“Liberi e uguali”: listone unico per le elezioni 2018

Centro-sinistra in troppi pezzi? Nasce “Liberi e uguali”, la formazione unitaria inaugurata ufficialmente domenica 3 dicembre all’Atlantico Live di Roma, durante l’assemblea unitaria dei delegati di Mdp, Sinistra Italiana e Possibile. Erano presenti circa 1.500 delegati, oltre ai militanti e agli ospiti. Il suo leader è il senatore Pietro Grasso, che ha dato le dimissioni dal Pd più o meno un mese fa, per “una scelta politica, ma anche personale, frutto di un’esigenza interiore”. Nel listone confluiscono Mdp, Sinistra Italiana e Possibile che dunque si presenteranno insieme alle elezioni 2018. Rimangono fuori Rifondazione comunista e “quelli del Brancaccio”, questi ultimi non si presenteranno alle elezioni. Lo scopo della lista unica è quello di non rimanere fuori dai Palazzi: si aspira al 10% dei voti, dunque cifre vicine ai 25 deputati e 8 senatori.
L’apertura democratica di sinistra per le elezioni 2018
Grasso motiva la nuova formazione in senso democratico e aperto, dichiarando di voler volgere l’attenzione verso quelle frange di cittadini, che sono o rischiano di essere emarginati e non considerati nelle scelte politiche. È la lista alternativa, l’ennesimo tentativo di recuperare quella parte di elettori sfiduciata da una sinistra che non sa e non vuole rappresentarla. «Noi possiamo cambiare questo Paese con umiltà, con proposte serie. In questi mesi ho incontrato tante persone con la testa china, rassegnata agli scandali, che non crede più alle istituzioni e ai partiti. Il nostro compito è far alzare la testa a questi cittadini».
Bersani riserva nella lista speranze di intese larghe e plurali, aperte all’incontro sulle emergenze più importanti del Paese, una su tutte il lavoro: «voglio credere sia una coalizione di sinistra plurale e civica, ma orientata al governo su una piattaforma basata su temi come la creazione di lavoro».
Si riparte dall’articolo 3 della Costituzione: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale […]». Lo stesso Grasso ne ha dato lettura, indicandolo come movente della lista e l’unica via per la realizzazione della libertà e dell’uguaglianza sociale. «L’unico voto utile è chi costruisce speranze portando in Parlamento i bisogni e le richieste della metà d’Italia che non vota». Grasso, affiancato da Roberto Speranza, Nicola Fratoianni e Pippo Civati (D’Alema e Bersani ci sono, ma non in prima fila), aggiunge: «dobbiamo offrire una nuova casa a chi non si sente rappresentato, difendere principi e valori che rischiano di perdersi. Fare politica è un onore, non una vergogna. C’è in gioco il futuro dell’Italia e questa è la nostra sfida: battersi perché tutti, nessuno escluso, siano liberi e uguali». Il discorso di Grasso apre a orizzonti più larghi rispetto alle elezioni del 2018, richiamandosi al “progetto visionario” di Antonio Gramsci e rivolgendosi all’intera sinistra, chiamata ad astenersi da strategie e tattiche di accaparramento di seggi. Visione lontana della logica personalistica ‘dell’uomo forte al comando’ del segretario Pd, Matteo Renzi, che cinguetta scettico sulla nuova formazione: «votare per la cosa rossa, per la sinistra radicale, significa fare un favore a Salvini e Berlusconi. A Grasso faccio un in bocca al lupo. Poi bisogna capire se comanderà Grasso o D’Alema». Se l’intento della nuova lista è quello di raggiungere il 10% e cercare una coalizione in Parlamento con il Pd, gli esordi non promettono bene. E poi: perché lasciare schifati un Pd, sempre meno a sinistra, per poi auspicare un’alleanza post elezioni?
Il programma elettorale
Il programma elettorale raccoglie le posizioni dei tre partiti su temi larghi, quali la democrazia, il lavoro, la scuola, i diritti, la legalità e l’ambiente da difendere nella dimensione più plurale e democratica possibile. Tasse progressive e parità di genere. Speranza, Fratoianni, Civati e Grasso sono entrati nel merito di misure specifiche da adottare, come la legge sul fine-vita e lo Ius soli, e di provvedimenti da abolire, come gli accordi Italia-Libia e la legge Bossi-Fini. Non sono state menzionate invece la legge Fornero, il pareggio di bilancio inserito in Costituzione, la legge Buona Scuola o il Jobs act. Il nuovo leader si è esposto sul blitz di skinhead nell’associazione che aiuta i migranti a Como, definendo i quattro ragazzi fascisti e inaccettabile l’intimidazione che hanno inscenato, per rintracciare nelle periferie il germe dell’intolleranza e ribadendo la volontà di ripartire proprio dalle zone più degradate e a rischio.