Papa Bergoglio: “Que pasa hoy” ? La globalizzazione dell’indifferenza nei messaggi di un Papa nuovo

C’è tanta voglia in giro, non solo tra la gente, ma tra gli opinionisti e gli esperti sui temi dottrinali della Chiesa, di voler già dare una precisa collocazione alla figura di Jorge Maria Bergoglio. E certo non si può negare che il nostro Papa Francesco non ne offra tutti gli stimoli. Papa rock, Papa pop, va pure bene a livello d’immagine, ma già inquadrarlo come Papa “progressista”, come molti affermano, appare un po’ affrettato.
Ecco, su quest’ultima definizione andrebbe posta qualche rilettura . Il vento nuovo che sta spirando in Vaticano e che tanto ci infiamma non può significare d’amblè che la Chiesa si stia rivoluzionando dai suoi cardini secolari. Papa Bergoglio rappresenta in certo modo l’ingegnere innovatore di un “working in progress”, un cantiere di “lavori in corso”. Sono trascorsi soltanto pochi mesi dalla sua ascesa al soglio vaticano e non è passato giorno che non ci abbia inviato messaggi precisi e accorati sul cambiamento che intende dare alle cose divine in terra in nome del Poverello di Assisi, di cui non a caso ha scelto il nome.
Nello scorcio dell’epoca moderna, il Papato ha dovuto combattere contro nemici secolari. Il pericolo del materialismo marxista era lo spauracchio che oggi ha stirato le zampe, ma persiste un’altra specie di materialismo che Papa Ratzinger ha ben individuato nel Relativismo imperante, combattendolo però con sistemi ancora troppo ortodossi, non più adeguati alla trasformazione dei tempi. Dopo due Pontefici squisitamente europei, che hanno indubbiamente segnato con la loro differente personalità l’ultima storia del Papato, ecco affacciarsi un Uomo venuto dai Paesi delle favelas, che sta nutrendo un suo disegno assai particolare circa le modalità che una Casa di Dio deve adottare per richiamare all’ovile le cosiddette pecorelle smarrite, quelle che avevano perduto come punto di riferimento una Casa non più ospitale per i loro bisogni, confuse nel caos e nelle false attrattive di una società contemporanea.
Ci piace ricordare come l’ amatissimo Giovanni XXIII, nel suo breve pontificato (1958-1963) aveva già rappresentato una precisa immagine di novità pastorale, quando, appena nominato, ebbe a salutare la folla di S.Pietro con la famosa frase nella sua inflessione bergamasca: “ Quando tornerete stasera a casa, date una carezza ai vostri bambini dicendo che è il Papa a mandarla……”. Ecco, l’approccio di Papa Francesco ci riporta vivida la figura di quel “Papa buono”. Ma non è tutto. Il nostro Bergoglio si inserisce in questo cammino di evangelizzazione dicendo “no” a una Chiesa esclusivamente dottrinale, “no” a una Chiesa del giudizio e dei comandamenti ma a una Chiesa dell’amore, nella consapevolezza di doverne rinnovare il linguaggio secondo le mutate esigenze dei tempi. Per il momento, sembra voler seguire una linea di “ continuità”, stando anche alla sua prima enciclica ”Lumen fidei”, scritta a quattro mani con il suo affettuoso confidente e consigliere Papa Ratzinger.
“Que pasa hoy?”. Che sta succedendo oggi, si chiede Bergoglio tradotto da quel suo accattivante spagnolo. Oggi , si assiste alla “globalizzazione dell’indifferenza”, succede che il mondo intero ha addormentato la sua coscienza per seguire il denaro, il potere, da sempre causa di ogni guerra e sfruttamento dei più deboli. Siamo diventati indifferenti alle sofferenze altrui, forse perché è troppa la sofferenza che ci circonda da renderci apatici e quasi anestetizzati a quanto va accadendo per il mondo. L’amore non è retorica, ma la “luce” di cui Papa Francesco intende illuminare il suo apostolato, dandosi agli altri con umiltà, ponendosi in prima persona interrogativi invitanti all’ uguaglianza e non divisivi. La sua vuole essere una Chiesa che si muove, non una Chiesa ferma, una Chiesa che insegni ad amare anche i propri nemici.
E’ d’altronde il messaggio del Vangelo, quello che “non autorizza la violenza, perché fede e violenza sono incompatibili”, come si è fortemente espresso nell’Angelus di oggi riferendosi a quanto sta accadendo in Egitto. E’ il messaggio della solidarietà, quello che sicuramente conoscono gli abitanti di Lampedusa per portarlo dentro in maniera del tutto istintiva, offrendo una mano amica ai profughi stremati sfuggiti ai massacri della Siria. E’ una delle ultime “ foto di famiglia”, che Napolitano ha definito “onore degli Italiani”. Ma non tutti sono rimasti d’accordo….
Angela Grazia Arcuri
Roma, 18 agosto 2013