Silvio è ancora qua…ehh già!
E Silvio è ancora qua
Ehh già…ehh già! calzano davvero a pennello le parole del brano di Vasco Rossi per il redivivo Silvio Berlusconi, costantemente in crescita di consensi dopo il periodo di crisi del centrodestra. Sembrano lontani anni luce i tempi in cui la sfida a 3 per il vertice della coalizione (Berlusconi, Salvini, Meloni) sottolineava la mancanza di una chiara linea politica in grado di dare al centrodestra una precisa identità capace di fronteggiare alle elezioni il Pd e il M5S. Nonostante le enormi difficoltà, Berlusconi ha saputo impiegare al meglio la sua esperienza sul piano politico, operando un piano di ricucitura che oggi sta cominciando a dare i suoi frutti, lanciando di fatto la coalizione di centrodestra alle prossime elezioni. Risolti i dissidi interni e formulato un programma chiaro da presentare agli elettori, Forza Italia e alleati si trovano oggi in una situazione molto favorevole che consentirà quantomeno di ben figurare alle politiche del 2018.
Tutto merito di Silvio?
Se da un lato è doveroso riconoscere il lavoro di mediazione e l’esperienza politica di Berlusconi, non si può fare a meno di notare la caduta libera del Pd che ha favorito il ritorno sulla scena della coalizione di centrodestra. Le figuracce rimediate da Renzi (pagate a caro prezzo con le dimissioni nel 2016) e la sostanziale incapacità di Gentiloni di dare una decisa quanto auspicata svolta all’economia del paese, hanno modificato i bacini elettorali incrementando verosimilmente (e pericolosamente) quello dell’astensione, portando acqua anche nel centrodestra, tornato florido dopo il lungo periodo di secca. Della crisi – perlopiù autoinflitta – che sta attraversando il Pd, stanno beneficiando sia il M5S sia il nuovo soggetto politico nato a sinistra dello stesso Pd (Liberi e Uguali), composto in larga misura dai ‘fuoriusciti’ del partito di Renzi; una presa di distanza che ben rappresenta le falle di un centrosinistra lontano dalle istanze degli elettori.
Programmi, politiche e miseria
Parlare di ripresa economica con un Pil che resta sotto al 2%, discutere di Ius soli e addirittura di Ius culturae in una fase in cui la coperta (rigorosamente Made in Italy… e non c’è da vantarsi) ha le dimensioni di un francobollo, sta generando malcontento diffuso che incrementa in modo sensibile l’elettorato di opinione (che vota in base ai programmi, cambiando anche schieramento politico) a discapito dell’elettorato di appartenenza. La disoccupazione, l’incapacità di gestire la questione migranti, le migliaia di persone vittime del sisma in centro Italia costrette ancora a vivere in condizioni precarie nonostante le promesse – non mantenute – di chi governa, portano l’elettore a una sorta di pragmatismo che si traduce nell’adesione al programma politico presentato dal centrodestra, nel quale – e paradossalmente non c’è nulla di nuovo rispetto al passato – identità nazionale, sicurezza, liberismo economico e tutela degli anziani (per i quali Berlusconi ha proposto la costituzione di un Ministero ad hoc) rappresentano le colonne portanti. Anche M5S e Liberi e Uguali stanno mettendo a punto programmi mirati a dare benefici immediati e tangibili ai cittadini; soluzioni pragmatiche che vanno al di là dello Ius soli (affrontabile comodamente dopo aver risolto altre priorità) capaci di attrarre consenso in vista delle future elezioni.
Tra il dire e il fare…
Chiaramente in campagna elettorale le promesse e le belle parole sono la prassi; si vedrà poi all’atto pratico quanti e quali punti dei diversi programmi troveranno concreta attuazione. Il dubbio e la perdita di fiducia dei votanti hanno rinforzato il bacino degli astenuti che – anche alle prossime elezioni – potrebbero figurare come ‘primo partito’ d’Italia: un evento del tutto ininfluente per la vittoria di questo o di quel partito ma che ben rappresenta l’effettivo fallimento di anni di politiche lacunose e miopi.