Natale di attesa

di Angela Grazia Arcuri
In attesa … Viene in mente Samuel Beckett nel suo “En attendant Godot”, quell’opera teatrale tutta giocata sul filo dell’assurdo, laddove due viandanti sono in attesa di “un certo Signor Godot” , che non appare mai e mai arriva. La sua venuta sembra sempre imminente e annunciata, ma non accade mai, lasciando i due protagonisti in attesa ai bordi di una strada di campagna, impedendo loro ogni tentativo di muoversi, di procedere , di cambiare la loro posizione. E in quella sfiancante attesa, viene ad incrinarsi il rapporto tra i due, creandosi una sorta di incomunicabilità . Quando infatti la vita dell’uomo appare senza senso e senza progettualità, è inevitabile che subentri quella crisi d’identità che va a riflettersi nella relazione tra gli esseri umani.
L’accostamento del nostro periodo di crisi a quello dei “due viandanti” di Beckett non è poi tanto peregrino. Anche noi ci troviamo come sul bordo di una strada in attesa.
E non sappiamo come muoverci, né fare programmi a lungo termine, né prendere impegni precisi, né riuscire a relazionarci in modo soddisfacente col prossimo. Perché? E cosa c’entra il Natale? Questa santa festa, che ha ormai perduto tutto o quasi il suo significato religioso, rappresenta comunque ogni anno il clou dell’annata, il” redde rationem” di tutti i nostri fatti e misfatti, una linea Maginot che ci introduce nel nuovo anno con un legittimo carico di aspettative, di cambiamenti. Ma l’oroscopo economico degli anni futuri ingabbia le nostre illusioni, ci frena in un “non fare per timore”, trattenendoci in una sorta di immobilismo pericoloso e improduttivo , proiettati come siamo nel calderone del comune sentimento di insoddisfazione e preoccupazione.
Nonostante, come quei viandanti, restiamo in attesa, un’attesa vigile e non priva di un pizzico di fiducia, forti nel non farci defraudare di quel briciolo di ottimismo che appare l’unico sentimento cui appigliarci. In questo ultimo scorcio d’anno, ci viene in soccorso l’aspettativa del Natale. Ed il Natale non è come il signor Godot che non arriva mai. Il Natale viene, viene, eccolo, inevitabile, indifferibile, puntuale , a farci tirar fuori dopo dodici mesi gli scatoloni degli addobbi, a riempire le strade di gente che gira, gira e compera poco o niente, basta che giri, che s’immerga nelle luminarie, che sgomiti nella folla dei centri urbani e commerciali per inebetirsi, anestetizzando le illusioni disattese e il peso del mutuo da pagare.
Ma sì, ben venga anche quest’anno il Natale coi soliti logoranti quesiti “albero o presepe “, “fettuccine o cannelloni”, “ panettone o pandoro” . Dovremmo interrogarci su ben altre cose. Ma, “semel in anno”, sciogliamo i nodi mentali diluendo il pensiero in “quisquilie e pinzillacchere”, come diceva Totò. Il Natale è in fondo un’iniezione ricostituente dell’anima, uno sguardo al trascendente, una pausa rigenerante nell’attesa. Forse “en attendant” qualcosa che cambi le nostre prospettive e non ci lasci troppo a lungo con la palla al piede. E speriamo che almeno non ci venga mai tolto il Merry Christmas e l’Happy New Year !
4 dicembre 2011