ANONYMOUS: giovane di una gioventù diseredata
Le cifre dell’economia programmata che ci ballano davanti agli occhi ogni giorno fanno a pugni con la realtà nostra, quella quotidiana che non ha più programmi. Non se li può fare.
Non siamo più padroni della nostra vita, non possiamo più fare delle scelte se non quelle legate all’ ubi maior minor cessat. Come se quel “minor” fosse un particolare insignificante, quando invece è l’espressione delle esigenze più vitali per un uomo, la rinuncia ai suoi desideri più profondi e legittimi. Ma c’è la causa di forza maggiore, quella che dilacera spesso un’esistenza. I giovani lo sanno bene e la loro è una sofferenza sottile. E vanno sfogando le loro angosce per le piazze con rivoluzioni casarecce della durata di qualche oretta sindacale, cimentandosi nell’arte della guerriglia urbana con improvvisate maschere di Anonymous comprate per Carnevale dal cartolaio sotto casa. Le rivoluzioni vere hanno dei connotati ben diversi. Grillo ce le aveva gridate, le sue rivoluzioni, ma, sembra, la voce gli si è strozzata in gola. Il “tutti a casa” ce li vede ancora tutti in piedi, maschere più sbeffeggianti di un Anonymous.
Questi giovani ce li sentiamo addosso come una seconda pelle. E non solo i figli nostri che sono la nostra stessa epidermide, ma quelli di parenti, amici, conoscenti , tutti i giorni, in tutte le famiglie italiane e in tutte le salse, che quasi non ci si telefona più per non affliggere gli altri coi soliti mantra: “ Mio figlio è stato licenziato”, “ Mio figlio si è lasciato con la ragazza”. Il più fortunato dei laureati licenziati da una grossa Società di capitale americano, ormai ultraquarantenne e con laurea alla Luiss grazie ai sacrifici dei genitori, è riuscito a trovare una sistemazione presso un supermercato. Una fortuna che non sarà, ahimè, provvisoria ma stabile, dietro il banco della salumeria a tagliare a fettine i suoi sogni, ma con uno stipendio fisso. La sera a casa ti lavi le mani, saranno quelle di un onesto lavoratore, ma ti rimarrà addosso un sogno profumato al prosciutto di Parma o alla caciotta di Norcia.
La casa per affrancarsi dai genitori è un lusso, il mutuo una chimera , e la metà dei genitori italiani si vedono costretti a pagare il mutuo già contratto dai figli prima di un licenziamento. I genitori soffrono nascostamente, ma cercano di togliersi di dosso la patina grigia dello scoramento con la battuta all’ora di cena, per non demoralizzare quei figli che hanno bisogno di speranze. Ma intanto le coppie sballano. E non consola il mal comune mezzo gaudio.
In Italia ben 1.100.000 persone vivono di sola politica, non producendo servizi di pubblica utilità. Alla Camera, si contano ben tre uscieri al servizio di un solo politico, con uno stipendio ciascuno di 150.000 euro l’anno e con 15 mensilità. Quale gaudio per i giovani anonimi disoccupati che dovrebbero essere la vera anima di un Paese, quel Paese che non sa usare il polso forte per abbattere le migliaia di privilegi e concedere vera dignità di vita ai più deboli.
Intanto Grillo fa sapere dal suo blog che presenterà richiesta di “impeachment” contro il Colle che ha estromesso il M5S dalle consultazioni per la riforma elettorale. “ Si mettono lì, nelle stanze, a decidere della vita di mio figlio” , dice. E i nostri figli cosa possono decidere nelle lunghe more del battibecco politico?….
Angela Grazia Arcuri
Roma, 25 ottobre 2013