La teleriabilitazione del paziente affetto da ictus cerebrale
È attraverso l’innovativo approccio riabilitativo da eseguire in famiglia del Dott. Valerio Sarmati che la riabilitazione , appunto, post-ictus, arriva anche in Germania. L’approccio è stato sviluppato attraverso il metodo neuro cognitivo Perfetti, consistente in video che elaborano esercizi da eseguire con l’aiuto di un’altra persona, il più delle volte un familiare, per la “ripresa” della presa e delle funzioni base del linguaggio. La tele riabilitazione consente così, di essere curati in casa. Gli esercizi sono mostrati passo per passo dal Dott. Sarmati, ed in modo tale da poterli utilizzare nei modi più adatti ad ogni paziente. Con le spiegazioni utili ad ogni malato, dunque, dove non è riconosciuta una particolare conoscenza o preparazione da avere alla base di chi assiste. Il paziente dovrà poi videoregistrarsi per mostrare tutti gli sviluppi raggiunti e da lui riceverà il parere via chat. E sia attraverso incontri online, o in studio, o anche attraverso facebook, si può lasciare che il Dottore sondi il terreno della riabilitazione e possa trasmettere informazioni su consigli o suggerimenti. Per il Dott. Sarmati è motivo di orgoglio aver portato avanti tale esperimento ed aver raggiunto quindi anche il traguardo di trasferire il tutto al di fuori dell’Italia e aver potuto far partecipare al corso della riabilitazione post-ictus familiari ed amici, cosa di gran lunga interessante ed essenziale ai fini del miglioramento dei pazienti e che possa aiutare anche psicologicamente il malato.
Un paziente campano, ad esempio, ha confermato l’aiuto, si oserebbe dire quasi “psicoterapeutico” che da questa forma di cura , ci si possa avvalere, anche a distanza di centinaia di Km. Il soggetto in questione si sente molto più vicino alla cura e alla terapia e più sicuro laddove possa interagire con la propria fisioterapista, che, nella fattispecie, egli sostiene essere, per fortuna, sua moglie. Il Dott. Sarmati ha avviato anche un gruppo di auto aiuto su facebook, dove i pazienti possono interscambiare i loro passi avanti e confrontare i loro esercizi e progressi. Il gruppo consta di 1300 persone che hanno sofferto della stessa malattia. Valerio Sarmati, attualmente proprietario e responsabile del centro Fisioterapia Roma, è esperto in riabilitazione neurologica post-ictus cerebrale secondo il metodo Perfetti. È stato il primo ad associare a questo metodo l’approccio tecnologico della tele riabilitazione in famiglia; è poi docente di riabilitazione neuro traumatologica presso La Sapienza di Roma. Interessanti sono le sue Video Guide per il recupero dei due disturbi più frequenti in seguito ad ictus: Emiplagia destra (legata al disturbo del linguaggio) e Emiplagia sinistra.
Ma ha affrontato anche il tema del costo, del prodotto che, come si sa, quando è un’attrezzatura e destinata ad un uso professionale, in questo caso il fisioterapista viene caricato di spese aggiuntive a volte sproporzionate, mentre egli ha reso l’oggetto più accessibile al privato. Allora, anche al fisioterapista, le attrezzature verranno fornite in dotazione quando vengano sottoscritti i piani di assistenza continua ovvero quei piani laddove l’ospedalizzazione risenta di interventi sia economici che medici, e laddove quindi, si possa intervenire con servizi domiciliari dei disabili, degli anziani o dagli affetti da malattie cronico-degenerative, anche e soprattutto quando l’intervento debba essere continuativo. È qui che il SSN tende ad assicurare a tutti quei pazienti, il cui accesso al medico è precluso: 1°) una disponibilità del terapeuta periodico per situazioni acute. 2°) La possibilità di essere sottoposti a visite specialistiche ed infine 3°) una serie di servizi e risorse mediche o infermieristiche che possano minimizzare il ricorso all’ospedalizzazione.
Ove anche per l’articolo 26 della Legge 3 agosto 1999 n° 265, l’Amministrazione locale prevede a proprio carico il versamento degli oneri assistenziali, previdenziali ed assicurativi ai rispettivi istituti per i sindaci, per i presidenti di provincie, di comunità montane, per gli assessori provinciali e comunali con popolazione superiore a 10000 abitanti e tanti altri casi per popolazione di numero e condizioni differenti. E laddove anche l’amministratore locale provveda a rimborsare il (ove vi sia) datore di lavoro, la quota annuale di accantonamento per l’indennità di fine rapporto è entro i limiti di 1/12 dell’indennità di carica annua dell’Ente e per l’eventuale residuo da parte dell’amministratore. E vi è tutta una serie di casi in cui la Regione, il Comune e la Provincia dovrebbero farsi carico, almeno in parte, di questi costi assistenziali, come decifrato dall’articolo 3, com. 1 lettera c) del Decreto Legge 29/6/1998, n. 278, a cui, poi, al comma 7 bis si applicano, appunto, anche tali oneri dell’amministrazione degli enti locali territoriali sia ai componenti dei consigli regionali che agli enti locali territoriali e le Regioni che possano provvedere a loro carico. Questo ed altro insomma prevedrebbe lo stato, ma ben più importante è l’atto svolto, anche in questo senso dal Dott. Sarmati. Ma ciò che più colpisce è l’avvertimento, da parte di quest’uomo, ancor prima che medico, di facilitare la riabilitazione in un campo tanto “ostico” come quello dell’ictus, a favore di “medici” che divengano i familiari stessi, coloro i quali sono più vicini ai propri cari e che con la loro confidenza possano intervenire anche in campi quasi inaccessibili persino ai più specializzati. Il merito del Dott. Sarmati è l’aver compreso che è attraverso proprio la vicinanza familiare e amichevole che il paziente si possa sentire più a suo agio e possa continuare a fare regolari passi avanti che, anche laddove inesistenti, proprio come affermava il paziente Campano di cui si è parlato, ci si possa sentire più a proprio agio.
Perché è nei confronti dei familiari che la malattia deve essere percepita e sentita, è da parte dell’amico e del parente che l’insanabile o sanabile gesto di pietà debba essere ricollocato come una vera e propria cura da sostenere ed avvertire ai fini di restituire al malato, e dunque all’affetto vicino, quel ricambio di cure e premure che tanto sono a cuore al paziente stesso che non ha tanto bisogno di un luogo estraneo e “fuori luogo” per guarire o migliorare, ma di un sito privilegiato dal personale senso dell’amore e della stabile presenza che sono, le prime forme di affetto terapeutico che possano realmente essere in grado di magnificare chi “non stia bene”. Colui che è affetto da un morbo o da una qualsiasi malattia o disturbo, (ch’esso sia grave o meno grave, poco importa), deve poter contare sui propri cari. Chi non li abbia ha un da fare più “profondo”, ha un percorso da compiere più difficile e difficoltoso, ma Sarmati ha pensato per primi a coloro che questi familiari e parenti li hanno ed ha spinto tutti gli interessati a non tirarsi indietro. Forse con l’uso della tecnologia, che ancora tanto può dare se ben usata, o forse solo con il senso della responsabilità, ma non ha lasciato che questi campi venissero inattesi e “non sfruttati”, perché il coraggio di chi soffre si trova, laddove esista un familiare a prendersene cura, anche e soprattutto dietro a chi se ne possa assumere una qualsiasi responsabilità.
Michela Gabrielli
6 dicembre 2013