Sei analogico o digitale?
Sta prendendo piede un nuovo gioco di società basato sull’interrogativo “Sei analogico o digitale?”. E’ un bel motivo per distrarre l’opinione pubblica dai problemi del momento e magari approfondire alcuni temi attinenti ai cambiamenti della società odierna.
Il sociologo Domenico De Masi, scrittore di numerosi libri, ha pensato di trasferire la differenza tra analogico e digitale dal piano strettamente tecnologico a quello sociologico. Può diventare perciò un’occasione di puro divertissement , laddove “analogico” sta per “vecchio” e “digitale” per “ nuovo”. I salotti avranno di che sbizzarrirsi ed anche sul piano personale ci si porrà qualche riflessione.
Quasi o del tutto ininfluente appare la domanda per i giovani ipertecnicizzati, sebbene anche fra i più sensibili può ben serpeggiare non certo un sentimento nostalgico ma un più o meno accentuato malessere legato a una realtà che nega il valore dell’individuo nell’appiattimento generale. Uomini o macchine? Forse l’uomo del futuro potrà liberarsi anche da quello scomodo dna umanizzante, si fa per dire, trasformandosi in un robot senza anima, senza legami col passato? Sembra tutto possibile, ma alienante.
Ed ecco che l’interrogativo iniziale si riconduce alla realtà del momento, adagiandosi subito sui temi più attuali, quelli che catturano l’attenzione comune. La politica, per esempio. Enrico Letta e Matteo Renzi? Votazione unanime, entrambi “digitali”! E’ poi la volta di Grillo, analogico o digitale? Ma sicuramente “digitale”, affermano a gran voce. Quantunque, ci sembra che, al di là della sua proposta politica, i suoi sistemi “autoritari” sul metodo non appaiono esattamente “digitali” e neanche analogici, ma piuttosto anacronistici… E così via a spaziare tra tutti gli altri personaggi che ci popolano l’esistenza.
Ci è invece apparsa interessante la distinzione che De Masi ha operato per mettere in evidenza certe differenze esistenti tra il mondo del lavoro di ieri e di oggi. Mentre gli “analogici” di un tempo potevano appoggiarsi su certe basi teoriche, vedi ad esempio Marx o Weber, i lavoratori “digitalizzati” si muovono in completa assenza di modelli di vita cui appigliarsi. Il fatto è che viviamo nella cosiddetta “società liquida”, per dirla col sociologo e filosofo polacco Bauman.
Ergo, la nostra società post-moderna, figlia del digitale, sembra non avere solidi punti di riferimento se non vacillanti abbagli di pseudo-ideologie o, meglio, di idoli di cartapesta.
Troppe meteore attraversano i nostri cieli. Piccoli uomini, vorremmo affermare la nostra personalità servendoci di uno strumento “world wide” che unisce in un virtuale abbraccio popoli di tutte le latitudini e razze, ma non ci accorgiamo che quello stesso strumento è in realtà come una piovra fascinosa che ci avvinghia nei suoi tentacoli.
All’ individuo, spersonalizzato dalla globalizzazione, non resta che muoversi nella “liquidità” del “www” chiedendosi, imbambolato, “sono analogico o digitale ?”.
Angela Grazia Arcuri
Roma, 12 giugno 2013