraia sui divani della pubblicità, ultimo il sofà “ a due posti ” , modello esclusivamente di “genere”.
Lasciamo tutte le altre starlette, eponime del botox e del silicone, al loro destino di effimere meteore, personaggi e personaggetti che illuminano l’immensa galassia dello spettacolo di fuochi più o meno fatui. Ormai assuefatti all’omologazione, battiamo le mani a tutto e a tutti, a qualsiasi moda che, se tutti l’accettano, è buona e bella.
Anni fa si parlò di una signora che, recatasi da un chirurgo per rifarsi il seno dalla terza alla sesta misura, ad operazione compiuta se la squagliò col vento… in poppa senza pagare la parcella di ottomila euro!
“Pollice verso” alla chirurgia estetica ? No, se viene usata cum grano salis.
La grande Anna Magnani disse una volta al suo truccatore: “Lasciami tutte le rughe, c’ho messo una vita a farmele!”. E mai si è voluta togliere quelle borse sotto gli occhi che hanno caratterizzato una delle attrici più autentiche. Lei, certe cose le aveva capite. Ma poteva permetterselo… lei.