Il carillon delle ombre di Nicola Montenz

“No, Jacopo” riprese. “So quello che stai pensando, e ti sbagli. Potrai rifugiarti nei libri, nel romanticismo finché vorrai, ma non ti libererai delle tue paure. Non ti libererai di lui. E lui non potrà mai liberarsi di te”.
Un romanzo di non facile lettura la storia di Gabriel Brodsky e Jacopo Coen ma non per motivi linguistici o strutturali quanto per la potenza intimista che Montenz infonde dalla prima all’ultima pagina, potenza che sfuma i contorni e rende palpabili le sensazioni che lo Jacopo narrante – e non solo – racconta.
Due ragazzi appassionati di musica, Jacopo l’italiano e Gabriel il francese si incontrano nella scuola di musica di Isabella Casati, “la gran dama del barocco”, famosa cembalista ed ora insegnante.
Un duo così diverso ma così unito, dalla musica e dalla scoperta di sé. E la musica barocca non solo fa da traino e da colonna sonora ma descrive, da terzo protagonista, l’intera vicenda; tutto è descritto come musicalità, anche i sentimenti, di amore e di odio, che danzano e si scontrano come in un concerto di Bach.
I ragazzi non potrebbero essere più differenti ma riescono ad unirsi in un intreccio intimo, inclusivo, dilaniante, distruttivo, estremo.
Isabella sprona Jacopo a diventare un cembalista di successo ma lui è razionale, conosce i suoi limiti che anche se alti non potranno mai portarlo al livello di Gabriel.
“Attraverso il contatto con Gabriel, mi ero reso conto di non poter vivere senza fare musica, ma avevo anche capito che mi mancavano l’istinto, la sua facilità, la sua capacità di immersione nelle note. Mi mancava la naturalezza, o la grazia di convogliare nella musica ogni impulso visivo, intellettuale, ogni sogno”.
I due vivono quasi in simbiosi, sempre guidati da Isabella, fino a quando Gabriel si svela a Jacopo che rifiuta quell’abbozzo timido di approccio.
Le loro strade si dividono, comunque destinate ciclicamente ad incontrarsi di nuovo, complice Isabella che è il loro caposaldo, il loro riferimento.
Gabriel è destinato ad essere un musicista di successo, mentre Jacopo si accontenta, nella sua estrema, razionalità di diventare un professore di musica, razionale e definitivo come crede di essere.
Incontra Julia, voce emergente tedesca, che Anja, giornalista e recensore musicale, gli presenta. Quello strano formicolio che Jacopo sente appena la vede è un segno del destino, mai finora gli era accaduto di provare quell’urgenza e quel desiderio. Si sposano e lui, con lei, sposa la sua famiglia con quell’essere particolare che è Alexander, il fratello minore di Julia cui si aggiunge Michael, un ragazzone alto, biondo e bellissimo ex fidanzato di Julia e ora il suo migliore amico.

Ma il perno tra tutti rimane Gabriel. Gabriel che coinvolge tutti nei suoi concerti, che li incita a diventare quello che vorrebbero essere, un filo invisibile che li tiene legati, pur nelle loro diverse vite.
E’ dannato Gabriel. Sa bene che non potrà mai avere l’amore di Jacopo, ma attrae tutti gli altri come una calamita. Solo Jacopo non comprende, certo come è dei suoi giudizi, delle sue sicurezze, della matematica estrema della sua mente.
L’omosessualità di Gabriel si rivela per Jacopo come un dardo incandescente; prima il fidanzato Jean-Marie ossessionato dalla presenza invadente di Jacopo nel cuore e nella mente di Gabriel, poi il biondo Michael e quelle frasi di Madame Brodsky su place de Carousel che spingono Jacopo a cercare di comprenderne il motivo. Gli abissi di un labirinto popolato da figure che gli sembrano spettrali e quell’approccio famelico con le mani sulle spalle, un ricordo indelebile nella nebbia. Era lui! “Era il calore ustionante delle sue mani contratte sulle mie spalle”.
Anche Alexander, Sasha, divenuto cantante, cade nelle braccia di Gabriel e Jacopo non riesce a comprendere, non perdona, lo affronta, preoccupato delle più che probabili sofferenze che il giovane Sasha sarà costretto a provare.
Gabriel gli ringhia contro sputandogli tutto il dolore “Vuoi spiegarmelo tu, cosa significhi essere fedele? Hai idea di cosa sia la fedeltà di un cane? La fedeltà di chi pensa a te da vent’anni, senza tregua, senza pace”?
Jacopo lo cancella dalla sua vita fino a che l’Aids si insinua nelle loro giovani vite e si prende Michael mentre Gabriel, malato, si rinchiude nel suo castello di Saint-Jacques.
E’Anja a sollecitare Jacopo a tornare da lui, ormai gli rimane poco.
E nell’ultimo loro incontro accade l’impensabile; il razionale e determinato Jacopo capisce, anzi comprende l’amico che si svela a lui nella maniera più semplice “Quando parlo, quando parliamo di amore, di volere bene, non abbiamo detto tutto, Approssimiamo. Da quando ci siamo conosciuti, con i miei sbagli, che tu consideri delitti, e per i quali mi odi, io ho sempre e solo voluto una cosa- cercarti, trovarti e sapere che anche tu mi cercavi”.
Tutto quell’affannarsi, quel dannarsi, era solo Amore.