Il Caso Mattei. Sessant’anni di indagini italiane
Una storia torbida che anticipa uno dei periodi più controversi della storia italiana, il caso Mattei affascina e non trova ancora “verità” ufficiali. L’epilogo violento di un uomo che ha svolto un ruolo chiave nel situare l’Italia post-bellica in una posizione autorevole nell’economia mondiale. Un uomo che ha visto nascere la Repubblica, ha sfidato i colossi del petrolio e, forse, anche per questo, è morto, colpevole di aver creduto nelle neonate istituzioni repubblicane.
Dalla Resistenza bianca all’ENI
Durante le lotte partigiane è tra le fila del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia e rappresenta la cosiddetta costola bianca che in seguito darà vita alla Democrazia Cristiana, prendendo parte attivamente alla liberazione di Milano. Con l’ANPI fa parte della Consulta Nazionale per poi divenire deputato sotto l’effige scudocrociata nella prima legislatura della Repubblica.
Il suo ruolo più importante e, sotto certi aspetti controverso, va ritrovato nella nomina di commissario liquidatore della fascista Agip (Azienda Generale Italiana Petroli) che sopravviverà, nonostante le indicazioni dell’allora governo, e diventerà infrastruttura portante dell’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) fondata nel 1953 proprio da Mattei. La società diventerà una delle più importanti multinazionali del petrolio al punto da arrivare a sfidare quelle che Mattei stesso definì, in chiave dispregiativa, “le sette sorelle”, ovvero le sette società che detenevano il monopolio del petrolio e tenevano sotto scacco l’intero mercato e, in particolar modo, l’Iran, allora tra i principali esportatori.
Il metodo Mattei
In quest’ultimo periodo si è molto parlato del cosiddetto Metodo Mattei, un ritorno alle ricerche su gas e petrolio al fine di garantire una solida autonomia energetica per l’Italia, evitando dunque di sottostare ai capricci del mercato e degli oligarchi.
Giorgia Meloni in questi ultimi mesi ha lanciato il “piano Mattei” in un’ottica di differenziazione dell’approvvigionamento energetico per il nostro paese e per un’autonomia che richiama nettamente, anche per quanto concerne certe pratiche, le linee adottate dall’imprenditore democristiano. Il film di Francesco Rosi del 1972, nell’immersiva interpretazione di Gian Maria Volonté, ripropone con chiarezza il savoir faire imprenditoriale del fondatore di ENI.
La morte
E qui la storia si infittisce, con un aereo che precipita prima per un’anomalia, poi per un errore dovuto al pilota, infine, evidentemente, per una deflagrazione in volo che chiaramente lascia intravedere la volontà di togliere di mezzo Enrico Mattei. La sua direzione d’impresa è scomoda, il timone di ENI fin troppo solido, non quanto il Morane Saulnier 760 Paris col quale decolla dall’aeroporto di Catania Fontanarossa e che mai atterrerà a Linate la notte del 27 ottobre 1962. Da qui un’infinità di opere di insabbiamento e depistaggio che ripercorrono la storia recente d’Italia. La notte stessa, subitaneo fu l’intervento dell’allora Ministro della Difesa Giulio Andreotti, Amintore Fanfani, nel ’86, sarà tra i primi a trovare il coraggio di usare le parole «abbattimento dell’aereo». Nel 1993, Tommaso Buscetta, fidandosi solo di lui, confessò a Giovanni Falcone che di mezzo c’era la mafia e il senatore Graziano Verzotto. C’è chi ancora oggi è convinto che Pier Paolo Pasolini morì a Ostia, qualche anno dopo Mattei, perché lavorava a Petrolio, romanzo-inchiesta incompiuto che analizzava proprio alcune vicende intorno al mondo delle big oil companies. Il pubblico ministero Vincenzo Caliò è forse il più animato conoscitore della vicenda, dopo aver portato avanti per più di 10 anni la terza inchiesta sul Caso Mattei ritiene ancora oggi che su molti aspetti non è stata fatta chiarezza e, forse, secondo noi, mai verrà fatta.
È l’inizio degli anni Sessanta, si apre il caso Mattei e inizia un nuovo capitolo di un’oscura storia italiana. Enrico è colpa tua.