Inconsueto e avvincente, chi è il Vico (dei Miracoli) di Veneziani
“La curiosità, proprietà connaturale dell’uomo, figliuola dell’ignoranza, che partorisce la scienza, all’aprire che fa della nostra mente la meraviglia, porta questo costume: ch’ove osserva straordinario effetto in natura, come cometa, parelio o stella di mezzodì, subito domanda che tal cosa voglia dire o significare.”
Con questa frase, tratta da La Scienzia Nuova, Giambattista Vico spiega al suo pubblico che, sebbene l’uomo non possa concepirsi come artefice dell’ordine naturale ma soltanto generatore di quegli astratti costrutti mentali che alla realtà materiale si riferiscono – quali la matematica e persino la metafisica – gli spetta comunque un’inesausta facoltà creativa, in quanto capace di plasmare sé stesso e la propria civiltà nel costante divenire storico; rimane cioè radicata nell’animo umano una vocazione all’invenzione e alla trasformazione, attraverso cui erige monumenti culturali suscettibili di rispecchiare e insieme trascendere l’immanenza del creato. Emerge da questo estratto di poche righe del suo prolifico florilegio filosofico che Vico era un teoreta fuori dagli schemi, uno straordinario apologeta dell’antichità classica e un immenso cultore dell’epistemologia costruttivista. Un uomo, insomma, dalla grande caratura intellettuale che ha cambiato la storia del pensiero italiano e che, tuttavia, risulta sconosciuto ai più. E in effetti, chi era Giambattista Vico?
In Vico dei Miracoli, edito da Rizzoli, Marcello Veneziani ci racconta la vita e l’attività intellettuale di questo grande protagonista della nostra storia, compiendo un’opera lodevole: restituire a Giambattista Vico, filosofo napoletano vissuto tra il XVI e il XVIII secolo, il ruolo di grande pensatore che realmente ebbe ma che forse non è stato valorizzato a sufficienza. Veneziani analizza con acume critico e intelligenza filosofica il pensiero vichiano e ne compie l’esegesi ripercorrendo nel dettaglio le opere e il pensiero di Vico, senza mai annoiare il lettore per completezza filologica, identificando quelle che definisce le intuizioni miracolose di Vico, ovvero le idee totalmente innovative e ben avanti rispetto al suo tempo che il filosofo partenopeo aveva colto in anticipo. Veneziani evidenzia come Vico sia stato un precursore dell’ermeneutica, dell’antropologia culturale, di una visione ciclica della storia alternativa al progressismo illuminista, ponendo così l’accento sul coraggio intellettuale del filosofo nell’aver anticipato paradigmi poi sviluppati solo molti decenni dopo. Uno dei pregi maggiori del libro sta proprio nell’abilità di Veneziani di portare alla luce queste intuizioni geniali di Vico con un linguaggio chiaro ed efficace, rendendole comprensibili anche ai non addetti ai lavori. L’autore contestualizza sempre le idee vichiane all’epoca in cui furono formulate, evidenziando come già allora fossero delle vere e proprie rivoluzioni concettuali. Veneziani valorizza anche l’aspetto di Vico come antesignano della cultura mediterranea in antitesi a quella nordica, cogliendo appieno il nucleo identitario del pensatore napoletano. Un altro indubbio pregio del libro sta nell’aver restituito centralità al pensiero vichiano nel dibattito filosofico contemporaneo. Si tratta di un saggio densissimo di spunti e chimismi, scritto con fluidità e passione per il suo oggetto di indagine.
Vico dei Miracoli è un piccolo capolavoro di divulgazione filosofica, nonché un atto dovuto di restituzione della giusta fama a un gigante del pensiero troppo a lungo rimasto nell’ombra, un testo prezioso per riscoprire un grande pensatore troppo a lungo trascurato.