Europa: risvegli e retromarce
Agli insoliti aumenti del termometro estivo, qualcosa si è sciolto. Si è sciolto il cuore della Merkel, la quale ha riconosciuto la necessità di dare una mano all’Italia. Ciò non solo a seguito delle dure critiche della stampa internazionale su una politica migratoria europea ritardataria, ma nell’ incalzare giornaliero di immagini struggenti che premono sulle coscienze e la responsabilità di ogni Paese dell’Unione.
Beninteso, è un battito di cuori che si risvegliano dal torpore allorquando il fenomeno immigratorio bussa prepotente alle loro porte. E al cuore teutonico si uniscono altri cuori, come il gentil cuore coreano di Ban-ki-moon il quale, quasi con le lacrime agli occhi, promuove per l’immagine dell’Onu l’ennesimo vertice dei capi di Stato nella Grande Mela per il 30 settembre prossimo. Lo precede la Merkel, fissando un tavolo d’urgenza a Bruxelles il 14 settembre fra i parenti più stretti e cioè tra Francia, Germania e Inghilterra.
Cugini cari o non cari , dobbiamo darci una mossa. L’osso più duro era aprire una breccia nell’algido cuore di Albione, quando già il Ministro inglese dell’Interno Theresa May ha posto i suoi veti sull’entrata in Inghilterra di quanti non siamo muniti di un permesso di lavoro, europei compresi, poiché – a sua detta – insostenibile un ulteriore afflusso di disoccupati per le infrastrutture del loro Paese già in grande criticità. Ma poi si profila ora una qualche apertura ad accettare la loro quota di accoglienza ( ad onta dell’opt- out) , pur rivedendo le clausole di Schengen che – secondo la May – sono la causa dell’enorme flusso di immigrati. Proprio quella la causa? Di diverso parere si disse Juncker quando recentemente volle celebrare in pompa magna i 20 anni dall’apertura delle frontiere, che vedevano una progressiva adesione degli Stati europei a seconda della loro capienza territoriale ed economica. La Merkel è ora travolta da polemiche e ritorsioni e quel tavolo di settembre si prevede assai ballerino come quello delle sedute spiritiche. E’ anche probabile che gli iniziali convenevoli potrebbero volgere a un freddo commiato di nulla di fatto. Ma non deve accadere.
Una botta al cerchio e una alla botte, in realtà Londra non è indenne anch’essa dall’impasse globale che le ha imposto tagli occupazionali in diversi settori pubblici, secondo informazioni dirette di persone amiche che là risiedono da anni. Dal periodo del dopo colonialismo anni ’50, la metropoli accoglie il più alto flusso migratorio di etnie provenienti dall’est asiatico e da tutte le parti del mondo. Basta un giro per Londra, basta la fiumana di ogni colore dal centro alle periferie dell’east-end, chè quando torni a Roma ti sembra una piccola città di provincia. Ma il tasto Roma meglio non toccarlo per i suoi cavoli acidi da buttare solo che in pattumiera.
Germania e Paesi del nord Europa anch’essi da tempo quasi immemore sono il refugium peccatorum di quanti scappano dal meridione del mondo, in prima linea gli italiani che colà sono riusciti a costruirsi delle fortune a costo di sacrifici e dileggi razzisti a suon di “mangia pasta e mandolino”. Beh, ci sono mangiapasta e mangiapatate, mangia couscous e mangiagrilli. Ogni tipo di proteina ha la sua valenza proteica e culturale sulle tavole del mondo. Ora, bisogna pensare a chi non ha nemmeno più la tavola dove mangiare.
Le polemiche a posteriori sono sterili, sono sterili e cattivi i muri, sono assurdi i marchi sulla pelle di un gregge umano che si aggroviglia corpo su corpo per salire sul predellino di un treno, che strappa un figlio dalle avide mani di uno scafista che vuole gettarlo in mare, che solleva un figlio già morto sulla spiaggia per custodirne il tepore e la vita che gli ha dato. E’ sterile il pianto.
L’Europa sarà sottoposta a un lungo, estenuante periodo per essere ridisegnata, ristrutturata come si fa con una casa che la si vuole rendere agibile all’aumento degli ospiti. Ma non è solo un fatto di superficie fisica, quanto di problemi demografici. Questo improvviso flusso migratorio può essere sfruttato nella visione futura di un continente vecchio che avrà bisogno di ripopolarsi con energie nuove, giovani, provenienti come lo sono dalle più svariate categorie sociali, anche quelle più acculturate che fuggono dalle guerre senza fine. Stiamo vivendo un tale mutamento epocale che soltanto la lungimiranza di chi governa può valutare in tutto il suo peso proiettato nei decenni futuri.
Nella visione tragica dei fatti, occorre fermezza e convergenza di azioni politiche. Chi di dovere batta i pugni sul tavolo. Finora, sembra purtroppo chiaro che dai continui incontri al vertice non ne sia scaturito nulla di veramente risolutivo perché ci sono teste troppo dure al comprendonio. E prima che si saranno messi d’accordo si continua a morire. E’ lo scotto del cambiamento, una metamorfosi annunciata.
Angela Grazia Arcuri
Roma, 5 settembre 2015