Sulla Qualità, Robert M. Pirsig – Recensione

Sulla Qualità è un’antologia curata da Wendy Kimball Pirsig, seconda moglie di Robert M. Pirsig, pubblicata da Adelphi nel 2024.
Questa preziosa raccolta offre ai lettori un accesso privilegiato a lettere, conferenze, saggi, aforismi e appunti personali dell’autore, per una riflessione profonda sulla natura della Qualità e sulla necessità di riscoprirla in un mondo dominato dalla quantità.
Con traduzione di Svevo D’Onofrio e foto di David Lindberg, il libro illustra anche gli strumenti usati da Pirsig per la manutenzione della sua Honda Super Hawk del 1966, moto protagonista del viaggio letterario e fisico tra Minneapolis e San Francisco con il figlio undicenne Chris nel 1968, divenuto colonna portante del celebre Lo Zen e l’Arte della Manutenzione della Motocicletta.

La filosofia di Pirsig: un ponte tra Oriente e Occidente
La Metafisica della Qualità elaborata da Robert M. Pirsig (1928 – 2017) permette di mettere a fuoco due principi fondamentali nella comprensione della realtà: la Qualità dinamica e la Qualità statica.
La Qualità dinamica, assimilabile al Tao del Taoismo, rappresenta il cambiamento, l’innovazione e la creatività. È ciò che spinge l’universo verso nuove possibilità, percepita intuitivamente e non definibile rigidamente.
Dall’altra parte, la Qualità statica è legata al concetto di Dharma nelle tradizioni indiane e rappresenta l’ordine, la stabilità e la continuità. È il principio che mantiene l’integrità delle cose nel tempo, permettendo alle società di funzionare attraverso il rispetto delle tradizioni e delle norme.
Ne Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta (1974) e in Lila (1991), Pirsig utilizza due narratori distinti per esplorare le due facce della Qualità. Il signor Robert Pirsig rappresenta la qualità statica, focalizzata sulla manutenzione e sulla durata delle cose.
L’alter ego di Pirsig, Fedro, incarna la qualità dinamica, tramite uno sguardo rivolto verso la crescita interiore e il nirvana. Questo dualismo riflette la complessità della Qualità come concetto che abbraccia sia l’ordine che l’innovazione, l’armonia che il cambiamento.
Il ponte tra la sapienza orientale e quella occidentale è individuato da Pirsig nel concetto di Aretè dei Greci e Rta dei Veda, entrambi rappresentanti l’ordine cosmico che si ottiene quando ogni cosa assolve al proprio compito. Questo collegamento consente al filosofo di tradurre concetti complessi in una lingua accessibile, offrendo una “Stele di Rosetta” per comprendere testi orientali altrimenti impenetrabili.
L’autore applica questi principi alla vita quotidiana, suggerendo che riconoscere e coltivare la Qualità può portare a una vita più autentica e soddisfacente. La manutenzione di una motocicletta, ad esempio, permette di sviluppare un atteggiamento di cura e rispetto che riflette la Qualità in ogni dettaglio. Questo principio si estende anche alle relazioni umane e alla società in generale, dove la consapevolezza della Qualità può migliorare la nostra interazione con il mondo e con gli altri.
L’Influenza del buddismo zen nella cultura occidentale
Nella sua Metafisica della Qualità, Pirsig abbatte la tradizionale dicotomia tra soggetto e oggetto. Secondo la visione soggetto-oggetto, morale e arte sono mondi separati: la morale riguarda la Qualità dei soggetti, l’arte quella degli oggetti. Pirsig invece sostiene che in realtà non esiste questa separazione: i due mondi coincidono, e il divino si manifesta tanto negli ingranaggi di un motore quanto nel petalo di un fiore.
Il pensiero di Robert M. Pirsig affonda le radici nella filosofia orientale, in particolare nel buddismo Zen. «Ciò che avviene con l’illuminazione è la caduta dell’illusione di non essere illuminati. Ma l’illuminazione è sempre stata lì», afferma Pirsig, suggerendo come l’illuminazione non sia un traguardo, ma l’apertura del pensiero razionale ai suoi stessi limiti, un sentimento che ci riconnette al tutto.
Noi siamo, in effetti, la vera motocicletta su cui lavoriamo.
Prima di Pirsig, lo Zen aveva già avuto momenti di notorietà in Occidente, grazie alla pubblicazione, nel 1948 in Germania, di Zen in der Kunst des Bogenschießens di Eugen Herrigel, tradotto in Italia come Lo Zen e il tiro con l’arco e pubblicato da Adelphi nella Piccola Biblioteca.
L’autore de Lo Zen e il tiro con l’arco, Eugen Herrige, è professore di filosofia a Heidelberg, quando, nel 1924, è invitato a insegnare all’Università Imperiale di Sendai, in Giappone. Sarà durante questo soggiorno che conoscerà Awa Kenzo, uno dei più rinomati maestri di Kyudo, il tiro con l’arco giapponese, dal quale Herrige verrà iniziato alla disciplina.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tornato in Europa, Herrigel scrive della sua esperienza con il Kyudo, che mira a colpire un bersaglio spirituale, più che fisico, narrando il difficile approccio di un filosofo occidentale allo Zen e alle filosofie orientali. Herrigel spiega che la Qualità nel Kyudo non si raggiunge colpendo il bersaglio, ma nella perfezione del tiro, nel lavorare sul proprio spirito e nel diventare più cavallereschi, quindi più umani.
Come sottolineato dal filosofo e storico delle religioni Daisetz T. Suzuki nell’introduzione al libro di Herrigel, l’obiettivo del Kyudo non è un fine pratico o un piacere estetico, ma l’avvicinamento alla Realtà Ultima attraverso il tirocinio della coscienza.
Link al libro: Robert M. Pirsig, Sulla Qualità, Adelphi Edizioni, Milano 2024.