“Illusioni”: viaggio alla riscoperta di sé stesso
“Se quello fosse davvero stato un panorama che vedeva per la prima volta, infatti, avrebbe provato la tipica emozione che si sente in viaggio. A lui invece riportava alla mente i fantasmi del passato e pertanto non gli faceva bene riempirsene gli occhi.”
“Illusioni”, romanzo psicologico edito dalla casa editrice Elliot e di Umezaki Haruo, tra gli autori di più grande impatto del Novecento giapponese, ripercorre l’impetuoso passato di Goro, ex ufficiale della marina giapponese che, dopo essere fuggito dalla clinica psichiatrica di Tokyo, inizia un viaggio ricco di incontri metaforici alla riscoperta di sé stesso e dei luoghi che hanno segnato la sua gioventù.
Il romanzo possiede senz’altro dei tratti autobiografici, in quanto Umezaki Haruo, proprio come il suo protagonista, ha vissuto sulla propria pelle i drammi della Seconda Guerra Mondiale.
L’autore, come descrive nel 1946 in Sakurajima, la sua più celebre opera, venne reclutato dalla Marina Imperiale Giapponese in qualità di addetto alla decodificazione delle intercettazioni militari. Come ne “Il tempo ritrovato” di Proust, Goro – proprio come il narratore che ritorna a Parigi dopo la Prima Guerra Mondiale – realizza che, diversamente da quanto sia accaduto a lui a causa della permanenza nella clinica psichiatrica, il mondo intorno a lui e il Giappone post bellico hanno subito profondi cambiamenti. Conseguentemente, una sensazione di nostalgia dei luoghi e dei volti familiari del passato caratterizza il romanzo.
Privo di ogni pretesa di costituirsi romanzo di guerra, “Illusioni” riesce comunque a trasmettere a pieno al lettore lo stato d’animo, l’angoscia e le paranoie di chi ha vissuto eventi tragici come la morte di un compagno o la vista di paesaggi distrutti.
Nel caotico flusso di emozioni che travolge il protagonista, numerosi sono gli incontri simbolici con vari personaggi: un bambino, un giovane pescatore, una donna divorziata. Il più significativo avviene a inizio narrazione, sull’aereo che porterà Goro lontano da Tokyo e darà inizio al suo percorso: Nio, rappresentante di una casa cinematografica ed alter ego del protagonista, compare al primo e all’ultimo capitolo del libro, portando con sé un’innegabile scia di mistero.
Gli incontri rappresentano delle allucinazioni del protagonista e i personaggi altro non sono che delle figure astratte, tuttavia reali agli occhi di Goro.
I ricordi della guerra riecheggiano ancora limpidi nella mente di Goro sottoforma di illusioni sensoriali: basta, infatti, un paesaggio, una parola, una pietanza particolare o un nome per scaturire in lui dejavu talmente vividi da rendere sempre più labile la linea sottile tra passato e presente.
Le allucinazioni di cui è vittima il protagonista se da un lato costituiscono l’aspetto tenebroso e la sofferenza della sua psiche, nonché la causa del suo internamento a Tokyo, sono pur sempre la fiamma ardente che lo anima e lo spinge passo dopo passo lungo il suo viaggio.
Ad Umezaki Haruo va il merito di riuscire a catturare l’attenzione e la curiosità dei suoi lettori, pagina dopo pagina, grazie all’imprevedibilità delle allucinazioni di Goro. Ultima delle sue opere, il romanzo psicologico “Illusioni” è essenziale per due ragioni distinte: da un lato per la comprensione a 360 gradi della poetica dell’autore e, dall’altro, per cogliere la genale capacità di Umezaki di narrare in maniera autentica le conseguenze psicologiche causate dal conflitto.