La sostenibilità si misura con un indice

Inquadrare le buone prassi aziendali, assegnare loro un punteggio e determinare un indice universale che stabilisca il rating economico della sostenibilità da far figurare anche all’interno del Non Financial Reporting.
Posta in questi termini sembrerebbe un’operazione semplice, ma in realtà si tratta di un lavoro complesso anche a causa delle numerose implicazioni operative e qualitative che il concetto di sostenibilità sottende.
È a questi precisi ambiti di approfondimento che un team di ricercatori della cattedra di diritto delle holding dell’Università Niccolò Cusano di Roma, guidata dal professor Gaetano De Vito, lavora già dal lontano 2012 nell’ambito di un partenariato con la società Ammigest SpA.
Lo staff di ricercatori e tecnici ha orientato l’intero piano su cinque indicatori “chiave” della sostenibilità rispetto ai quali è stato elaborato un indice globale che restituisce un parametro misurabile e confrontabile agli investitori e a tutti gli stakeholder.
L’indicatore di sostenibilità nel lavoro di Ammigest viene valutato nell’ambito dei cosiddetti macro-indici. Si tratta dei tre indicatori di base che riguardano la valorizzazione della creazione di valore, l’estrazione di valore della società da parte dei soci e l’aumento di quest’ultimo mediante politiche sostenibili.
“All’origine di tutto – spiega il titolare della ricerca, professor Gaetano De Vito – c’è proprio il concetto di valore aziendale, profondamente cambiato nel corso degli anni. Le valorizzazioni tradizionali operate mediante valutazioni su fatturato e cash flow non sono più sufficienti e rappresentative di una ricchezza che passa sempre più spesso da strumenti intangibili e immateriali come l’impegno ambientale e sociale promosso in ambito profit”.
Ma quali sono in concreto questi driver di sostenibilità? Il team di ricerca ne ha individuati cinque: qualità della domanda, esternalità positive di processo, qualità dei rapporti sociali aziendali, azioni qualificate con voto plurimo e impatto ambientale.
“Indici indispensabili per un cambio di paradigma nelle pratiche di valutazione economiche e finanziarie – aggiunge Gaetano De Vito – ma anche un necessario strumento di supporto al Non Financial Reporting in grado di misurare un’azienda anche rispetto a indicatori nuovi che si legano alla corporate social responsability”.
L’ambizione del team universitario romano è quello di creare un nuovo return on investment della sostenibilità e in questo la Ammigest, partner tecnico del progetto, potrà dare una spinta importante mediante lo sviluppo di un software.
“Abbiamo lanciato il cuore oltre l’ostacolo – afferma con orgoglio De Vito – pensando ad una piattaforma digitale alimentata dai flussi di ritorno capace di modificare ed interconnettere tutte le variabili. Tale strumento di governance pensiamo possa diventare di comune impiego nella elaborazione dei bilanci non finanziari”