Sentiero di San Tommaso: un percorso per gli amanti del trekking
A breve distanza dai luoghi in cui “senz’arme vinse il vecchio Alardo” e dove il fiume Liri inizia il suo corso verso il Frusinate, è stato inaugurato un nuovo itinerario turistico per gli appassionati del trekking: il sentiero di San Tommaso, promosso e realizzato dalla Pro Loco di Cappadocia (AQ). Questo percorso è nato da un progetto realizzato in tempi brevi, grazie ad un intenso lavoro che ha incluso la definizione del tracciato, l’ottenimento dei permessi necessari ed, infine, la presentazione al “gruppo CAI di Tagliacozzo” per ufficializzare il sentiero con il codice 582. Questa rapidità di realizzazione è stata resa possibile grazie alla profonda conoscenza del territorio da parte degli ideatori e alla loro determinazione nel valorizzare un’area ricca di bellezze naturali e storiche come quella di Cappadocia.
Il percorso, di lunghezza moderata e ricco di punti di interesse, parte dalla piazza principale del borgo di Cappadocia, accanto alla statua che rende omaggio ai muli, fedeli compagni di una comunità storicamente legata alla pastorizia e alla lavorazione del legno. Non lontano, infatti, si estende una delle faggete più importanti d’Italia, i cui alberi sono rinomati per la robustezza del loro legname, utilizzato principalmente per pavimentazioni ed arredamenti. Inoltre, il sentiero ripercorre parzialmente proprio la stradina che fino alla metà del secolo scorso era utilizzata dagli abitanti dei borghi di Vallefredda e San Biagio (le due località che nel XIII secolo daranno poi origine a Cappadocia) per raggiungere le aree coltivate o i pascoli.
Lasciato il borgo alle spalle, i visitatori seguono i segnali bianco-rossi del sentiero 582, che li guidano lungo una strada sterrata fino al primo bivio. Da qui, il tracciato si inoltra in un bosco caratterizzato da radici e rocce carsiche tipiche della zona. Dopo una breve discesa, si apre un suggestivo panorama: il paese di Cappadocia, adagiato sulla collina e la vicina frazione di Petrella Liri. In lontananza, nascosta dal Monte Padiglione, si intravede Marsia, un tempo rinomata località sciistica, ancora oggi richiamata dai cartelli stradali. Proseguendo lungo il sentiero boschivo, si raggiunge la Grotta di Mallalate, la quale, arida durante l’estate ed irrorata da un ruscello in inverno, testimonia la vicinanza della sorgente del fiume Liri, una delle tappe obbligatorie dell’itinerario. La grotta, raggiungibile camminando su sassi levigati dall’acqua e ricoperti di muschio, offre un chiaro esempio di come l’acqua stessa, filtrando tra le rocce calcaree, possa creare particolari forme erosive. Durante una breve esplorazione al suo interno, non è difficile trovare delle piume sparse sul terreno, rivelando la presenza di rapaci notturni.
Sopra la grotta, si trovano i ruderi, non ancora completamente esplorati, del monastero di San Tommaso, un antico sito benedettino, risalente circa al 860 d.C. (Cappadocia era infatti area territoriale di competenza dell’Abbazia di Montecassino, uno dei centri monastici più influenti dell’epoca). Il monastero, infatti, è menzionato in una bolla papale del 1188 d.C. emessa da papa Clemente III, noto per il suo impegno nel rafforzare l’autorità papale e per la sua attenzione alle questioni ecclesiastiche.
Proseguendo lungo il sentiero boschivo, si arriva alla sorgente di San Tommaso, da cui nasce il fiume Liri e che, più a valle, dà vita alla suggestiva cascata di Isola del Liri, famosa rapida sita all’interno di un borgo cittadino. Nell’ultimo tratto, il turista ha la possibilità di percorrere la cosiddetta seleva deji preti (selva dei preti), un sentiero che si snoda tra castagni secolari e ruderi di una diga romana, ove è possibile rinfrescarsi nell’acqua limpida; una piacevole sosta prima di affrontare l’ultima parte del percorso che riconduce al borgo di Cappadocia, situato più in alto ed un tempo percorso dalle donne che, con la conca in testa, trasportavano l’acqua potabile dal fiume alle loro abitazioni.
Il sentiero, prima di tornare alla piazza principale di Cappadocia, passa attraverso il borgo di Vallefredda, dove è possibile ammirare i ruderi della Chiesa di Santa Margherita (crollata durante il terribile evento sismico del 1915) ed i stretti vicoli, tra cui la casa dove soggiornò Gabriele D’Annunzio, e da cui ebbe l’ispirazione per i versi: “Voglio andare a Cappadocia, dalla zia Costanza. Mettimi sul mulo che sa la strada. Ah! Come si respira nei boschi di castagni!”
Questo nuovo itinerario rappresenta quindi un esempio di come, di fronte al cambiamento climatico che sta compromettendo l’offerta del turismo cardine degli Appennini, le comunità locali stiano trovando nuove forme di turismo sostenibile, capaci di coniugare la tutela dell’ambiente con lo sviluppo economico. Un’iniziativa che non può di certo essere limitata alle sole risorse delle Pro Loco, ma necessita inevitabilmente del supporto delle istituzioni e, soprattutto, dell’imprenditoria locale.