La strage di Superga ricordata da uno juventino
Siamo cugini, ma a dividerci ci sono molte cose…dal modo di vedere il calcio, a quello di vivere le partite..loro forse più sanguigni, noi più dal palato fine, calcio operaio contro calcio champagne, bianconeri contro granata…
Anche condividendo la stessa città, sembra di vivere in due emisferi opposti. I tifosi juventini da sempre abituati al “caviale” della vittoria, i granata invece spesso costretti al calice amaro della bassa classifica. Questo però solo nell’epoca recente, negli anni 70-80 invece, le due compagini torinesi davano vita a sfide epiche, ed il derby non era solo l’occasione del primato cittadino me rappresentava un vero e proprio pass per il tricolore.
La leggenda narra che il vero torinese doc sia granata, mentre quello juventino sia il surrogato di più culture, proveniente da varie parti d’Italia, fenomeno sicuramente accentuato dalla Fiat e dalla grande immigrazione degli anni ’50. Ma non stiamo qui a fare della socio politica, il tifoso, quello vero, va rispettato perché depositario di un amore unico e sincero verso la propria squadra.
Ci sono occasioni in cui però la rivalità, gli sfottò, gli insulti, vorremmo lasciali da parte, c’è una ricorrenza speciale da ricordare…la tragedia di Superga!
Era il pomeriggio del 4 maggio 1949, e la squadra del grande Torino era di ritorno dall’amichevole giocata la sera prima a Lisbona contro il Benfica. L’aereo sorvolando la città subalpina si apprestava di li a poco all’atterraggio a Caselle. Era una giornata pessima dal punto di vista climatico per le condizioni di volo, vi era infatti una nebbia molto fitta che avvolgeva a fagotto la città. Proprio la scarsa visibilità fu la causa del terribile scontro del velivolo G 2.12 contro il campanile della basilica di Superga. Sono le 17:03 è una delle squadre più forti di sempre è stata cancellata per sempre. Una tragedia immane, la città sotto shock, guardava a questo terribile evento sbigottita, non potendo darsi pace che una simile sventura potesse capitare a quegli uomini, da tutti considerati invincibili. Il ricordo di quei ragazzi fu salutato qualche giorno dopo a Torino da 1 milione di persone, accorse da tutta Italia per le esequie solenni.
Quella squadra di campioni era stata in grado di vincere 5 scudetti consecutivi dalla stagione 42-43 a quella 48-49, e che forniva alla nazionale azzurra ben 10/11 della formazione titolare. Numeri freddi, ma che raccontano bene di quella squadra leggendaria, amata non solo dai tifosi del toro perché capace di regalare emozioni, passione, sentimenti che vorremmo tornare a riscoprire nel nostro calcio, sempre meno calcio e sempre più malato (di businness)
Al “Filadelfia”, quando il trombettista suonava la carica, il pubblico batteva i piedi sul palco in legno, era il segnale convenuto, e Valentino Mazzola tirandosi su le maniche portava la squadra alla vittoria. Vorremmo ricordare cosi questa squadra, che è viva nel cuore di tutti gli appassionati, e lo sarà per sempre!
Di seguito, i nomi dei ragazzi che morirono quel giorno:
Valerio Bacigalupo
Aldo Ballarin
Dino Ballarin
Emile Bongiorni
Eusebio Castigliano
Rubens Fadini
Guglielmo Gabetto
Ruggero Grava
Giuseppe Grezar
Ezio Loik
Virgilio Maroso
Danilo Martelli
Valentino Mazzola
Romeo Menti
Piero Operto
Franco Ossola
Mario Rigamonti
Giulio Schubert
Marco Maoddi
5 maggio 2012