L’essenza del viaggio: sulle strade di Spagna con Cees Nooteboom
In “Verso Santiago” Nooteboom ci porta in una Spagna che ha fatto sua, in un viaggio “labirintico” trascritto in quello che è un diario-racconto, cominciato alla fine degli anni 80 e forse ancora da terminare.

Non fatevi ingannare dal titolo, in “Verso Santiago: digressioni sulle strade di Spagna”, edito da Iperborea, la città spagnola non è la tappa finale ma parte di quello che è un viaggio vorticoso, senza un tempo regolare. Santiago de Compostela è una delle tante tappe “analizzate” da Cees Nooteboom. Perché di questo si tratta. Quello che abbiamo davanti non è un semplice turista: nei viaggi compiuti nell’arco di più di due decenni, lo scrittore olandese è un analizzatore, uno scienziato di una nuova disciplina che potremmo chiamare “la scienza dello scandagliare”. Esplorare, scrutare, sondare. Ogni zolla di terra spagnola porta con sé un pezzo di storia che l’autore fa suo e del lettore, descrivendoglielo nei minimi particolari:
«chi ha percorso soltanto le tappe obbligate non ha visto la vera Spagna. Chi non ha mai provato a perdersi nella labirintica complessità della sua storia non conosce la terra su cui viaggia. È un amore per la vita, uno stupore che non finisce mai»
Nato all’Aia nel 1933, Nooteboom è una delle voci più autorevoli della narrativa contemporanea. Eterno viaggiatore, ha riportato le sue avventure nei suoi scritti tradotti in più di 30 lingue e vincitori di numerosi premi. Dopo il Giappone e la Laguna Veneta, ci porta nel suo viaggio infinito in quello che da lui stesso viene definito come un paese “brutale, anarchico, egocentrico e crudele”.
Nel diario-racconto dello scrittore ritroviamo dei temi ricorrenti caratteristici del territorio spagnolo. Prima di tutto, la religione. La Spagna è stata terreno di differenti pensieri spirituali. Nel viaggio descritto a fare da contraltare sono soprattutto i monasteri. Gli edifici cristiani riflettono l’esistenza del viaggiatore olandese. I monasteri sono le case di chi viveva fuori dal mondo: eremiti, romiti, anacoreti. Una “facoltà dell’anima, una possibilità dell’uomo che esisteva ed esiste anche in altre culture ed epoche”. E poi ci sono le chiese e le piazze, la roccia sotto il sole rovente o il freddo della capitale, Madrid, a febbraio. Lo scrittore diventa un tutt’uno con il paesaggio ma anche con la storia del paese che sta visitando.
Nel diario subentra quindi anche il tema politico. Si calpesta la terra della resistenza contro le truppe di Franco, negli anni della guerra civile. Nooteboom parla di indifferenza nei confronti della morte: “Viva la Morte!” questo il grido di guerra della Legione spagnola durante il conflitto. E alla fine, a Teruel, lo scrittore calpesta proprio quel terreno di morte che porterà le truppe del dittatore Franco a spingersi fino al Mediterraneo, dividendo in due le truppe repubblicane.
E poi, come ogni viaggiatore che si rispetti, si entra in contatto con l’arte e la cultura del posto: Nooteboom scandaglia uno dei più grandi musei d’Europa: quello del Prado a Madrid. E ogni volta che si entra in un museo già visitato, si scopre sempre qualcosa di nuovo, qualcosa sfuggito alla nostra attenzione nella visita precedente. È difficile comunque entrare al Prado e non focalizzarsi soprattutto su Diego Velázquez, il protagonista indiscusso del museo. Ma a Nooteboom sta a cuore anche un altro pittore, a cui dedica un capitolo del suo viaggio: Francisco de Zurbarán, tra i maggiori pittori del XVII secolo. Ovviamente, c’è anche spazio per Don Chisciotte. Grazie al suo creatore, Miguel de Cervantes è cambiata radicalmente la percezione che si ha dei paesaggi della Mancha. La regione spagnola ha assunto nei secoli un’importanza che non perderà più. Don Chisciotte è l’eroe che ha viaggiato per anni, da un’edizione all’altra, da una generazione a quella successiva, senza morire ma rimanendo eternamente nella cultura spagnola e internazionale. Chi esplora le zone della Mancha, intraprende un tour onirico tra finzione e realtà. Miguel de Cervantes era un uomo in carne ed ossa ma è diventato più irreale dell’eroe creato da lui stesso. Cervantes viaggia tra mito e realtà come il nostro esploratore olandese, viaggia tra realtà e sogno.
Il viaggiatore senza fine…
Lo scandagliatore ci porta in un viaggio che non è fatto solo di roccia e storia, ma anche e soprattutto di sentimenti. Come si sente il viaggiatore quando sta tanto tempo lontano da casa? E quando il viaggio finisce cosa si prova?
Il tempo trascorso lontano da casa per Nooteboom diventa qualcosa di solido che si richiude dentro l’autore stesso. È qui che lo scrittore si “sottomette” al viaggio:
«non appartenere a nulla, raccogliere altro…mi sento esteso»
È qui che sta l’essenza stessa del libro e del tema del viaggio. Nooteboom è riuscito a descrivere la sensazione dell’esploratore più di tutti. Lo ha fatto tramite il territorio crudo della Spagna. E alla fine di questo e ogni viaggio che si rispetti c’è la malinconia che si mescola alla gioia del ritorno. Si vuole veramente ritornare dove si è cresciuti? Il vero viaggiatore vive in questo bivio: tra il ritrovo e l’abbandono. Ma per Nooteboom non è mai finita. In “Verso Santiago” non c’è un tempo regolare ma veniamo travolti da un vortice di tempi differenti e disordinati che ci riportano anni di viaggi. Lo scrittore ci dice che “ci vogliono anni per cercare e scoprire tutto, per assimilarlo”. Per il lettore basta qualche pagina per rallentare il tempo e godersi un’avventura che forse avrà voglia di fare. Non possiamo far altro allora che ringraziare la “scienza dello scandagliare” … grazie Cees!