CASO MEREDITH: due assolti e un unico colpevole?
L’assoluzione dell’anno ha scosso l’opinione pubblica, assai propensa al pollice verso. Ma il dubbio è un venticello inquinante come la calunnia ed impone una rivisitazione dei fatti così come li conosciamo.
Il balletto di sangue e droga avvenuto nella casa di Meredith Kercher a Perugia quella notte di Halloween del novembre 2007 è un fatto. E non è plausibile che quel genere di festino si fosse svolto solo tra due persone, dal momento che in quella casa abitava anche Amanda Knox, da poco in coppia con Raffaele Sollecito, e tutti in vena di stordirsi per l’occasione. Le accuse schiaccianti di stupro da parte di Guede rivelate dal suo dna, pur conducendo gli inquirenti alla conclusione che sia l’attore principale del femminicidio, non escludono la presenza di altri corresponsabili, laddove viene archiviato dalla difesa quel coltello di Sollecito macchiato di sangue sia di Amanda che di Meredith. E quel coltello, messo agli atti, non è apparso per la magia del mago Silvan. Ma se anche Guede fosse stato l’unico presente, forse la povera Meredith avrebbe potuto in qualche modo difendersi in quanto esperta di arti marziali, ma fu con tutta evidenza assalita da un gruppo preponderante in stato confusionale per gli effetti della droga, che l’ha coinvolta malgrado i suoi rifiuti a partecipare a un gioco troppo pesante.
Amanda in un primo tempo accusò dell’omicidio Patrick Lumumba, proprietario del bar in cui lavorava, poi scagionato dagli inquirenti. L’accusa di calunnia è costata ad Amanda quegli anni di carcere che già ha scontato. Invece il congolese ha avuto come risarcimento per ingiusta detenzione solo 8000 euro, dicendosi sicuro che Amanda sa bene chi ha ucciso Meredith e lanciando nei suoi confronti dei giudizi non troppo lusinghieri per certi suoi atteggiamenti piuttosto “libertini” con la clientela del suo bar.
Forse Amanda e Raffaele, benché presenti, non hanno ucciso personalmente la ragazza inglese, ma è da ritenere in qualche modo il loro coinvolgimento nella faccenda. E l’assoluzione per mancanza di prove appare una delle ennesime farse giudiziarie o, quantomeno, un accomodamento alla Ponzio Pilato su un processo cosiddetto indiziario, che nel corso di otto anni ha fatto “avanti e indrè” accusando e ritrattando la corresponsabilità della coppia.. Quella italiana appare una giustizia ‘discrezionalmente’ operante , che si arrende davanti al peso degli indizi scartando certe prove inoppugnabili come quelle del dna. Ma, a quanto pare, per la stessa pretesa inattendibilità degli esami genetici, anche il caso Massimo Bossetti- Yara Gambirasio potrebbe portare a simili esiti giudiziari.
Ma, se qualche prova certa esisteva di quella corresponsabilità, la solida difesa di Giulia Bongiorno (la quale, ricordiamo, fece assolvere un Andreotti dall’ accusa di mafia !) ha saputo tessere una tela di ferro intorno al caso. Si va così a salvare capra e cavoli: gli assolti ben paganti, l’orgoglio forense della Bongiorno che mette a segno una vittoria personale dopo l’altra e, non ultima, l’amicizia italo-americana, un bel peso sulla bilancia della diplomatica giustizia italiana.
Rudy Guede, il 28enne ivoriano, non ha potuto permettersi certi privilegi difensivi e sta scontando i suoi 16 anni in cella ancora con l’accusa di “ concorso di colpa “. Ora, con l’assoluzione di Amanda e Raffaele, i con-correnti al delitto restano degli ectoplasmi avvolti nelle nebbie che soltanto dei Ghostbusters riusciranno ad acchiappare.
La studentessa di Seattle, maliarda biondina con la faccia della ‘ragazza della porta accanto’ e dallo sguardo color di cielo, seppe stregare il Raffaele viso d’angelo, non disdegnando qualche digressione erotica nell’esaltante euforia di Halloween, lontana dai controlli genitoriali. Perugia non è una metropoli, ma lo è la sua Università, crogiuolo di studenti di ogni razza, nota da sempre per offrire occasioni interrelazionali di ogni tipo e consumo, meta dei giovani provenienti dalle località limitrofe dell’Umbria in cerca di parentesi non esattamente culturali.
Ora, i due innocenti chiedono il risarcimento per ingiusta detenzione. Amanda, dimenticato il suo pargolo italiano (anch’egli con nuova fidanzata), sta per convolare a giuste nozze, osannata dai media americani come un’eroina da incorniciare in prima pagina.
Brava Miss Knox, amica sincera di Meredith. Quelle lacrimucce sono per senso di colpa o per averla scampata bella da una giustizia italiana che, si sa, manda tutti a casa?
Angela Grazia Arcuri
Roma, 1° aprile 2015