L’eredità di Cechov tra frammenti epistolari e testimonianze inedite
Dalla casa editrice Aragno è arrivata una raccolta di scritti sconosciuti dello scrittore russo Anton Cechov, intitolata “L’arte di scrivere – Regole per aspiranti scrittori”. La prefazione offerta da Lucio Coco accompagna il lettore nella scoperta dei pensieri d’autore e nei suoi schemi logici mentali, come fossero una scatola nera da trasmettere si posteri. Nella seconda ed ultima parte del libro compaiono due testi inediti pubblicati sulla rivista russa Budil’nik, in italiano La sveglia. La nuova traduzione rappresenta quindi un’occasione per approfondire attentamente il profilo di uno degli autori più importanti tra il XIX ed il XX secolo.
Colpisce particolarmente la meticolosità di Cechov nella ricerca della brevitas nelle sue opere, quasi come se l’ispirazione delle composizioni arrivasse da lontano, proprio come i poetae novi latini. In concomitanza con il mondo antico anche la particolare accuratezza nel labor limae, ossia una concentrazione per la perfezione dei propri manoscritti, se necessario cancellati e riscritti più volte fino al raggiungimento di una perfezione personale. Anche l’attenzione per i due personaggi principali – un uomo e una donna – attorno ai quali si svolge il racconto, sembra essere oggetto di una premura particolare da parte dello scrittore in questione.
La costante ricerca di una struttura molto semplice se vista da fuori, ma dietro di essa si cela un impegno immane per renderla così limpida e sintetica: la ragione di questo metodo è forse da ricercare nell’attenzione che lo stesso Anton Cechov prova a suscitare nei confronti del lettore, terzo attore concomitante delle sue pubblicazioni. D’altra parte, che senso avrebbe un volume illeggibile per gli altri? Nessuno, a meno che il volume non sia uno sfogo personale del medesimo autore.
Per quanto riguarda invece gli ultimi due testi presenti nel libro in analisi, troviamo preventivamente le “Regole per aspiranti scrittori”, che rappresentano un insieme di raccomandazioni dettate dall’esperienza dello scrittore nel corso della propria carriera. Più che regole, queste sembrano un insieme di consigli e racconti indiretti dei trascorsi affrontati dal compositore letterario. All’interno del brano sono presenti gli avvertimenti su ciò che comporta una carriera da scrittore, un tentativo di mettere in guardia i posteri sulle difficoltà da affrontare in futuro.
Ultimo, ma non per importanza, è il “Brindisi ai prosatori”. Un augurio malinconico sulla carriera trascorsa fino a quel momento dallo stesso Anton Cechov, archeologia dei suoi ricordi ed un ragionamento sul significato della vita e della morte in concomitanza con le aspettative future. In parte, l’ultima narrazione presenta una sorta di pessimismo intrinseco di cui anche lo stesso autore si rende conto e che viene dunque anticipato già dall’inizio del brano attraverso un lieve espediente di comunicazione tra lui ed un suo collega.
A livello tecnico, la stampa di questo saggio è formidabile, in particolare per la doppia forma in cui vengono presentati gli scritti: entrambi parallelamente posizionati tra le pagine in russo ed in lingua italiana. Una raccolta professionalmente similare alle traduzioni classiche dell’Iliade o dell’Odissea, complete della versione in greco antico affiancata ad una trasposizione nell’idioma contemporaneo. Deposizione non più dimenticata, ora consegnata nelle mani della storia attraverso la sua conservazione.