Andrea Wulf e i suoi “Magnifici Ribelli” raccontano la nascita di una silenziosa rivoluzione
L’aspetto che viene preso meno in considerazione in una rivoluzione è la totale assenza di precise linee guida necessarie da seguire per ottenere un risultato soddisfacente. Non ci sono mappe predefinite o ruoli da identificare, basta solo avere un’idea.
Andrea Wulf se ne è resa conto nella sua ultima fatica: Magnifici Ribelli pubblicato da Luiss Press nel 2023, trovando ispirazione in una rivoluzione silenziosa da troppo tempo dimenticata, nascosta fra alti boschi e strade che si arrotolano fra di esse senza soluzione di continuità.
È il circolo di Jena, punto d’incontro (sia fisico sia teorico) fra pensatori e filosofi tedeschi che casualmente si ritrovano tutti nella piccola città della Turingia. Eccoli i “Magnifici Ribelli”, uomini e donne uniti dall’amore per “l’indefinibilità del concetto” e che “inneggiavano all’assoluta assenza di regole”. Sono diversi, molti dei quali ormai affidati all’eternità della storia come Schlegel o Fichte, ma non sono gli unici. Infatti, la Wulf pone particolare cura nel portare sul palcoscenico anche personaggi meno conosciuti ma non per questo meno affascinanti, come l’indimenticabile Caroline Schelling, figura centrale per il circolo, fuggita dai soldati francesi di Napoleone e ispirata nel creare con i propri mezzi un terremoto culturale che superi la crisi politica della Germania della fine del XVII secolo.
Per l’autrice non è sufficiente basarsi su un processo di unione e fusione di menti quanto piuttosto sondare un complesso processo evolutivo fra spazio, ambiente e personaggi; sono tutti vivi nel loro tempo, slegati da quella visione anacronistica che li vorrebbe chini sui propri scrittoi impegnati in elucubrazioni astratte. Invece il circolo di Jena, fin dalla sua presentazione, respira l’ambiente circostante, i suoi timori e paure ma anche le speranze, traducendole in un anelito volto alla ricerca di un proprio senso nel mondo. La Wulf scardina i piedistalli su cui i suoi filosofi sono stati posti, cogliendoli invece nella loro umanità: sono giovani, (molto spesso) innamorati e sotto qualche aspetto spaventati dal mondo che li circonda. Non vi è un’infrangibilità dei personaggi di fronte ad un mondo in perenne cambiamento che rende invece rende difficile trovare solidi punti di partenza.
“Al centro di Magnifici ribelli c’è l’attrito tra le strabilianti opportunità del libero arbitrio e le trappole dell’egoismo”, è una ricerca talmente insita nella psiche umana che per l’autrice è quasi difficile ammettere che tutto sia partito da Jena. È un processo più grande e più profondo che trova le sue radici in quel preciso luogo storico e politico ma che ben presto trova un respiro più ampio e si slega da tutto ciò. È una ricerca sulla storia umana condotta da umani, filosofi o meno che siano.
In alcuni passaggi, la scrittura rasenta quella di un dossier poliziesco, scevra da sovrastrutture che rischierebbero di allontanare troppo il lettore da un mondo che sembrerebbe altresì ostico. Magnifici Ribelli non desidera porre una linea di demarcazione fra l’argomento di studio e lo studente, preferendo piuttosto ricercare una nuova introduzione ai primi Romantici che “erano ribelli e si sentivano invincibili”.
Non è possibile slegare le loro vite dalla propria filosofia. Forse è questo il loro potere argomentativo: l’introdurre nel proprio studio aspetti talmente personali da renderli universalmente condivisibili. Le loro storie sono perennemente in bilico fra il brivido inebriante della libertà e un annientamento totalizzante di fronte al non riuscire a trattenere i mutamenti naturali e politici del mondo circostante.
Magnifici Ribelli descrive un momento di cambiamento, d’incertezza ma anche d’irrequietezza intellettuale; l’autrice non ha cercato di scrivere un trattato filosofico quanto piuttosto di “afferrare una manciata di tenebra” per creare qualcosa di diverso, auspicabilmente utile e bello. I membri del circolo di Jena sono umani, con preghi e difetti ma soprattutto sono pensatori, animati da una fame di conoscenza che l’autrice spera di riuscire a trasmettere.
Vi è affetto nelle sue parole, oltre che profonda ricerca e stima. La consapevolezza dei numerosi strumenti a disposizione ha permesso di creare un testo articolato e complesso, interessante sia per chi di filosofia già se ne intende sia per un completo novizio. L’unica richiesta da parte dell’autrice è di mostrarsi aperti e incuriositi al mondo di Jena, cercando almeno per un istante di prendere aria e tuffarsi in una ricerca che, sembra suggerire, non potrà mai terminare completamente.