La notizia ci turba profondamente, i nostri sono sogni da incubo. E’ ufficiale che mamma Rai, dopo ben ponderate riflessioni, abbia rinunciato ad inserire nei suoi palinsesti la trasmissione dello storico concorso che si terrà in settembre. Anche Mediaset rinuncia a mandare in onda l’evento. Motivo? Spending review televisiva.
Nulla si muove sotto la luce malata del sole che non sia “spendibile”, sottoposto alle fredde leggi del marketing. La constatazione non significa però che la decisione dei saggi Rai di defalcare dal registro dei passivi il “prodotto Miss Italia” ci trovi personalmente contrari. Quanti degli utenti tv hanno dedicato le briciole del loro tempo libero a guardare l’esibizione annuale di cosce e culetti? Forse qualche guardone irriducibile ormai in età, stufo della mogliera casalinga che si aggira tra i fornelli e la lavatrice in triste grembiule acquistato al mercatino. Ahilei, povera degna donna votata all’altare del sacrificio quotidiano, residuato di una figura femminina fulcro di tutti simboli della famiglia, pagana Mater Matuta che non ha mai guardato con occhio desideroso la benché minima possibilità di affrancarsi dal giogo domestico.
La madre moderna osa. Zitto tu marito! Mi hai dato una figlia splendida da presentare al mondo e lei sarà la mia rivincita. Così, madre e figlia in competitivo look coordinato, si tufferanno tra le offerte concorrenziali del mercato televisivo. La madre, coach della situazione, è più agguerrita della figlia, talvolta ancora più bella, bionda e chiccosa cinquantenne d’assalto, deus ex machina delle sort filiali. Quando poi la fanciulla, intervistata sui suoi interessi sociali, risponde con occhio peregrino : “La pace nel mondo”, sorge il dubbio che l’impalcatura del concorso regga solo su quelle cosce e quei culetti. Già quel “Ciao, Darwin” di Bonolis è lo specchio di una certa Italia che non riuscirà mai a salire oltre quello step dove sta scritto “Sex” a lettere d’oro. Sesso è bello, anzi bellissimo, per chiosare quelle “tasse bellissime” di Padoa Schioppa, ma c’è anche qualcosa d’altro per non restare a testa bassa come il “catoblepa”.
Vogliamo parlare del fenomeno prorompente dei femminicidi? Al di là delle esigenze dei libri contabili Rai, non sembra proprio “ igienico “continuare a presentare la donna come strumento di attrazione per ogni dove, finanche sulle copertine di seri magazines economici e finanziari. Di igienico resta soltanto la carta-donna di cui si servono i cervelli pubblicitari. Alla luce dei fatti straordinari che stanno accadendo sul pianeta femminile, appare urgente una seria rivisitazione dell’editing pubblicitario sui giornali, sui cartelloni stradali e quant’altro. Ma soprattutto agire nella scuola, che sembra essere l’ultimo dei pensieri del governo, laddove soprattutto il corpo insegnante dovrebbe inculcare nei giovanissimi il rispetto per la donna cercando di demolire pian piano il culto atavico del maschilismo. Quando poi spuntano maestre d’asilo che usano violenza sui minori, allora facciamoci un segno di croce.
Le miss di qui e le miss di là sono cresciute alla scuola delle loro madri. Pacchetti di fazzolettini quattro veli andranno a tergere le lacrime delle fanciulle in fiore, deluse per essere state esodate dalla speranza di rimediare almeno come premio di consolazione il flirt mediatico col calciatore di turno. Siamo vicini al dolore delle rispettive e rispettabilissime maman, agguerrite tutor delle figliole in passerella.
Angela Grazia Arcuri
Roma, 20 maggio 2012