Governo al traguardo! Trovata la quadratura del cerchio

Dire e disdire è stato nostro affanno dell’ultima settimana. L’Italia ha finalmente partorito, pietosi attorno al capezzale delle sue alte doglie. Orsù, innalziamo al cielo canti di peana, intrecciamo ghirlande di fiori, disegniamo un arcobaleno che dal Quirinale arrivi d’Oltralpe. Insomma, guaglio’, facimmo festa!
Una nota di allegria, anche se di prudente ottimismo, ci sta. Abbiamo rischiato la paranoia coi tira e molla degli ultimi mesi, tanto che sul portone del Quirinale poteva ben troneggiare la scritta “Grand Hotel, gente che va, gente che vien”.
Cottarelli, riposto da parte sua il pallottoliere non senza un intimo sospiro di sollievo, si è detto convinto che “meglio un governo politico che tecnico”. D’accordo e ancor più d’accordo sul suo atteggiamento di signorilità e correttezza con ogni simpatia nei suoi riguardi. Tanto, qualcun’altro dovrà addossarsi l’arduo compito di prendere in mano quel pallottoliere per procedere alla quadra dei conti.
A proposito di… conti, “giro l’angolo e torno” sembra il motto dell’avvocato Giuseppe Conte, il nuovo Presidente del Consiglio, il quale, finalmente appesi al muro gli scarpini da maratoneta per avere più volte compiuto il giro del perimetro quirinalizio, potrà dedicarsi infine al suo nuovo e delicato compito di affiancamento allo staff dell’esecutivo.
L’avvocato, giurista di tutto rispetto, è colui il quale ha messo personalmente mano alla stesura del “Contratto” 5Stelle. Fugata ora qualche legittima nota di incertezza, in quel suo primo discorso precedente le dimissioni, a causa del polverone suscitato dal suo “curriculum” ( oggetto di un ritocchino al pur sostanzioso elenco delle sue virtù professionali ), ora i peccati veniali hanno il loro perdono. Il discorso dell’insediamento l’ ha visto consapevole del nuovo ruolo, non facile, ma probabilmente carico di sorprese che vogliamo sperare positive.
Quanto a Salvini al Ministero dell’ Interno, ne parliamo un attimo? Ci attendiamo conferma delle sue promesse in fatto di sicurezza, assai trepidanti tutti coloro che ne hanno paura. Non ne vediamo eccessivo motivo, dal momento che finora il Matteo.2 ha dato prova di saper fare molti passi indietro rispetto ad altri. D’altronde, la Lega all’Interno con Marroni seppe dimostrare la sua validità. Non parliamo degli altri Ministeri, di cui si occuperà la cronaca, un consesso governativo di personaggi alcuni già noti, altri del tutto sconosciuti, un governo di personcine “perbene” come si conviene al gradimento dei signori di Bruxelles.
Le ambasce di Mattarella
In occasione della Festa della Repubblica, tra le righe di una retorica propria dell’occasione , il nostro Presidente ha approfittato per spronare tutti gli attori della tenzone Italia-Europa ad una più consapevole misura dei termini di confronto. Si riferiva, come noto, in primis alle parole di scherno da noi ricevute dalla stampa tedesca, in secondo luogo all’invito da parte del commissario al bilancio Ue, Oettinger, affinchè gli italiani si debbano astenere dal voto ai populisti. Rieccoci a bomba. Lo stesso Juncker, presidente Ue, pur facendo azzittire il commissario, pare ci abbia bacchettato come un Paese “corrotto” ( come dargli torto) che ha il reale bisogno di lavoro e che non può addossare tutte le sue responsabilità alla Germania.
Rientrate le minacce di un rischioso “impeachment”, il Presidente Mattarella sembra aver ritrovato l’ombra di un sorriso al fianco della sua bella figlia Laura alla sfilata. Qualcuno ha notato come, in questo recente periodo, si sia potuto sentire un uomo solo nel bailamme delle voci che gli si sono scagliate contro. Diciamolo pure. Appare piuttosto difficile raffigurare il prudente, il riflessivo, il sobrio e timido Mattarella, nei panni di un macchinoso attentatore della Costituzione con l’accusa di “alto tradimento”. Troppa fatica vederlo sdoppiato in un “Dr. Jekill – Mr. Hyde”.
Il 2 giugno, in Via dei Fori Imperiali, nuovo governo al completo a fianco di un Mattarella dall’espressione quasi estatica davanti alla sfilata di uno status symbol che ancora conserva in naftalina le divise del suo potere, palese o nascosto che sia. A fine evento, non a caso ci piace sottolineare un elemento nuovo rispetto alle parate precedenti: una enorme bandiera dalle dimensioni spettacolari è stata portata giù dal cielo dall’esperto paracadutista della Folgore Giuseppe Tresoldi che, sfidando con perfetto equilibrismo i refoli del vento, l’ha fatta planare esattamente davanti al palco del Presidente.
Restiamo nella convinzione che forse l’unico ad amare l’Italia sia proprio lui, l’uomo dall’orma tutt’altro che grigia, il quale, solo fra gli altri, ha messo a rischio proprio la sua poltrona presidenziale. E tutto per amore di quella bandiera che non può e non deve mai accartocciarsi su se stessa. Viva il tricolore, viva l’Italia,… ma non tutti gli italiani
Angela Grazia Arcuri