Renzi e Pisapia, ecco come diventa il centrosinistra
Sabato è iniziato il mese di luglio e con esso è nata quella che probabilmente sarà la “nuova” conformazione del centrosinistra italiano. A Milano si è svolto il referendum nazionale del Partito Democratico, mentre a Roma, nella nostalgica piazza ss. Apostoli, Pisapia ha lanciato Insieme, “la casa comune del centrosinistra”.
A Roma i volti che parlano circondati dai numerosi palloncini arancioni sono ben noti: Pisapia, Bersani, D’Alema, Fassina, Civati ed altri ancora. «Da questa piazza vogliamo rivolgerci a tutto quel popolo di centrosinistra che se ne sta testardamente a casa, disilluso, sfiduciato, spaesato, che sente in tv anche Renzi, ma gli passa come acqua sul marmo. Vogliamo reagire o no? E possiamo accettare che la destra prenda in mano il Paese? Facciamo partire un viaggio in radicale discontinuità con quello che si è visto in questi anni. E non lo facciamo per rancore, nostalgia, antipatia, perché non abbiamo fatto il vaccino obbligatorio contro l’antirenzismo. Un po’ di misura! Il mondo non gira intorno alla Leopolda, veniamo giù!» Ha energicamente dichiarato l’ex segretario del Partito Democratico Bersani, dopo il quale ha preso la parola l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia «Uscire dai problemi da soli è avarizia, assieme è politica. Da soli non si va da nessuna parte. Non c’è altra strada, insieme. L’altra strada della divisione, di non essere ancorati ai principi rischia di dare il nostro Paese alla destra, al populismo, alla demagogia. Oggi nasce la nuova casa comune del centrosinistra. Senza dimenticare il passato, ma radicalmente innovativo», che ha poi aggiunto «Serve uguaglianza e giustizia sociale. Giovani e meno giovani per un futuro comune di tutti. Serve discontinuità netta». Anche D’Alema ha parlato sabato pomeriggio «Serve una grande affermazione elettorale, un grande successo, in modo da riaprire la partita con il Pd. E’ questo il senso della nostra mobilitazione»
Renzi da Milano parla invece di futuro e innovazione, di abbandonare la nostalgia e non guardare troppo al passato, come già si era capito attraverso le dichiarazioni rilasciate nel corso della settimana appena trascorsa con cui aveva rifiutato l’idea di un nuovo Ulivo «C’è chi prova a riscrivere il passato, noi scriviamo il futuro». Non sono mancate ovviamente le considerazioni su ciò che si stava svolgendo a Roma «Cosa dico a Pisapia, Bersani? Nulla. Sono pronto a ragionare con tutti, ascoltiamo chiunque, ma sui temi del futuro dell’Italia non ci fermiamo davanti a nessuno. Rimettiamoci in cammino senza inseguire le discussioni finte, che ci fanno perdere un sacco di tempo» e sulle critiche che gli sono state mosse con cui lo si accusa di una guida troppo “autoritaria” «Io rispondo a chi ha votato alle primarie, non ai capi corrente, alle primarie non ai caminetti. Si sono fatte le primarie non perché non sapevamo cosa fare. Decide la gente, non i capi corrente. È un attacco contro il Pd. Ma così attaccano l’unica diga che c’è in Italia contro i populisti. Fuori dal Pd non c’è la rivoluzione socialista, marxista, leninista, ma M5S o la Lega. E chi immagina il centrosinistra senza il Pd vince il premio Nobel della fantasia ma non raggiunge alcun risultato concreto». Il segretario ha poi annunciato l’inizio del tour in treno che partirà a settembre «Finita la festa dell’Unità, partiremo con un treno, per 5 mesi: con una carrozza per i social. Se l’81% degli iscritti al Pd non sa cosa abbiamo fatto negli anni del governo, evidentemente è colpa mia. Andremo a incontrare le realtà. In uno dei miei primi viaggi il tema della povertà educativa mi è entrato dentro, e quindi andremo a parlare con tutti: siamo orgogliosi di fare un pezzo di strada con la società civile».
Immaginare è una facoltà di cui gli uomini sono dotati ed è anche particolarmente facile e poco impegnativo, eppure in questo caso provare a pensare ad un vero dialogo tra le due parti pare difficile. Si arriverebbe addirittura a poter vincere il premio Nobel per la fantasia citato da Renzi. Se invece c’è qualcosa di concreto è la mancata innovazione della politica, o meglio, di una parte della politica italiana. A Roma si parla di discontinuità (perfino) netta, mentre vicino a chi parla ci sono individui che rappresentano più il passato rispetto al futuro o al presente (vedi Bersani, D’Alema). A Milano Matteo Renzi parla di tour in treno ed attenzione ai social network, mezzi e ragionamenti su cui praticamente il Movimento 5 Stelle si basa da sempre. Ancora una volta nulla di nuovo. Fin troppi i richiami al passato: quello più recente del dinamico Movimento che utilizza il web per avvicinarsi all’elettorato, o i treni, e quello più lontano dell’Ulivo, della grande coalizione, della grande alleanza, le cui sorti sono ben note. Ed è sempre grazie all’Ulivo, inconsapevole di poter essere a tal punto “profetico” negli anni seguenti, se alla mente torna anche l’immagine di Nanni Moretti che si rivolge deluso al pubblico sostenendo che «Con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai» e forse aveva ragione, dato che la sinistra continua a portare avanti discussioni sterili su sé stessa, lasciando campo aperto ad altri soggetti politici.