ROMA- Da poco, ci sono sfrecciate sulla testa le Frecce Tricolori di ritorno da Piazza Venezia, noi che viviamo a un passo dall’Aeroporto dell’Urbe. Il nuovo Presidente ha giurato. Non ha dimenticato nessuno in quel suo discorso definito “ ecumenico ”, che ha suscitato continui, unanimi applausi e standing ovation.
Ora, lascerà quella foresteria “ alla Consulta”, un quartino da single di pochi metri quadri, che è stato il suo buen retiro per due anni, da quando gli è venuta a mancare l’amata consorte Marisa Chiazzese. Da quel mini appartamento, dove i ricordi venivano amplificati dai chiaroscuri dei tramonti sul Colle, la valigia a sorpresa non deve pesare nel trasferimento di pochi passi a quell’altra Casa di fronte, ben più ampia, forse troppo pretenziosa per il suo stile di vita castigato, dove gli stucchi dorati e gli alti soffitti lo attendono per stemperare la difficile elaborazione del lutto nei compiti insistenti di una inconsueta routine. Ora dovrà dedicarsi alla nuova scrivania e agli italiani. Lo disse giorni fa, in un suo sintetico, esemplare tweet verbale ai microfoni.
Habemus Presidente. E’ il momento degli evviva, come dire. Per sette anni non aspettiamoci lunghi discorsi né tantomeno ampollosi, il Professore è di poche parole ed è già una confortante credenziale. Quello di un Presidente grande comunicatore non è previsto nella carta costituzionale e nei suoi compiti, casomai un suo optional caratteriale. E vivaddio, specie in questo particolare momento che di troppe parole siamo saturi. .
Impareremo a conoscerlo e lui imparerà a sciogliersi da quell’anomala sicilianità. Vero è che il siciliano può essere tanto loquace quanto chiuso a riccio. Ma aspettiamoci di scoprire il volto segreto e diverso del Presidente e, ci giuriamo, ne avremo delle sorprese. Nato a Palermo il 23 luglio 1941, il segno del Leone rivela forza interiore e magnanimità e, tra le altre caratteristiche, uno spiccato senso di spirito, da palermitano doc. Porta assai bene i suoi 73 anni, guadagnati più che altro in quella folta chioma tutta bianca (davvero leonina) che gli regala una saggezza di cui il Paese ha bisogno. La sua è un’ espressione tranquilla, la pelle distesa di chi non ha veleni in corpo, ma trova rifugio nella genuflessione verso quei valori spirituali che il materialismo incombente ci ha fatto perdere di vista.
Forse lui non si aspettava di essere il prescelto in quella rosa ballerina e provocatoria del toto Presidente. In epoca di rottamazione del vecchio, dove le esigenze sociali reclamano nuovi volti per la politica italiana ed europea, sembra sulle prime strano il ripescaggio di una figura appartenente alla scia del “ mater Dei ” prima repubblica. Tant’è. Non andiamo nemmeno sul “metodo” della scelta renziana, ne hanno parlato fino alla noia con slogan ripetitivi del copia e incolla, né mettiamo le mani avanti per unirci a quel coro che lamenta la persistenza di un’Italia ancora racchiusa nel bozzolo democristiano. Non ha senso.
Anche coloro che non sono mai stati cultori dello scudo crociato intravedono nella nuova Presidenza uno spiraglio di equilibrio nelle faccende italiane e internazionali. La figura di Sergio Mattarella, nella sua interezza morale, possiede “ le physique du rol ” per la poltrona che lo attende, più di altri che si profilavano tanto “ amati ” ma non graditi alla maggioranza degli italiani, dissenzienti da una nomina soggetta a critiche mediatiche.
Una sua qual certa intransigenza moralistica non dà fastidio. Oggi, con il palpabile ed incontenibile disfacimento del costume pubblico e privato, il moralismo non è proprio demodé se diventa uno strumento riveduto e corretto nel metodo espressivo. Il Presidente dovrà saper parlare al mondo dei giovani, che ben conosce essendo stato sempre a stretto contatto coi suoi tre figli. E già lo ha fatto nel suo consapevole discorso, che senza dubbio aprirà una breccia nell’indifferenza di tanta parte della nostra gioventù. L ’avvento di Sergio Mattarella, poiché avvento può definirsi la sua venuta abbastanza folgorante come da cieli messianici, potrebbe in qualche modo fare il paio con l’altra figura di Papa Francesco, dono insperato dalle Mura vaticane, capace di riunire le differenze ed aprire a discorsi democratici.
Le notti passate del Presidente saranno state una veglia di pensieri e preoccupazioni per ciò che lo attende. Sarà parco di parole, ma veloce nelle decisioni. E già durante la sua passeggiata domenicale prima del giuramento ha offerto ben chiari messaggi con la visita alle Fosse Ardeatine.
uellQuella inconciliabilità tra il diavolo e l’acqua santa può rivelarsi soltanto un ossimoro. .
Angela Grazia Arcuri
3 febbraio 2015