La parentesi di un colibrì: la quotidianità della mente inquieta

Scrivere un libro può essere un semplice esercizio di stile, ma scrivere per necessità è tutt’altra storia. Enrico Maria Casini, con il suo La parentesi di un colibrì (Ed. Croce), rientra a pieno titolo nel secondo caso. Non si tratta di letteratura d’evasione, ma di un bisogno viscerale di dare forma su carta al caos interiore.
Mentre altri autori inventano trame elaborate con draghi che salvano principesse o spy story dai contorni politici, Casini sceglie la strada più impervia: quella della verità nuda. La trama è semplice: una storia sentimentale nata da un DM su Instagram – eppure diventa il pretesto per esplorare il turbinio mentale che può scatenare una semplice vibrazione dello smartphone.
Enrico, il protagonista del romanzo, vive la nostra stessa esistenza frenetica. Un lavoro divorante, serate al bacone, amici dalle visioni discordanti, e un cuore che ricerca battiti accelerati perché solo nell’intensità trova tregua dal caos quotidiano. Le serate al pub, il sesso, il fumo di sigarette che non si spengono mai sono gli ingredienti di una quotidianità apparentemente banale, eppure pregnante di significati profondi che emergono dai meandri di una psiche tormentata.
La metafora del colibrì
Il colibrì batte le ali a una velocità impressionante: dai 15 battiti al secondo delle specie più grandi agli 80 di quelle minuscole. Allo stesso modo, Enrico cerca battiti cardiaci capaci di frantumare la routine, anela a quell’intensità che spezzi la monotonia come un nodo che rompe il pettine. Ma quando l’ossessione prende il sopravvento, i battiti diventano irregolari e aritmici.
Il dubbio tra amore e passione fa emergere un mostro interiore che si annida tra pancia, cuore e cervello, creando una disarmonia che pervade ogni aspetto della vita del protagonista.
Progressivamente, Enrico si perde nei propri labirinti mentali. La figura femminile, B., sfuma sempre più sullo sfondo mentre la vera protagonista diventa la sua mente inquieta. Il romanzo si trasforma in un flusso di coscienza che attraversa nervi prima tesi, poi definitivamente compromessi…nervi lesi.
Arrivano le notti solitarie, quelle che non offrono saggezza ma solo tormento. I bicchieri si susseguono nel tentativo di placare un’angoscia che il mattino seguente si ripresenta intatta. Il protagonista conosce bene questa dinamica autodistruttiva, eppure quando il tempo sembra cristallizzarsi, perfino la rovina appare come una via d’uscita.
La parentesi di un colibrì ci ricorda una verità fondamentale: i battiti hanno senso solo quando sono regolari e costanti. Volare, come amare, è cosa da grandi.