CAR-POOLING: come incontrare l’anima gemella
C’è un sistema facile, sicuro, economico, ecosostenibile, per spostarsi in automobile in questi tempi di magra. “Con una fava prendere due piccioni”, come dice un caro, vecchio proverbio, che la lungimiranza dei cugini di Gran Bretagna sa ben sfruttare in fatto di economia.
Loro, con una breve formula, ti inventano dei ‘sistemi’. Non per essere esterofili, ma la lingua Inglese possiede il privilegio della sintesi, sa racchiudere cioè in una parola ciò che la nostra lingua può esprimere soltanto col dispiego di una vera e propria frase.
Prendi il “Car-pooling”. Noi siamo costretti a tradurlo in “condivisione dell’automobile tra persone che percorrono lo stesso tragitto”. Due parole contro dieci delle nostre! Sintesi britannica, self-control della parola contro la logorrea e la passionalità mediterranea. L’armonia del mondo è nella sua varietà. Ma, intanto, la diversità anglosassone serve a dare quel po’ di equilibrio che serve a noi delle ‘terre di mezzo’ per disbrigarci in certe faccenduole non solo con la fantasia, che davvero non ci manca, ma con metodo e… rigore.
Da noi, il car-pooling ha cominciato a diffondersi da poco e nel settentrione, in un cammino geografico fisiologico dal nord-Europa fin qui . E’ un ‘escamotage’ che adottano per lo più studenti e lavoratori costretti a fare i conti con la crisi galoppante. Grazie al passaparola online, con l’ausilio di siti organizzati in materia, si condivide a turno l’automobile tra persone che hanno la stessa meta di studio o di lavoro e che si divideranno la spesa del carburante.
Un bel risparmio e non solo. Togliere un po’ di macchine dal traffico significa un contributo non indifferente a purificare l’aria dai veleni delle polvere sottili e quindi un giovamento per i nostri polmoni affumicati. Un servizio quindi alla sanità pubblica.
Ultimo ma non ultimo, si intravede nel car-pooling un ottimo sistema di comunicazione interpersonale. In un periodo in cui le relazioni corrono quasi esclusivamente sul meccanismo virtuale del web, dove anche il filo telefonico sembra diventato un mezzo obsoleto, lo spettro della solitudine appare la contraddizione più assurda. Non bastano solo dita su una tastiera per comunicare con gli altri o guardare un’immagine con l’I-Pad o con lo Skype. La solitudine non si risolve con la tecnologia, ma con l’immediatezza di un sorriso.
Condividere l’automobile significa dunque contatto diretto con l’altro, possibilità di uno scambio visivo e fisico che, di giorno in giorno, di passaggio in passaggio, little-by little, come direbbero gli ideatori del car-pooling, offre anche ai singles in cerca dell’anima gemella l’opportunità di ampliare i propri orizzonti sentimentali. Altro che chat estenuanti!…
Angela Grazia Arcuri
4 giugno 2012