Un viaggio nel Rinascimento attraverso l’occhio del genio


Il miglior augurio che si possa fare a qualcuno, nella vita, è di realizzarsi attraverso la propria personalità, i propri gusti, le proprie aspirazioni. Non c’è cosa più desiderabile. Tuttavia, non è sempre facile per diverse ragioni: sociali, economiche, pratiche. Spesso, però, la difficoltà maggiore risiede nel fatto di non comprendere quali siano le proprie potenzialità, o nel non riuscire a trovarne il fulcro, per poi dedicarvisi e concretizzarle. In pochi riescono a sintetizzare gli aspetti della vita che animano il loro agire, trovare il canale e percorrerne la via. Pochi personaggi, peraltro i più straordinari della storia, ci sono riusciti, e la loro realizzazione è sicuramente passata attraverso le loro più alte capacità. Forse è proprio questo che li ha resi così straordinari?
Roberto Mercadini, nato a Cesena nel 1978, è una figura poliedrica del panorama letterario italiano. Laureato in ingegneria elettronica, ma con sangue d’artista che scorre nelle vene, ha abbandonato la carriera di programmatore informatico per dedicarsi a ciò che più lo appassiona. Poeta, narratore, attore di teatro, scrittore e, in ultimo, youtuber. Chi è davvero Roberto Mercadini? Interessantemente, la risposta a questa domanda si trova nella sua stessa opera. Un artista che, come i protagonisti del suo libro, ha trovato la sintesi tra discipline diverse, il fulcro del suo essere, il minimo comune denominatore che abbraccia, riassume e genera, attraverso lunghi e intricati rami, il suo frutto: la narrazione.
Con il suo libro, L’ingegno e le tenebre, l’autore ci accompagna in un viaggio nel cuore pulsante del Rinascimento italiano, principalmente attraverso le vicissitudini dei due personaggi più noti e geniali del periodo: Leonardo e Michelangelo.
Un periodo di luce e oscurità
Avete capito di che Leonardo e di che Michelangelo si parla? Certamente sì, pur trattandosi di nomi comuni che potrebbero appartenere a chiunque. I due sopracitati sono infatti tra i pochissimi artisti ad essere passati alla storia e ad essere perfettamente riconoscibili anche solo attraverso il loro nome di battesimo. Leonardo non può che essere da Vinci, e Michelangelo non può che riferirsi al Buonarroti.
Mercadini cita, tra la miriade di nomi di cui il libro consta, altri artisti che si erano “fatti il nome”, ma che sono stati sfortunatamente divorati dal tempo. La sua opera, infatti, è uno spaccato di vita rinascimentale tra intrighi e personaggi noti e meno noti, figure finite tragicamente, come Simonetta Vespucci (la donna più bella di Firenze morta a ventitré anni) o il grande Masaccio (scomparso alla giovanissima età di ventisette, come una moderna rockstar).

La nascita di Venere di Sandro Botticelli, particolare del viso. Il volto è probabilmente quello di Simonetta Vespucci, la donna più bella di Firenze, morta a ventitré anni.
Nel corso della lettura risulta chiara la contrapposizione tra la luminosità dell’arte rinascimentale, periodo florido e fecondo di meraviglia, e le tenebre dell’instabilità politica, del fanatismo religioso, della mortalità in età giovanile o addirittura infantile, che nega un erede a Carlo VIII, il quale, alla morte (peraltro ridicola, sbattendo la testa su un’architrave mentre usciva dal castello a cavallo), lascia il trono a un parente lontanissimo.
A risplendere, in questo periodo tumultuoso, violento, sanguinolento, sono i più grandi artisti della storia dell’arte italiana. La loro luce è quella delle stelle nel cielo buio, circondata sì, dalle tenebre, ma proprio per questo ancora più raggiante. Leonardo e Michelangelo si fanno portatori del più alto grado di maestria, genio, sensibilità ed estro, come simbolo della bellezza che emerge dalla crudeltà e dall’oblio. L’oblio di decine, centinaia di artisti inghiottiti dal tempo, e non per demeriti o incapacità. Il Rinascimento è incredibilmente ricco di figure che hanno perso la loro sfida contro la dimenticanza, che potevano essere a loro volta un Leonardo o un Michelangelo. Allo stesso modo, Leonardo e Michelangelo potevano essere inghiottiti, la loro stella spegnersi, il nostro cielo, oggi, essere un po’ più buio. Leonardo e Michelangelo sono, in questo senso, l’emblema, l’insieme, la somma tra gli artisti del loro tempo, che sfida l’oblio e si impone agli onori della cronaca con la forza di mille uomini invisibili.
Leonardo e Michelangelo, gli opposti non si attraggono
Un tema ricorrente nella poetica di Mercadini è la complementarietà, il contrasto, l’opposto che, divergendo, si attrae. In questo caso, considerando i rapporti mai idilliaci tra Leonardo e Michelangelo, si potrebbe dire che l’opposto non si attrae affatto. O, invece, che lo fa in maniera più contorta, con un giro molto largo e uno svolgimento più complesso.

Leonardo e Michelangelo erano diversissimi, a partire dal modo di vestire e dal portamento. Leonardo era elegante, gentile, cortese, raffinato; Michelangelo, al contrario, burbero, scontroso, burrascoso e trasandato, fino quasi alla più estrema indigenza. Possiamo ipotizzare che i modi gentili di Leonardo lo abbiano aiutato a intessere relazioni di fiducia con i committenti, nonostante l’inconcludenza che lo caratterizzava sul lavoro, tra rifiuti e mancate consegne; mentre Michelangelo, che invece accettava di buon grado qualsiasi proposta e non aveva bisogno di curare troppo le relazioni sociali, dal suo fare litigioso aveva guadagnato solo un pugno sul naso da un suo collega, che lo aveva lasciato sfregiato.
Del resto, i due erano agli antipodi anche nel modo di concepire l’arte: Leonardo dipinge figure aggraziate, delicate, quasi eteree. Un esempio è il ritratto di “Salaì” Gian Giacomo Caprotti, suo apprendista e forse amante, che appare femmineo, dai tratti sfuggenti, quasi come fatto di pura luce. Michelangelo, al contrario, scolpisce solo nudi maschili possenti e muscolosi. Anche nella pittura, che pur non ama, dipinge corpi che sembrano sculture, tanto si staccano dalla superficie e dallo sfondo. Quando deve dipingere una donna, lo fa con la stessa “grazia”, applicando due sfere d’acciaio nel petto di un uomo.
Nelle loro peregrinazioni in giro per un’Italia in tumulto, che Italia ancora non era, i due più grandi geni del periodo erano destinati a incontrarsi. Queste sono le parole di Mercadini riguardo l’incontro, a Firenze, tra Leonardo e Michelangelo:
“Adesso, invece, si vedono: Leonardo vede Michelangelo, Michelangelo vede Leonardo, ed è come se ciascuno di loro incontrasse non il suo riflesso, ma il suo rovescio, il perfetto opposto, la sua assoluta antitesi. È difficile immaginare due esseri umani più differenti, due artisti più distanti, due modi più diversi di essere geni.”
I due artisti non avevano nulla in comune né si stimavano. Mercadini racconta che cosa l’uno pensasse dell’altro, e anche nell’invettiva è possibile notare la differenza di portamento tra i due. Leonardo sosteneva che i corpi dipinti da Michelangelo, così imponenti, tozzi, bitorzoluti, non avessero nulla della grazia umana e che sembrassero, letteralmente, buste di noci o fasci di ravanello. Una critica severa, ma se non altro raffinata nell’uso della similitudine; senza dubbio più articolata della critica di Michelangelo a Leonardo, ovvero che solo quei “caponi” (testoni, stolti) dei milanesi potevano considerarlo un grande artista. Michelangelo è un pugile che colpisce al fianco, direttamente sulla persona. Meno nobile è invece il tentativo di Leonardo di far esporre il David, capolavoro della sua nemesi, in angoli meno visibili, quasi nascosti, del Palazzo della Signoria, anziché davanti, in bella vista, come poi sarà fatto. Un colpo basso, un po’ viscido, dettato da rivalità e invidia, sentimento che non rende giustizia al genio ma che pur può albergare anche negli animi più sensibili.
Il giro contorto del destino, la forza d’attrazione tra opposti, si concretizza, se non in un idilliaco rapporto di fratellanza, reciproca stima e collaborazione, nell’assunzione di entrambi gli artisti a geni immortali dell’arte italiana e mondiale. Il punto di incontro tra i due opposti è all’appuntamento con la storia, dove entrambi si presentano all’appello, convergono, come a Firenze nel 1501, quando Leonardo torna da Milano, Michelangelo da Roma, e i due si scontrano frontalmente arrivando da direzioni diverse. Opposte, per l’appunto.
Sara Bernardini