Finalmente la campagna elettorale è finita

Eccoci finalmente giunti alla fine di questa campagna elettorale, domenica si vota.
«Finalmente li mandiamo a casa questi ladri!» dirà l’elettore del Movimento 5 Stelle.
«Finalmente la smettiamo con questa immigrazione!» dirà l’elettore della Lega.
«Finalmente mandiamo a casa una volta per tutte Renzi!» dirà l’elettore di Liberi e Uguali.
«Finalmente dimostriamo a D’Alema e Bersani che non contano nulla!» dirà l’elettore del PD.
Finalmente è finita questa campagna elettorale dico io e non credo di essere il solo. Abbiamo assistito a tre mesi, se consideriamo solo il periodo che va da dicembre al giorno delle elezioni, in cui l’attuale classe politica ha sfoderato il peggio di sé in ogni occasione. Proviamo quindi ad analizzare ciò che ha reso così terribile questa campagna elettorale, che è quella che più influenza l’elettorato, più dei veri e propri programmi.
LAVORO E CAMPAGNA ELETTORALE
Il lavoro dovrebbe essere uno dei temi centrali dato il periodo storico che stiamo vivendo, immerso in un cambiamento che vede la scomparsa del fino a ieri tipico contratto a tempo indeterminato per l’emergere di lavori a tempo determinato: sottopagati, senza diritti e a paghe misere. Forse, nella demagogia generale, non si è parlato di lavoro perché fin troppo pratico e concreto. In questa campagna la propaganda politica ha infatti preferito andare per astrazioni o, meglio ancora, strumentalizzare qualsiasi notizia con frasi efficaci e slogan pronti da urlare. Si è arrivati così alla facile manipolazione di ogni fatto di cronaca che potesse tornare utile alle intenzioni dei vari leader politici.
LA MANIPOLAZIONE COME STRATEGIA
È successo con i tristi fatti di Macerata, precedentemente con l’omicidio di Pamela e poi con la tentata strage di Traini. Da una parte abbiamo visto chi sin da subito ha rivendicato e fatto propria la paura, o presunta tale, degli italiani nei confronti degli stranieri, mentre dall’altra si è preferito tacere, quando invece si sarebbe dovuto parlare con convinzione e senza troppe remore. Stessa strumentalizzazione per il meraviglioso monologo di Favino a Sanremo, dove, com’era immaginabile, la politica (Gasparri) ha subito tentato di strumentalizzare persino una bellissima espressione d’arte. La mattina seguente si era già belle e pronti a racimolare tristemente qualche voto.
Si è andati avanti così, per lungo tempo, ascoltando dichiarazioni su dichiarazioni, frammentate e sparse a profusione: da Facebook, da Twitter, dalla televisione, ma nessun leader si è confrontato apertamente faccia a faccia in un dibattito politico. Per l’unico confronto diretto si è dovuto attendere il 14 febbraio: tra Salvini e Boldrini. Caso isolato di un confronto tra leader, poiché nel complesso si sono succeduti esclusivamente monologhi, quando per un elettore sarebbe ovviamente più utile vedere confrontarsi le varie parti politiche. È invece aumentata questa tendenza all’astrazione che ha caratterizzato, a mio avviso, l’intera campagna elettorale.
NIENTE DI NUOVO, SOLO USATO
Speravate in qualcosa di nuovo in politica? Mi dispiace per voi, ma dovete accontentarvi del passato, dell’usato per niente garantito. Ci siamo dovuto nuovamente sorbire Berlusconi che dopo 20 anni va in televisione a firmare il “contratto con gli italiani”. Ci siamo trovati ancora Renzi che doveva abbandonare la politica dopo il referendum del 4 dicembre. Salvini cinque anni fa accusava Berlusconi di essere un condannato e pertanto di non poter fare politica, invece il 4 marzo li vedremo addirittura nella stessa coalizione. Di Maio con il suo Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno e invece si è trovato dopo cinque anni a dover fare i conti con gli esponenti del Movimento che non hanno restituito i rimborsi.
Altro caso, questo dei rimborsi, che ha occupato i mezzi di informazione per una settimana buona. Ovviamente i “nemici” politici del Movimento, PD su tutti, non hanno esitato minimamente ad accusare i pentastellati. Così ci siamo ritrovati un ulteriore litigio inutile su chi “ruba di meno”, di cui, in tutta onestà (e ci cade a pennello), avremmo benissimo potuto farne a meno. Agli elettori interessa di più ascoltare la proposta di un partito o movimento politico per governare nel miglior modo il nostro paese.
GIOVANI, I GRANDI ASSENTI
Queste elezioni saranno inoltre le prime in cui andranno a votare i nati nel 2000, quelli che dovrebbero essere i veri protagonisti del momento: i millennials. I nati nel 2000 comunicano ovviamente in modo differente da coloro che rappresentano la cosiddetta classe dirigente, la quale infatti si è dovuta adattare. Troviamo allora 20 secondi di propaganda nelle pubblicità che precedono i video di YouTube, ma anche una massiccia presenza su Facebook dei politici, dove a comparire maggiormente sono le pagine dei politici. Questi hanno inoltre optato per sfruttare la forma dei “meme” per raggiungere il più possibile quel bacino di giovani che utilizzano i social network. Ai già citati slogan confezionati se ne aggiungono altri, talvolta accompagnati da immagini, ancora più brevi ed essenziali, sia nella forma che nel contenuto.
Eppure per quanto i politici abbiamo tentato di parlare ai giovani, si è sentito molto poco parlare dei giovani nelle loro agende politiche. Il precariato, i contratti a termine, l’impossibilità di rendersi indipendenti caratterizzano la realtà attuale delle giovani generazioni, sempre più disposte a “scappare” all’estero alla ricerca di un lavoro e di una condizione che qui non trovano. Immaginavo una campagna elettorale focalizzata anche su questo, anzi, maggiormente su questo, e invece no.
CAMPAGNA ELETTORALE: FINALMENTE È FINITA
Credo dunque che si possa in un certo senso esultare per il termine di questa pietosa campagna elettorale. Ancora una volta frasi pronte, promesse vuote, scaramucce tra leader, ma soprattutto indifferenza al partito più grande, quello dell’astensione. Se qualcuno si immaginava un impegno concreto nella lotta a coloro che non andranno a votare da parte di tutti gli schieramenti, questo non si è concretizzato.
Dopo le elezioni continueremo ad osservare come i litigi, le accuse spesso vuote tra uno schieramento e l’altro, il tuffarsi di corsa nel fatto di cronaca, in molti casi tra l’altro cronaca nera con conseguenti strumentalizzazioni, saranno ancora il pane quotidiano dei politici.
In fondo, la caratteristica peggiore di questa campagna elettorale è che non è sembrata affatto una campagna elettorale.