Italia sui ponti di ricotta
Nel Bel Paese si viaggia su ponti di formaggio, tanto per restare in tema caseario. Non ci meraviglia più di tanto se, lungo tutto il territorio, le strutture viarie sopra e sotto elevate stiano implodendo su se stesse una dopo l’altra come se azionate dalla regia di un telecomando selvaggio. Le continue piogge di un inverno impietoso e le conseguenti frane del terreno fanno la loro parte nel portare allo scoperto tutte le magagne italiane.
Crollano i ponti, crollano i soffitti delle scuole, crollano le case al primo alito di vento. Sono le costruzioni recenti, che senza ‘forse’ obbediscono alle leggi dell’obsolescenza programmata, laddove imprenditori senza scrupoli danzano “sabba” di invocazione al dio della pioggia e finanche al dio terremoto come provvidenze cadute dal cielo per rimpolpare i loro avidi portafogli. Tutti ricordano le intercettazioni telefoniche, quando due inqualificabili e noti personaggi se la ridacchiavano fregandosi le mani alla notizia del terremoto aquilano del 2009. Mors tua, vita mea.
Per la Sicilia è un momento assai critico a seguito del recente crollo di due piloni del ponte Himera sull’autostrada 19 Palermo-Catania a causa di una frana staccatasi dalla collina. La regione rischia di cadere in ginocchio per il danno che si ripercuote su tutta l’economia del territorio.
E’ anche cronaca assai recente quanto accaduto sulla famigerata A3 Salerno-Reggio Calabria, gestita dall’ANAS, quel tratto sud di un’Autostrada del Sole dove il sole non riesce mai a tramontare sugli eterni lavori in corso. Nei pressi di Cosenza, è crollata la campata di un ponte lungo circa un km, con la morte di un giovane operaio di 25 anni in un volo di 80 metri.
Ancora, sulla nuova Statale 554 – e si sottolinea di nuova costruzione – che collega Cagliari alle zone turistiche, si è verificata una paurosa voragine di oltre un metro di profondità, che taglia la strada letteralmente in due. La sua costruzione è costata 55 milioni di euro, più 400mila euro di interventi supplementari per rimediare alle falle causate dalle piogge. Anche qui nel mirino l’Anas, che da svariati anni tenta di nascondere gli errori causati da una gestione a dir poco negligente. Senza commentare quei coinvolgimenti relativi agli appalti che anche la fantasia meno accesa può immaginare.
L’elenco dei crolli potrebbe continuare ad libitum per tutta la penisola. Ed è tristemente inammissibile quando avvengono nelle scuole provocando il ferimento e la morte di giovani vite.
Si sta parlando molto di quel tesoretto di 1,6 miliardi, spuntato non si sa come dal salvadanaio Italia. C’è, non c’è? Supponiamo che esista. Ma come verrà speso?
Angela Grazia Arcuri
16 aprile 2015