La strana Caserma
di Angela Grazia Arcuri
Dice : “ Un lavoro fisso non si trova, specie noi giovani donne sempre un po’ discriminate…. E sai che faccio ? Mi butto in caserma”. E i genitori dormono finalmente sonni tranquilli. La figlia femmina è sistemata.
Cosi’ inguainate le sue forme muliebri in una tuta mimetica che va contro ogni tentazione, imbracciato il fucile, pronta a mille sfiancanti acrobazie, entra a far parte di un solido, serio entourage militaresco. Ma…. si da il caso che a fare gli addestratori siano degli aitanti e palestrati giovanotti ….. e dài oggi, dài domani, un’occhiata di sghimbescio a quella più carina, una battuta scherzosa che va ad alleviare la rigidità delle operazioni in campo, un’aggiustatina di tiro a distanza più ravvicinata…..qualche “inguacchio ha da succede’ ”.
La sera, poi, c’è proprio necessità di staccare ! A pochi passi si trova un bed & breakfast molto accogliente . Pare che le soldatesse lo frequentino con una certa assiduità per alleggerirsi da quelle pesanti tute militari, riacquistare la loro legittima femminilità cucinando tutte insieme spensieratamente, cucinare, cucinare, cucinare….. Ma, nel paese vicino, la gente mormora. Suvvia, la caserma non si tocca, è una struttura militare di tutta serietà e rispetto, tanto che, inconsapevolmente, va ad arruolare una fanciulla che, vedi un po’, come mai, risulta fiancheggiatrice del clan camorristico dei casalesi: molto bella e determinata, cosi’ determinata che, pare, si serva del clan camorristico per far malmenare di brutto quegli ex suoi spasimanti che l’hanno lasciata! Insomma, una ragazza di carattere.
Ben sappiamo di quale caserma si parli e di quale addestratore, nella fattispecie. L’ addestratore è fin troppo disinvolto, troppe volte si è distratto da quella moglie pur bellissima che il cielo gli aveva regalato e che si chiamava Melania Rea. Ora Melania, che preparava romantiche cenette di S. Valentino a base di cuoricini per il ritorno a casa di un marito reduce da defatiganti “addestramenti”, è scomparsa in modo tragico . E l’addestratore si sforza di piangere lacrime che non gli bagnano il viso davanti a telecamere avide e, soprattutto, davanti allo specchio di una coscienza offuscata da tante, inquietanti ombre.