Via libera alla legge UE sul ripristino della natura
336 voti a favore e la legge sul ripristino della natura passa: è il primo regolamento di questo tipo nella storia dell'UE. Ma i conservatori temono per le attività agricole e di allevamento. Prosegue la lotta di Greta Thunberg.

Ieri il Parlamento Europeo ha adottato il suo position paper, riguardo alla nuova legge sul ripristino della natura.
Con 336 voti a favore, la legge attende ora i negoziati tra Parlamento e Consiglio, per la redazione del testo definitivo.
Perché serve un ripristino della natura?
L’80% degli habitat europei è in pericolo ed il ripristino degli ecosistemi è più di una necessità. Si tratterebbe infatti di un elemento cruciale per combattere il cambiamento climatico, così come la perdita di biodiversità.
Importante è anche l’aspetto della sicurezza alimentare, profondamente legato allo stesso presupposto, ovvero recuperare gli habitat naturali.
Ciò non porterebbe alla creazione di nuove aree protette in UE né al blocco delle infrastrutture per l’energia rinnovabile, che sono comunque di interesse pubblico.
Mentre Greta Thunberg, ideatrice dei Fridays for Future, torna in campo contro chi si è opposto alla legge sul ripristino della natura, ci si avvicina sempre di più ad una regolamentazione pratica di quanto concluso dalla Conferenza sul futuro dell’Europa.

Obiettivi della legge sulla natura
Il relatore César Luena ha evidenziato che si tratterebbe del primo, vero, regolamento sul ripristino della natura nella storia dell’UE.
La nuova legge impegna l’UE al rispetto del quadro globale sulla biodiversità dell’ONU di Kunming-Montreal.
Il nucleo del provvedimento consiste nell’adozione, entro il 2030, di misure di ripristino che coinvolgano almeno il 20% delle aree terrestri e marine UE.
Il Parlamento prevede anche un rinvio di tali misure, in caso di conseguenze economiche eccezionali: un serpente che si morde la coda, purtroppo già noto.

Le prossime fasi
Il testo definitivo della legge sul ripristino della natura è ancora tutto da elaborare e sarà il prodotto dei negoziati tra Parlamento e Consiglio UE.
Una volta che il regolamento sarà entrato in vigore, entro 12 mesi la Commissione Europea dovrà valutare se i finanziamenti UE disponibili saranno sufficienti per il ripristino.
Nel caso di un divario consistente, sarà nelle sue mani il compito di trovare le giuste soluzioni.
Resta da vedere quale sarà, nel frattempo, la reazione delle destre e dell’ala conservatrice in UE (Partito popolare europeo), che si è fermamente opposta alla legge, per via del contestato articolo sulla riduzione del 10% delle aree coltivabili.

Un’eco-follia?
Per Angelo Ciocca (Lega), è in atto una folle corsa verso la distruzione e la criminalizzazione di un intero comparto agricolo, rispondendo alla richiesta della Commissione di includere nella nuova normativa gli allevamenti intensivi di animali, ovvero una delle principali fonti di emissioni nocive ed inquinamento.
Il timore per la chiusura delle attività è lecito, ma anche il desiderio di ripristinare gli ecosistemi lo è.
Spesso l’errore è di considerare l’ambiente come qualcosa di “altro” rispetto ai lavoratori, alle attività, alle aziende, quando questo comprende tutto il resto. La verità è che negare interventi come il ripristino della natura è negare l’evidenza, e chiamare “eco-follia” la semplice “ecologia” significa sbagliare rotta.