FAME: OFF. Individuato l’interruttore del cervello che regola l’appetito.
Chi non ha mai avuto problemi con il proprio peso? Escludendo i pochi eletti dal metabolismo perfetto, la risposta arriva da Seattle. Dopo la scoperta ad opera di ricercatori italiani, presso l’Università di Boston, del CRF, noto come “ormone dell’ansia”, da disattivare per evitare abbuffate ed ingestioni, sulla rivista scientifica “Nature” appare una ricerca che potrebbe aprire la strada a nuove cure per i disturbi alimentari.
Il nucleo parabranchiale del tronco encefalico era già noto agli scienziati come sede cerebrale del controllo dell’appetito, del gusto, del dolore e dell’apporto di sodio all’organismo. Grazie all’equipe di scienziati americani, guidati dal Professor Richard Palmiter dell’Università di Washington, siamo ora in grado di capire i meccanismi del particolare gruppo di cellule nervose coinvolte nella stimolazione e nell’inibizione dell’appetito.
Lo studio è stato effettuato su topi geneticamente modificati, nel cui cervello sono state impiantante fibre ottiche per colpire, con la luce emessa, le cellule imputate dell’appetito. Una volta attivate, le cellule provocavano negli animali una tale sensazione di sazietà che li induceva a non mangiare. Viceversa, disattivate con una particolare sostanza chimica, l’appetito delle cavie tornava alla situazione iniziale. Si è scoperta quindi la molecola responsabile del meccanismo: la Cgrp, un peptide correlato al gene della calcitonina.
Il commento entusiasta del neurofisiologo Piergiorgio Strata, dell’Università di Torino, riportato dai maggiori organi di stampa italiani, sottolinea l’importante apporto della scoperta a future cure per i principali disturbi del comportamento alimentare, come bulimia, anoressia e obesità.
Inoltre, i ricercatori americani hanno scoperto terminazioni nervose che mettono in comunicazione le cellule responsabili dell’appetito e l’amigdala, zona cerebrale che viene attivata in situazioni di paura o disagio emotivo. Ciò spiega la stretta correlazione tra disturbi dell’appetito ed emotivi, gettando le basi per una comprensione ed un più efficace trattamento per patologie potenzialmente mortali.
di Martina D’Andrea
17 ottobre 2013