Trapianto di mano: in Italia il primo fallisce dopo 13 anni
Il nome di Walter Visigalli torna ad echeggiare nel mondo della sanità italiana. L’uomo, oggi 48enne, all’età di 20 anni aveva perso una mano durante un incidente, e nel 2000 decise di sottoporsi ad un’operazione chirurgica, diventando così protagonista del primo trapianto di mano in Italia.
L’intervento, avvenuto presso l’ospedale San Gerardo di Monza, durò 13 ore e fu un vero e proprio successo, tant’è che l’uomo si era sempre dimostrato molto entusiasta.
Questo fu anche motivo di soddisfazione per il nostro Paese, perché contrariamente a quanto capitato nel 1998 a Clint Hallam, il neozelandese che si sottopose al primo trapianto di mano al mondo e che dopo solo un anno si fece amputare il nuovo arto, per Visigalli tutto sembrò andare per il meglio.
Celebre fu inoltre la stretta di “mano” tra l’uomo e il secondo paziente italiano che si sottopose all’intervento (presso la stessa struttura ospedaliera e sotto la guida dello stesso chirurgo, Marco Lanzetta, ndr), Gianni Di Antonio, nel 2001.
Purtroppo, però, dopo qualche anno, a Visigalli iniziarono a farsi sentire le prime crisi di rigetto, prima in forma leggera, poi sempre più forte, tant’è che la situazione era peggiorata velocemente. Due anni fa il paziente rischiò non solo la cancrena dell’arto, ma anche la setticemia. Nonostante questo non si diede per vinto e continuò ad impegnarsi a fondo nella riabilitazione.
Martedì scorso l’uomo ha dovuto sottoporsi ad un’operazione di amputazione presso la clinica Columbus di Milano, con anestesia locale, mettendo fine al suo incubo.
Come spiegato dalla moglie Pierangela Riboldi, Visigalli ora “avrà dei colloqui con la psicologa, perché dopo quasi 13 anni si deve abituare alla nuova realtà: ha un moncone che parte dal gomito”.
di Krizia Ribotta
1 luglio 2013